La Stampa 11.12.18
La Rivoluzione di velluto conquista il 70% dei voti
di Giuseppe Agliastro
il
leader della Rivoluzione di Velluto, Nikol Pashinyan, ha stravinto le
elezioni parlamentari in Armenia. La sua alleanza ha raccolto oltre il
70% delle preferenze e si appresta a dominare la nuova Assemblea
Nazionale, completamente ridisegnata dal voto anticipato. Pashinyan
corona così la sua ascesa, iniziata ad aprile con le proteste pacifiche a
Yerevan per scongiurare il rischio che l’ex presidente Sargsyan
detenesse il potere a vita. I risultati del voto non cambieranno la
politica estera dell’Armenia, che resta nella sfera di influenza del
Cremlino. Dimostrano però che l’attuale premier ad interim gode di
un’enorme popolarità. Adesso per lui arriva la parte più difficile:
mantenere le promesse fatte alla folla la scorsa primavera. Pashinyan si
è impegnato a rilanciare l’economia, creare posti di lavoro, estirpare
la corruzione e garantire elezioni libere.
Quest’ultimo obiettivo è
stato in parte già centrato. In Armenia le elezioni in passato sono
sempre state caratterizzate da irregolarità e compravendita di voti.
Domenica, invece, secondo gli osservatori dell’Osce, sono state
rispettate le libertà fondamentali degli elettori e c’è stata «una
genuina competizione». Una svolta per questa repubblica ex sovietica del
Caucaso di 3 milioni di abitanti. Ma Pashinyan dovrà lavorare anche per
riavvicinare gli armeni alla politica. L’affluenza alle urne è infatti
stata piuttosto bassa, attorno al 49% degli aventi diritto.Le elezioni
sono state un trionfo per Pashinyan e una sonora batosta per i suoi
avversari del Partito Repubblicano. L’ex partito di maggioranza ha
incassato il 4,7% dei voti e non ha quindi superato la soglia di
sbarramento del 5%. Potrebbe però aggiudicarsi lo stesso alcuni dei 101
seggi in palio perché la Costituzione prevede che almeno il 30% dei
deputati appartenga all’opposizione. Pashinyan ha fatto mangiare polvere
anche a un altro partito dell’ex coalizione di maggioranza: Armenia
Prospera, guidato dall’imprenditore ed ex campione di braccio di ferro
Gagik Tsarukyan, che si è fermato all’8%. I filo-occidentali di Armenia
Brillante hanno raccolto invece il 6%.
Mosca in generale non vede
di buon occhio proteste e rivolte, come quella guidata dall’ex
giornalista la scorsa primavera. Con Pashinyan, Yerevan non dovrebbe
però abbandonare l’alleanza con Mosca. La Russia ha due basi militari in
Armenia e Yerevan fa affidamento su di lei come garante nel conflitto
del Nagorno-Karabakh. Ieri Pashinyan ha ribadito la sua posizione:
l’Armenia - ha detto - non vuole entrare nella Nato.