lunedì 19 novembre 2018

La Stampa 19.11.18
Netanyahu assume la Difesa e prova a evitare il voto anticipato
di Giordano Stabile


Benjamin Netanyahu lotta per mantenere in vita il suo governo, il terzo sotto la sua guida dal 1996, ma con la defezione di un altro partito della coalizione le sue chance sono ridotte al lumicino. Il premier, al potere senza interruzioni dal 2009, rischia una sconfitta in caso di voto ravvicinato e ha messo sul tavolo tutte le sue carte per evitare lo scioglimento della Knesset in modo da rinviare le elezioni almeno fino al prossimo marzo. L’ultima mossa è stata un discorso in tv, alle otto di ieri sera. «Spero nella responsabilità dei partner di governo – ha spiegato – perché non facciano cadere il governo. Sarebbe irresponsabile andare al voto, in queste condizioni di sicurezza complesse».
Netanyahu ha assunto il ministero della Difesa ad interim e ha detto di avere un «piano chiaro», anche se non ha rivelato i dettagli: «Ho rischiato la vita molte volte per salvare le vite nella terra sacra di Israele». Il riferimento è alla situazione a Gaza, ma non solo. Con la vittoria di Bashar al-Assad in Siria, e l’ombrello anti-aereo che la Russia ha steso sopra il suo alleato, la posizione strategica di Israele non è più inattaccabile. Non è prudente aprire un fronte Sud a Gaza quando il fronte Nord è incerto, è la convinzione del premier. Ma la crisi nel governo è precipitata proprio con gli ultimi scontri a Gaza, una settimana fa. Dopo un blitz di un commando israeliano nella Striscia, Hamas ha risposto con il lancio di 460 razzi in 36 ore.
Un governo di minoranza
Netanyahu ha preferito raggiungere un cessate-il-fuoco con la mediazione dell’Egitto, nonostante i sondaggi contrari. Il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha reagito con le dimissioni e accusato il premier di «capitolare di fronte ai terroristi». Netanyahu si è poi scontrato con il ministro dell’Educazione, e leader del partito religioso HaBayit HaYehudi, Naftali Bennett, che voleva per sé il portafoglio. Ieri ha avuto un vertice con un altro alleato chiave, il ministro delle Finanze Moshe Kahlon, senza risultati. Bennett ha detto che le dichiarazioni del premier «non spostavano una virgola». In un comunicato suo partito ha accusato il governo di «comportarsi come il centrosinistra» per il rifiuto di affidare la Difesa a Bennett.
Per Netanyahu il percorso è stretto. Fino alle dimissioni di Lieberman il governo aveva 67 seggi (30 del Likud) sui 120 della Knesset. Senza i 6 seggi di Lieberman e gli 8 di Bennett il premier può solo guidare un governo di minoranza per arrivare alle elezioni il più tardi possibile. Fra le due principali formazioni di opposizione, l’Unione sionista di centrosinistra e la centrista Yesh Atid, è quest’ultima, guidata dall’ex star della tv Yar Lapid, ad avere più chance.