Corriere 30.1.19
Benny Gantz, il generale che non parlava mai lancia il suo assalto all’impero di Netanyahu
Ex capo di Stato maggiore, si candida. «Ho ucciso 1364 terroristi»
I suoi strateghi: per sottrarre i voti alla destra si deve puntare sul passato di militare
di Davide Frattini
GERUSALEMME
Raccontano che la madre, sopravvissuta al campo nazista di
Bergen-Belsen, gli ripetesse di non voler nascondersi dentro i rifugi
mentre cadevano i razzi lanciati da Gaza. E che incitasse il figlio
generale «a continuare a combattere senza smettere di mandare cibo ai
palestinesi della Striscia».
Benny Gantz è cresciuto in una
comunità agricola a pochi chilometri dal corridoio di sabbia dove
spadroneggiano i fondamentalisti di Hamas, un villaggio fondato dai
genitori assieme ad altri immigrati romeni e ungheresi, chiamato Kfar
Ahim in ricordo di due fratelli ammazzati nella prima, quella di
Indipendenza, delle tante guerre israeliane. Come quasi tutti i giovani
del moshav ha scelto la carriera militare, nei paracadutisti, fino a
diventare capo di Stato Maggiore, con addosso la divisa ha passato 38
dei suoi 59 anni.
In politica si è mosso con la circospezione di
chi è abituato alle imboscate — a tenderne o a subirne — e in queste
settimane dalla nascita del suo partito Resilienza per Israele ha
adottato la tattica di un altro capo delle forze armate, riuscito a
diventare primo ministro. «Niente rafforza l’autorità quanto il
silenzio», ripete sempre Ehud Barak infervorato da una massima di
Charles de Gaulle.
Silenzio fino a ieri sera, a settanta giorni
dalle elezioni del 9 aprile, quando Gantz ha dispiegato il suo blitz: un
discorso di trenta minuti giusto all’ora dei telegiornali per
annunciare di voler conquistare la poltrona di primo ministro, in
sostanza di volerla togliere a Benjamin Netanyahu che la occupa
ininterrottamente da dieci anni.
Il discorso
In vista delle elezioni politiche di aprile, Gantz ha parlato ieri a Tel Aviv per mezz’ora
Al
centro della sala approntata in un magazzino del vecchio porto di Tel
Aviv, accompagnato dal ritmo dance dello slogan «basta con destra e
sinistra, solo Israele sopra a tutto», ha scandito: «Nessun leader
israeliano è un monarca assoluto». In abito e cravatta blu già di
governo, ha confermato le aspettative: «Creerò una coalizione
determinata, responsabile, forte. Non guidata dalla paura». Guardando
nella telecamera, si è rivolto alla minaccia più sventolata da
Netanyahu: «Presidente Hassan Rouhani non permetterò agli iraniani di
circondarci».
Ehud Barak è stato l’unico a sconfiggere Netanyahu —
nel 1999 ed è un segno di buon auspicio per i sostenitori di Gantz —
detiene però anche il record di permanenza in carica più breve nella
Storia politica del Paese. Così gli analisti si chiedono se Benny rischi
la stessa fine, assieme all’alleato Moshe Yaalon, un altro ex capo di
Stato Maggiore: la popolarità di chi ha guidato le truppe in una nazione
dove tutti hanno dovuto indossare la divisa per il servizio
obbligatorio potrebbe non bastare a sostenere un partito creato dal
nulla. I sondaggi dicono che Gantz possiede il potenziale per insediare
Netanyahu (38 punti di gradimento contro i 41 del premier) ma la sua
formazione resta per ora a 14 seggi pronosticati, ben oltre la metà di
quelli attribuiti al Likud.
I suoi strateghi sanno che per
sottrarre i voti alla destra devono puntare sull’immagine militarista:
nel primo video della campagna l’ex generale si è vantato dei «1.364
terroristi uccisi» durante il conflitto contro Hamas nell’estate del
2014. L’esaltazione guerresca è stata criticata da sinistra e solo nei
giorni scorsi è emersa dagli archivi dell’esercito una foto fino a oggi
censurata (forse per ragioni di sicurezza) che ammorbidisce la durezza
dell’ufficiale di carriera.
Nell’inverno di cinque anni fa Gantz
visita le truppe in Cisgiordania accompagnato dalle guardie del corpo.
Ha appena nevicato e il capo di Stato Maggiore si ferma a chiacchierare
con una famiglia palestinese. La scorta resta in allerta, teme
l’agguato. L’unico assalto alla fine è a palle di neve, con Gantz che
risponde ai colpi: per qualche minuto il generale e i civili cresciuti
temendolo tornano bambini.