La Stampa 13.12.18
Matteo a Netanyahu
“Onu sbilanciata l’Italia è con Israele”
di Amedeo La Mattina
L’attentato
a Strasburgo mentre Matteo Salvini era a Gerusalemme pone con forza il
tema della sicurezza e delle tecnologie necessarie a combattere il
terrorismo al centro del colloquio tra il leader leghista e Benjamin
Netanyahu. Qui il tema è la difesa dello Stato di Israele soprattutto
dagli attacchi degli Hezbollah definiti dal vicepremier leghista
«terroristi islamici», scatenando la reazione del ministro della Difesa
Elisabetta Trenta e la preoccupazione del comando italiano dell’Unifil
impegnato in Libano in una missione di pace.
Salvini ha sposato
totalmente la causa israeliana e ha promesso a Netanyahu di farsene
carico in tutte le sede internazionali. «Il mio amico Benjamin mi ha
detto di aver contato 700 risoluzioni Onu contro Israele. C’è il mio
impegno a sostenere i diritti di Israele all’Onu come all’Unesco che
hanno un atteggiamento sbilanciato a vostro sfavore», dice il ministro
dell’Interno ai numerosi italiani della comunità ebraica che lo
incontrano durante la visita allo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto.
Rappresentati da Leone Paserman, ringraziano il vicepremier per le sue
posizioni e anche per le iniziative del capogruppo comunale leghista di
Torino, Fabrizio Ricca, querelato per avere criticato un’insegnate
dell’Università dalle posizioni radicali filo palestinese.
Salvini
gongola, ringrazia, incassa soprattutto le lodi di Netanyahu, che lo
considera «grande amico di Israele» per le parole sugli Hezbollah. Del
resto, aggiunge il primo ministro israeliano, l’ospite italiano ha
potuto vedere con i propri occhi «i tunnel dei terroristi: si tratta di
atti evidenti di aggressione contro Israele e le norme internazionali».
Netanyahu entra nel merito del ruolo dell’Unifil che ha scatenato in
Italia lo scontro Lega-M5S: questa missione militare «deve impedire agli
Hezbollah di compiere azioni aggressive contro Israele».
La
visita di Salvini a Gerusalemme ha un segno evidentemente politico ma
anche un aspetto che tragicamente incrocia l’attentato di Strasburgo.
Adesso che ritorna in maniera prepotente l’allarme sicurezza, «la
differenza la fanno le tecnologie impiegate con efficacia contro il
terrorismo», spiega il responsabile del Viminale prima di lasciare
Gerusalemme. E ancora una volta ritorna all’esperienza israeliana
(Israele stanzia il 4 per cento del bilancio per ricerca tecnologica e
sicurezza) e alle cose viste in queste due giorni. «Serve un salto di
qualità nella lotta al terrorismo e per la sicurezza nazionale. Questo
vale anche per il contrasto all’immigrazione clandestina. In Israele ho
imparato e capito molte cose: vengono sviluppate tecnologie
all’avanguardia. La lotta al terrorismo e a tutto ciò che attenta alla
salvaguardia del nostro Paese deve avere nello sviluppo tecnologico la
sua arma più efficace».
L’ipotesi di un gasdotto
Tra le cose
che lo hanno più impressionato vi sono i sistemi israeliani per
individuare le gallerie a grandi profondità che l’esercito gli ha
mostrato al confine con il Libano. Ma poi c’è il lavoro di intelligence,
i progetti satellitari ed economici, compresa l’ipotesi di un gasdotto
tra Israele e l’Italia del Sud a cui Salvini promette sostegno:
«Chiederò ai nostri imprenditori di partecipare». Ma soprattutto tanta
tecnologia da usare per la cyber-security di cui si occupa l’unità
dell’esercito israeliano 8200: alla fine del servizio militare possono
portare con sè le app che hanno inventato ma non utilizzate
dall’esercito, mettendosi sul mercato con le start up. Sono anche questi
gli aspetti che affascinano Salvini, che prima di lasciare lo Yad
Vashem risponde a Leone Paserman sul riconoscimento di Gerusalemme come
capitale di Israele con il trasferimento dell’ambasciata da Tel Aviv.
«Sapete come la penso. Step by step. C’è un governo di coalizione, devo
ascoltare gli alleati».