Repubblica 23.12.18
Miti al tramonto
Finisce all’asta "Giubbe Rosse" il caffè dei letterati
Firenze, fallita la società che gestiva il locale ritrovo di Marinetti e Palazzeschi
di Gerardo Adinolfi
FIRENZE
In una sala delle Giubbe Rosse è ancora conservato il tavolo intorno a
cui negli anni Venti si riunivano i redattori della rivista Solaria,
sprovvisti di una redazione. E sulle pareti del caffè letterario di
Firenze quadri, giornali e cimeli ricordano una storia lontana ormai
quasi un secolo popolata di artisti e poeti, scrittori e intellettuali
seduti ai tavolini dove oggi si vedono quasi solo turisti. Da qui sono
passati Eugenio Montale e Mario Luzi, il fotografo Henry Cartier Bresson
e Dylan Thomas. E qui è nato il futurismo, dopo la celebre rissa tra i
fiorentini e i milanesi di Marinetti e poi la saldatura tra le due anime
che cambiò la cultura italiana. Ma l’epoca dello storico Caffè delle
Giubbe Rosse rischia di finire se entro tre mesi il curatore nominato
dal tribunale fallimentare di Firenze non riuscirà a trovare un nuovo
compratore.
«Andiamo da quelli delle giubbe rosse» dicevano i
fiorentini di fine Ottocento diretti al Caffè Reininghaus. Non riuscendo
a pronunciare correttamente il cognome dei proprietari, due fratelli
tedeschi fabbricanti di birra, gli avventori preferivano chiamarlo con
il colore delle divise rosse usate dai camerieri, secondo una moda
viennese del tempo. Era il 1897, l’inizio di un’era su cui ora incombe
la parola fine.
Negli scorsi giorni i giudici hanno dichiarato il
fallimento della Gr srl, l’ultima società ad aver gestito le Giubbe
Rosse. Il bandone però non è stato ancora tirato giù: il Caffè di piazza
della Repubblica resta aperto e fino a marzo gli eventi, gli incontri e
le mostre sono assicurate. «La cessazione immediata dell’attività
potrebbe determinare un danno grave perché verrebbe azzerato il valore
dell’avviamento e si perderebbe il know how », hanno scritto i giudici.
Il
conto alla rovescia per il socio che possa salvare la storia è allora
iniziato. Qualche nome, anticipato dalla Nazione, già circola, ma in
ogni caso per acquisire le Giubbe Rosse sarà necessaria un’asta. «È un
locale che ha due anime – spiega Jacopo Chiostri, curatore degli eventi
degli Amici delle Giubbe Rosse – per pagare l’affitto bisogna vendere
tante pastasciutte, perché nella società mercantile di oggi con la
cultura non si va avanti».
Eppure, prima di un presente di grave
incertezza e dell’arrivo, il caffè letterario ha vissuto una vita di
avanguardia culturale. Fin dai primi suoi anni di vita qui si
ritrovavano i rivoluzionari russi e filosofi e giocatori di scacchi, tra
cui Lenin come narra la leggenda. Dal 1913 divenne sede fissa dei
futuristi fiorentini raccolti intorno alla rivista La Voce. Un articolo
scritto in quell’anno da Ardengo Soffici contro l’anima futurista
milanese, capeggiata da Filippo Tommaso Marinetti, provocò la famosa
scazzottata in piazza tra le due fazioni. Tra gli avventori delle Giubbe
Rosse, negli anni, anche Gadda e Palazzeschi, Quasimodo e Ungaretti.
Cosa
resterà di quell’epoca saranno dunque i prossimi tre mesi a stabilirlo.
Per ora ci sono solo allarmi e polemiche: gli ormai ex titolari puntano
il dito anche sul calo degli affari dovuto alle lungaggini del cantiere
in piazza della Repubblica, stoppato dalla Soprintendenza dopo il
ritrovamento di alcuni reperti storici: «Ci hanno lasciati soli», hanno
detto. Dal Comune spiegano che la società aveva 90 mila euro di
occupazione di suolo pubblico non pagato. Il dehors in piazza, scadute
le licenze, sarebbe dovuto essere smontato ad aprile. Ma proprio per le
difficoltà economiche era stata concessa una proroga.
TONI ANZENBERGER
Verso la chiusura Il Caffè Giubbe Rosse rischia di chiudere se entro tre mesi non si troverà un nuovo compratore