Repubblica 26.11.18
A due anni dal sisma in Centro Italia
L’ultima beffa per i terremotati ora crollano anche le casette
Da Norcia a Cascia funghi, muffa e tetti sfondati: c’è chi è dovuto tornare in roulotte
di Giuliano Foschini Fabio Tonacci
Quando
gli ispettori dell’Anticorruzione a metà novembre si sono presentati a
Valle Castellana nel cantiere delle casette, non hanno trovato le
casette. « Scusate, ma dove sono? » , hanno chiesto agli operai. «Non ci
sono ancora…», è stata l’imbarazzata risposta. Due anni dopo i
terremoti che hanno raso al suolo Amatrice e scavato una fossa di
inagibilità nel Centro Italia, ci sono paesi dove ancora le famose
casette prefabbricate — le Soluzioni abitative d’emergenza che i governi
Renzi e Gentiloni avevano promesso di consegnare «nel giro di pochi
mesi» — non sono arrivate. Una parte degli sfollati sono tuttora
parcheggiati nelle roulotte o negli hotel sulla costa. E non è la beffa
peggiore, per chi ha perso tutto per colpa di quelle scosse: esistono
anche i terremotati due volte, cioè quelli che un giorno li hanno fatti
entrare nelle casette e dopo qualche mese sono dovuti scappare perché
sono marce. Tetti che si spezzano, pareti in cartongesso che cadono a
pezzi, boiler dell’acqua che si bloccano, umidità nei pavimenti, funghi
che crescono nelle stanze.
La musica non è cambiata neanche con
l’attuale governo Conte. Ci sono diverse procure che stanno indagando
sulla gestione dell’emergenza e della ricostruzione post- sismica nel
cratere del Centro Italia: quella di Macerata ha aperto un’inchiesta per
accertare se esistano gli estremi per il reato di frode in pubbliche
forniture in capo al consorzio toscano Arcale, vincitore dell’appalto
Consip; la direzione distrettuale antimafia di Ancona ha raccolto
diverse segnalazioni di ditte impegnate nei cantieri sospettate di avere
legami con le cosche o prive di certificato antimafia; l’Anac di
Raffaele Cantone, che vigila sul maxi appalto Consip che nel 2015 affidò
la fornitura di circa 6.000 Sae ai consorzi Cns e Arcale, in lotti da
40, 60 e 80 metri quadrati, per un costo medio di poco superiore ai
mille euro al metro quadrato, che arrivava a tremila con i sottoservizi.
I prefabbricati fantasma
Camillo
D’Angelo è il sindaco di Valle Castellana, un piccolo Comune nel
Teramano toccato da entrambi i terremoti. Quello di Amatrice, il 24
agosto 2016. E quello dell’ottobre seguente. «Da noi non è arrivata
nemmeno una casetta — si sfoga con Repubblica — Ne avevamo ordinate 40 e
aspettiamo ancora: la gente è andata via per continuare a vivere, il
rischio enorme è che decidano di non tornare più».
Il caso di
Valle Castellana è emblematico, ma non è il solo. Stando ai dati messi a
disposizione dalla Protezione civile, mancano all’appello almeno
un’altra cinquantina di moduli abitativi tra Norcia, Campotosto,
Crognaleto, Cagnano Amiterno. Persi nel ritardo.
Record di segnalazioni
C’è
chi non è mai entrato nella casetta che gli avevano promesso e chi ne è
entrato e poi uscito. A Muccia, nelle Marche, due famiglie in queste
ore stanno lasciando le loro Sae perché il pavimento marcisce e sono
cresciuti, oltre alla muffa, i funghi. Sulla pagina Facebook "Terremoto
Centro Italia", il Coordinamento delle associazioni e dei comitati
presenti nel cratere hapubblicato centinaia di foto che documentano lo
scandalo. Sono in corso sopralluoghi a campione dei rappresentanti delle
Regioni e del consorzio Cns, uno dei due che hanno realizzato le
casette, per capire cosa sia successo: nel sito di Savelli 10 su 12
casette ispezionate avevano problemi, in un sito di Norcia 14 su 14, a
Cascia 6 su 8.
Non sono solo i pavimenti a non andare bene.
Altrove, il consorzio Arcale è stato costretto a intervenire per
sostituire i pannelli dei tetti di 56 abitazioni, che erano praticamente
crollati.
Il faro dell’Anticorruzione
Di chi è la colpa? Il
procuratore di Macerata Giovanni Giorgio ha un paio di sospetti: che i
materiali utilizzati non fossero conformi a quelli preventivati, e che
la manodopera utilizzata non fosse qualificata. I consorzi e le aziende
subappaltatrici coinvolte si difendono accusando «i tempi stretti», e
spiegano che gran parte delle criticità nasce da cause incidentali o dal
fatto che i pannelli di cartongesso, prima di essere montati, sono
stati esposti alle intemperie. L’Anac di Cantone già da un anno e mezzo
conduce ispezioni e di recente ha inviato i finanzieri a Valle
Castellana per « verificare aggiudicatari e subappaltatori ». «Purtroppo
— spiega Daniele Taddei, segretario della Cgil di Macerata — si tratta
di un disastro annunciato: da subito erano emerse, oltre alle gravissime
irregolarità delle norme sulla sicurezza nei cantieri, condizioni di
lavoro tali da rendere la realizzazione delle Sae non a norma: turni di
lavoro massacranti e in condizioni meteo non idonee, stoccaggio dei
materiali all’aperto sotto le intemperie, una gestione vergognosa. Mi
chiedo cosa accadrà nel cantiere più grande d’Europa quando partirà la
ricostruzione».