martedì 27 novembre 2018

Repubblica 27.11.18
I gemelli cinesi
Quei figli della follia genetica
di Alberto Mantovani

Alberto Mantovani, medico e immunologo, è direttore scientifico Irccs, Istituto clinico Humanitas e docente alla Humanitas University. Il suo ultimo libro è "Bersaglio mobile" (Mondadori, 2018)

Sono profondamente preoccupato, per non dire scandalizzato, sia dal metodo sia dal contenuto di quanto annunciato: la nascita, in Cina, di due gemelli il cui Dna è stato modificato per renderli resistenti al virus dell’Aids.
Sono indignato dal metodo, perché non si comunica su YouTube un simile evento che richiede una valutazione critica da parte della comunità scientifica. Stiamo parlando di tecniche di frontiera dal punto di vista scientifico: è dunque più necessario che mai agire con cautela, trasparenza, responsabilità e rigore. La cosiddetta peer review, ossia il giudizio dei pari, non è un "qualcosa in più" cui si può decidere di rinunciare: al contrario, permette di avere tutti gli elementi per valutare la reale portata di una scoperta, anche prima della pubblicazione della stessa.
La strada dell’intervento sul Dna è importantissima ed è una promessa di salute. Le manipolazioni genetiche che consentono di rieducare le cellule di difesa dell’organismo (i linfociiti T in particolare) sono ad esempio oggetto di ricerca e di speranza per la cura delle leucemie. Anche noi nei laboratori di Humanitas utilizziamo tecniche di questo tipo in laboratorio. Ma è ancora una terra piena di incognite. I risultati devono essere oggetto di verifiche attente da parte della comunità scientifica.
Di recente, ad esempio, è stato pubblicato su una rivista scientifica uno studio sulla modificazione di cellule fetali umane per correggere un difetto del cuore: su di esso, la comunità scientifica ha espresso forti dubbi. Il metodo — non dimentichiamolo — non è a salvaguardia della comunità scientifica, bensì del pubblico in generale e, in particolare, dei pazienti.
Sono altrettanto indignato dal contenuto di quanto comunicato. Non temo di essere smentito se dico che conosco bene la classe di molecole coinvolte nella tecnica CRISPR-Cas9, che sta profondamente cambiando il modo di fare ricerca e non solo. Si tratta delle chemochine e dei loro recettori: insieme al mio laboratorio ho contribuito a scoprirne alcune e a chiarirne la loro funzione.
Ci sono varianti genetiche di CCR5 associate a protezione da HIV presenti in circa il 10% della popolazione nord-europea. Tuttavia, non possiamo non chiederci che senso abbia inattivare in un embrione questo gene — che è sempre un gene di difesa — per prevenire una malattia contro cui ci si può proteggere efficacemente sia attraverso lo stile di vita, sia attraverso l’utilizzo di protezioni meccaniche durante i rapporti sessuali.
Se davvero quanto scritto è stato fatto, lo considero contrario all’etica della Medicina e al giuramento di Ippocrate.
Mi auguro dunque che le autorità sanitarie ed accademiche cinesi prendano adeguati provvedimenti.
Mi preoccupa molto che quanto accaduto dia l’errato segnale che è possibile varcare quella linea rossa che la comunità scientifica si è data rispetto alle modificazioni genetiche di cellule umane embrionali. Tanto più nella misura in cui ciò che è stato fatto non ha un reale obiettivo di salute, di correggere difetti genetici esistenti.
In questo modo si danneggia quella che può essere — e sempre più diventare — una frontiera a servizio della salute.