Repubblica 31.10.18
È ora di centrare il bersaglio
Ecco perché, dopo trent’anni, ha senso continuare a cercare
di Gianfranco Bertone
Un’inquietudine
agita gli scienziati che studiano l’origine e l’evoluzione
dell’universo. La soluzione di uno dei più impenetrabili misteri della
scienza moderna, la materia oscura, sembrava a portata di mano. Invece,
nonostante decenni di tentativi, il mistero resta fitto. E in tanti
cominciano a sospettare di avere seguito troppo a lungo una falsa pista.
Tutto
è cominciato negli anni ‘80. Una serie di scoperte aveva svelato
l’esistenza di una misteriosa forma di materia che sembrava sostenere,
come un’invisibile impalcatura, le galassie dell’universo. Fu chiamata
materia oscura perché invisibile ai telescopi e si capì presto che si
trattava di qualcosa di diverso dalla materia a noi familiare, fatta di
atomi. Gli astronomi credettero di poterne spiegare gli effetti,
ipotizzando che nelle periferie delle galassie si nascondessero
popolazioni di stelle deboli o spente. O cumuli di gas freddo e oscuro. O
gigantesche nuvole di neutrini. Ma queste ipotesi ebbero vita breve, e
divenne chiaro che erano incompatibili con le osservazioni. Come diceva
Sherlock Holmes “ eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto
improbabile, dev’essere la verità”: la materia oscura doveva essere
composta di una forma nuova di materia!
Per una strana
coincidenza, in quegli anni i fisici teorici stavano cercando una
risposta ad alcune domande: perché le forze fondamentali della natura
sono così diverse tra loro? È possibile che derivino da una stessa
teoria “ unificata” della natura? Le teorie proposte prevedevano
l’esistenza di nuove particelle elementari. E le proprietà di queste
particelle coincidevano con quelle della materia oscura.
Sembrava
una soluzione perfetta: le particelle proposte per risolvere dei
problemi di fisica fondamentale potevano spiegare la materia oscura. Un
duplice vantaggio, ma anche un ponte tra micro e macro- cosmo. È partita
cosi una caccia alle particelle di materia oscura che ha impegnato, e
impegna tutt’oggi, migliaia di ricercatori. E che si avvale di
spettacolari apparati sperimentali, come il grande acceleratore di
particelle del Cern di Ginevra, gli esperimenti dei laboratori nazionali
del Gran Sasso e di altri laboratori sotterranei, e numerosi satelliti
scientifici in orbita.
Ma nonostante più di trent’anni di sforzi
da parte dei fisici teorici e sperimentali, nessuno è riuscito a
catturare questo tipo di particelle. Questo comincia a insospettire
anche i più strenui sostenitori di questa ipotesi. Dobbiamo continuare a
cercare? Fin dove ha senso spingersi? E se queste particelle non
esistessero, e la spiegazione fosse completamente diversa?
In
questa situazione di inquietudine, gli scienziati fanno quello che sanno
fare meglio: propongono idee alternative e provano a verificarle
sperimentalmente. I fisici delle particelle hanno così cominciato a
esplorare nuove strade, che includono anche l’esperimento Padme da poco
inaugurato a Frascati.
E intanto la ricerca della materia oscura
contagia altre comunità di scienziati. Gli astronomi avranno presto
molto da dire sul comportamento della materia oscura e sulla validità
delle teorie attuali grazie ad una serie di nuove campagne di
osservazione – i cosiddetti survey astronomici – che forniranno una
valanga di dati preziosi. Il Large Synoptic Survey Telescope, ad
esempio, produrrà una mappa dettagliatissima di 25’ 000 gradi quadrati
del cielo, più di metà della volta celeste, generando più di 20
Terabytes di dati ogni notte!
Altre informazioni potrebbero
arrivare da una nuova branca della fisica e dell’astronomia: le onde
gravitazionali. Rivelate direttamente per la prima volta nel 2016, ci
permettono di ‘ ascoltare’ fenomeni che resterebbero avvolti nelle
tenebre dell’universo profondo. Potremo verificare una delle idee più
interessanti di Stephen Hawking, secondo cui la materia oscura potrebbe
essere costituita da buchi neri “ primordiali” creati nei primissimi
istanti dell’universo. E potremo cercare la “firma” che le particelle di
materia oscura lasciano sulle onde gravitazionali. Ci sono buoni motivi
per essere ottimisti. Per una teoria che vacilla, ce ne sono altre che
emergono. È così che procede la scienza. Ed è in queste situazioni di
crisi ed incertezza che spesso avvengono le rivoluzioni.