Corriere 3.1.19
Maestri Torna un testo dello studioso scomparso
nel marzo del 2018 (Hoepli). Il suo metodo consisteva nel rileggere i
classici attraverso le loro vicende personali
Aristotele fu anche zoologo, lo sguardo innovatore di Vegetti
di Eva Cantarella
È
davvero importante l’uscita del volume Filosofia e sapere della città
antica di Mario Vegetti (Hoepli), nella cui introduzione, scritta poco
più di un mese prima del giorno in cui ci ha lasciati (l’11 marzo del
2018), l’autore saluta la ripubblicazione di un libro che quando uscì,
verso la metà degli anni Settanta, fu — scrive Franco Ferrari nella
premessa — un evento dirompente nel panorama culturale e scolastico
italiano.
Come Vegetti ricorda, in quegli anni l’irreprensibile
competenza specialistica di molti degli autori di studi filosofici
«andava purtroppo unita a una desolante piattezza degli orizzonti
culturali. Di qui il desiderio e la necessità di unire il rigore
specialistico a una visione più ampia, aperta a una interdisciplinarietà
che prevedeva il ricorso a strumenti del sapere diversi,
dall’antropologia, alla sociologia culturale al lavoro critico
sull’ideologia…».
Ad accrescere l’interesse del libro si
aggiungevano altre importanti novità, quali per esempio la risposta di
Vegetti a domande che allora nessuno si poneva, vale e dire il ruolo
giocato nella formazione e nello sviluppo del pensiero filosofico dalle
scienze naturali (la medicina, la geometria, l’astrologia): un ruolo
talmente sottovalutato, ricorda Vegetti, da far dimenticare le ricerche
zoologiche, che pure occupano circa un terzo delle opere di Aristotele.
Filosofia
e sapere insomma era un libro nuovo, originale e affascinante, che
divenne e restò per decenni il testo di formazione dei giovani studiosi,
ai quali insegnava che i filosofi antichi non erano una categoria
uniforme, indifferenziata e astratta, ma figure intellettualmente e
socialmente diverse nelle diverse epoche, individui il cui pensiero
andava collocato storicamente nel momento e nel contesto della loro
vita.
Che rapporto c’era ad esempio tra la filosofia di Aristotele
e la sua nascita nella città macedone di Stagira, il suo status ad
Atene di meteco (uno straniero residente che non poteva partecipare alla
vita politica della città), il ritorno in Macedonia come precettore del
giovane Alessandro Magno e poi, nuovamente ad Atene, l’apertura del suo
Liceo? Aristotele filosofo, insomma, va letto anche alla luce di
Aristotele uomo. Se e quali siano stati gli influssi di queste vicende
sul suo pensiero è una questione che qui non è possibile approfondire,
ma che la lettura di Filosofia e sapere induce a valutare e comprendere
appieno.
Il metodo di Mario Vegetti, si può ben dire, è il
contrario del positivismo testuale, che legge e intende i testi come
documenti autonomi, del tutto indipendenti dal contesto in cui sono nati
e sono stati diffusi, ed è una delle tante qualità che fanno di lui un
autentico maestro. Per essere tali non basta infatti essere grandissimi
studiosi: i maestri sono quelli che aprono prospettive nuove alla
ricerca anche al di fuori del proprio settore disciplinare, come Mario
Vegetti ha fatto grazie alla sua straordinaria capacità di collegare il
discorso filosofico alla realtà sociale, mettendo in luce da un canto la
sua derivazione da questa realtà e dall’altro gli effetti che produce
su di essa.
Un libro, questo, non solo da leggere, ma da conservare.