Il Fatto 16.10.18
Il movimento giallo in politica vale il 41%
Intenzioni di voto - Se presentassero una lista alle europee toglierebbero voti alla Le Pen e Mélenchon
di Salvatore Cannavò
Il
41% dei francesi sarebbe disposto a votare per una lista dei Gilet
gialli. Lo conferma un sondaggio Ifop realizzato su un campione
rappresentativo della popolazione ed effettuato tra il 5 e il 6 dicembre
subito dopo le manifestazioni più violente che hanno scosso la Francia.
Si tratta ovviamente di una stima e di un sondaggio e il 41%
rappresenta la somma tra coloro che “certamente” voterebbero una tale
lista, il 13% e coloro che la voterebbero “probabilmente”, il 28%. Ma
sembra sufficiente a far capire la portata del movimento che ha
costretto il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, a rimangiarsi
una misura, la tassa sul carburante, e a promettere nuovi interventi a
favore dei redditi più bassi, per quanto insufficienti a ribaltare la
situazione.
La traduzione politica aiuta a capire che movimenti di
grande rabbia sociale, come quella che si è espressa in tutta la
Francia ormai per cinque settimane consecutive, costituiscono una
rottura dell’ordine costituito, quello in chiave liberale e dominato
dall’austerità. E da questo punto di vista indicazioni utili vengono
dalla composizione sociale del movimento. A rispondere senza esitare
alla domanda “ti identifichi con i Gilet gialli”, è il 17% di tutti i
francesi, mentre il 51% dichiara di sostenerlo. Il 68% dei francesi,
dunque, è dalla parte dei manifestanti.
Tra coloro che si
identificano immediatamente sono i disoccupati e gli operai a rispondere
con più trasporto: la quota di queste due figure sociali infatti sale
al 31% e supera quella dei lavoratori indipendenti, 29%, o quella di
coloro che vivono nei comuni rurali, 25%. E se tra gli immedesimati, la
percentuale tra uomini e donne è sostanzialmente la stessa, 18% uomini e
17% donne, quando si passa a coloro che fanno il tifo, quindi ai
sostenitori esterni, sono le donne a superare gli uomini con il 54%
contro il 47. Disoccupati, operai, donne e della Francia rurale, a
Parigi solo l’8% si immedesima con il movimento dei Gilet gialli.
Il
movimento si esprime chiaramente contro il centro politico. Se il
totale di coloro che voterebbe per una lista dei Gilet è del 41%, la
percentuale sale al 65% tra i sostenitori di Marine Le Pen ed è comunque
alta, 56%, tra quelli che stanno con Jean Luc Mélenchon che non a caso
hanno sostenuto la protesta, ma che potrebbero essere i primi a pagarne
una traduzione in chiave elettorale.
Una Francia che, come
sottolinea David Graeber, professore alla London School of Economics, e
ritenuto uno degli ideologi di Occupy Wall Street, contesta “il centro
politico” cioè la fusione “atroce” tra la burocrazia e il mercato e il
suo universalismo razionale che, non a caso, esclude i lavoratori e i
ceti marginali. Graeber interviene in un forum pubblicato dal quotidiano
Le Monde che ospita anche le considerazioni dello storico Pierre
Rosanvallon, il quale parla della rivolta come espressione della
“società dei piccoli disprezzati” in cerca non solo di una risposta
economica, ma della “dignità”. Per questo Rosanvallon utilizza
l’espressione “rivolta dei sentimenti senza portavoce”, la rabbia
rappresenta la chiara percezione di essere considerati ai margini del
sistema politico e sociale e questo esprime una rivolta della “folla”
polverizzata in cui il portavoce è il singolo o la singola che non
possiede partiti, stampa o istituzioni. Un popolo che resta fuori dai
confini dell’architettura istituzionale e politica codificata
all’interno delle linee guida europee e di cui Macron rappresenta
l’immagine intoccabile.