Repubblica 12.11.18
Il reportage
I protagonisti
Ma c’è chi resiste la sindaca e il giudice piccoli eroi civili
La Polonia che si mobilita contro la deriva anti-democratica del governo Kaczynski
di Pietro Del Re
VARSAVIA
E se fosse la società civile a sconfiggere il partito
nazional-conservatore Diritto e Giustizia (PiS) che col pugno di ferro
governa la Polonia dal 2015?
Quello d’opposizione, Piattaforma
civica (PO), che dirigeva Tusk prima trasferirsi a Bruxelles per
diventare presidente del Consiglio europeo, non s’è ancora ripreso dalla
batosta di tre anni fa. Perciò, spaventati dalla deriva
anti-democratica e anti-europeista imposta al Paese dal premier Jaroslaw
Kaczynski, si stanno finalmente mobilitando giornalisti, attivisti,
personalità del mondo della scienza, della cultura, della finanza. E
sindaci.
Tra questi il più popolare è il quarantaduenne Robert
Biedron, sebbene omosessuale dichiarato e sfrontatamente ateo in un
Paese con una forte tradizione cattolica.
Primo cittadino di una
lista civica in una località vicina al Baltico, Slupsk, pur avendo il
60% dei consensi Biedron non s’è ripresentato alle municipali del 21
ottobre scorso, lasciando il posto alla sua vice la quale ha sbaragliato
gli avversari. Il motivo è che lo scorso settembre Biedron ha
annunciato la formazione di un suo partito per concorrere nell’arena
nazionale. Con i suoi primi due comizi, a Danzica e Wroclaw, dove aveva
affittato sale per 400 persone e dove ne sono accorse più del doppio, ha
raccolto uno straordinario successo, mentre alla sua formazione
politica, che ancora non esiste e che non ha neanche un nome, viene già
attribuito il 9 per cento delle preferenze.
Biedron non intende
rinnegare tutte le riforme del PiS, quale per esempio la creazione di un
aiuto alle famiglie chiamato "500 +", ossia il versamento di 500 zloti
per ogni figlio a carico. Né ha paura di essere etichettato come
"populista". «Non è una parolaccia. L’importante è sbarazzarci dei
populisti della destra radicale, quella che con una mano ti offre una
dignità finanziaria e con l’altra ti toglie le tue libertà», ha
recentemente spiegato al quotidiano d’opposizione Gazeta Wyborcza.
La sua storia è edificante, e gli
permette
di marcarsi dalle rinnegate élites del Paese: cresciuto in una
provincia povera, s’è pagato gli studi lavorando come guardiano
notturno, ed è stato più volte pestato per aver avuto il coraggio di
dichiararsi omosessuale. Il suo prossimo banco di prova saranno le
europee quando presenterà una sua lista per il Parlamento di Bruxelles.
Ora,
per i giovani polacchi, stanchi del duopolio PiS-PO ed esasperati dalla
eterna decomunistizzazione del Paese e dalle lotte intestine di
Solidarnosc, Biedron può rappresentare una valida alternativa.
Intanto,
per gli oppositori più ottimisti del regime le recenti municipali hanno
segnato l’inizio della fine di chi, come ha scritto pochi giorni fa
Lech Walesa su Repubblica, «scredita l’idea di un governo parlamentare,
demolisce sistematicamente la Costituzione e smantella la legalità». Al
secondo turno delle elezioni che s’è tenuto lo scorso weekend, diverse
grandi città del Paese, compresa Varsavia, sono passate all’opposizione.
Era dal 1989 che non c’era una tale affluenza alle urne e nelle 107
città che sceglievano il nuovo sindaco, soltanto sei sono rimaste al
PiS.
Emblematica è la sconfitta della sorella del premier, Anna
Morawiecka, stracciata da un candidato dell’opposizione con il 70% delle
preferenze.
Ma il mese scorso una spallata al premier Kaczynski
l’ha anche data la Corte di giustizia europea bloccando la controversa
riforma della Corte suprema polacca. La riforma prevede l’assunzione di
una squadra scelta per far sì che l’applicazione della legge in Polonia
sia realizzata secondo la presunta "volontà del popolo".
Oltre un
terzo dei giudici avrebbe dovuto usufruire del pensionamento anticipato,
inclusa la prima presidente Malgorzata Gersdorf, nonostante la
Costituzione polacca garantisca l’inamovibilità dei giudici e stabilisca
che il suo mandato duri sei anni. Licenziata lo scorso luglio, la
Gersdorf ha sorpreso tutti giurando di voler difendere la Costituzione e
di non rinunciare al suo incarico. E così, ogni mattina, questa donna
di sessant’anni, bionda e minuta, arriva alla Corte, entra nel suo
ufficio e lavora sotto lo sguardo preoccupato degli ombrosi burocrati
vicini al potere che però non osano impedirglielo, per paura che la
piazza si rivolti com’è capitato al momento della sua tentata
epurazione. Il magistrato nominato al suo posto ha rifiutato l’incarico.
Malgorzata Gersdorf è la nuova eroina della Polonia. Più di chiunque
altro, è lei che oggi incarna la resistenza al regime di Varsavia.