il manifesto 8.12.18
Una patente filo-israeliana per la destra razzista
L'appello.
La lettera degli ebrei italiani in vista della visita del ministro
degli interni Salvini in Israele: «l’intesa tra la destra italiana ed
europea e l’attuale governo israeliano costituisce un problema per la
democrazia a cui gli ebrei della diaspora dovrebbero essere moralmente e
politicamente interessati»
L’imminente visita del ministro
degli Interni Salvini in Israele è motivo di allarme per molti ebrei
italiani per almeno due motivi:
1) Il governo italiano conduce
un’accanita campagna volta a creare un vergognoso clima di ostilità
contro diritti umani universalmente riconosciuti e contro gli immigrati,
i rifugiati e coloro che li soccorrono, o che puntano a una razionale
politica di integrazione che limiti la condizione di irregolarità. Al
contrario, il governo opera per costringere alla irregolarità il maggior
numero di persone, per aumentare le paure sociali che ne derivano,
paure su cui specula politicamente. Le iniziative intraprese da Salvini e
dal suo governo dovrebbero allarmare chiunque abbia a cuore elementari
principi di civiltà, solidarietà e giustizia sociale e sia consapevole
delle sciagure che il nazionalismo e l’istigazione all’odio etnico hanno
sempre portato per tutti, e in particolare per gli ebrei italiani ed
europei.
2) Riteniamo allarmante che Netanyahu stia per conferire
al ministro degli interni italiano una patente filo-israeliana, che lo
scagioni dal sospetto di antisemitismo mentre continua nella sua
campagna xenofoba e razzista e nelle sue alleanze con forze antisemite
in Italia e in Europa. Siamo invece d’accordo con le parole pronunciate
di recente alla Knesset dal Rabbino Pinhas Goldschmidt (presidente della
Conferenza dei Rabbini Europei) che ha messo in guardia le comunità
ebraiche dall’avallare politiche nazionaliste che sono spesso «razziste,
ostili alla libertà di religione e ai valori fondanti delle democrazie
liberali».
Il monito di Pinhas Goldschmidt rammenta a tutti, e in
particolare agli ebrei italiani, che l’intesa tra la destra italiana ed
europea e l’attuale governo israeliano costituisce un problema per la
democrazia e il pluralismo a cui gli ebrei della diaspora dovrebbero
essere moralmente e politicamente interessati.
Per queste ragioni
crediamo che la comunità ebraica italiana debba riflettere criticamente
sui motivi che spingono Netanyahu e Salvini a stringere un’intesa che
sembra sorda tanto agli avvertimenti del presidente della Conferenza dei
Rabbini Europei, quanto alle esigenze degli ebrei e di altre minoranze
etniche e politiche in Italia e in Europa.
***Stefano Levi Della Torre, David Calef, Beppe Damascelli, Bruno Segre, Deborah Taub, Tamara Levi, Giovanni Levi