La Stampa 15.11.18
Il governo verso l’accordo sull’Ici
Dalla Chiesa un miliardo di euro
di Michele Di Branco
Il
governo chiederà alla Chiesa di versare l’Ici non pagata dal 2006-2011.
Il ministero dell’Economia conferma quanto anticipato ieri da questo
giornale sulla questione sollevata una settimana fa dalla Corte di
Giustizia Ue. «A questo punto è un atto dovuto: il problema si trascina
da anni e la sentenza ci impone di trovare un accordo con il Vaticano
che ancora non stiamo negoziando. Ma va fatto e ci sarà», ha spiegato il
sottosegretario Massimo Garavaglia.
L’esponente leghista
dell’esecutivo Conte non ha dato altri dettagli ma, a quanto si apprende
da fonti del dicastero del Tesoro, un dossier è già stato aperto. La
questione è delicatissima e riguarda la Commissione alla concorrenza di
Bruxelles, alla quale spetta il compito di recepire la sentenza e farla
applicare, i Comuni, che sono formalmente titolari dell’imposta e,
ovviamente, la Chiesa. Due sono le certezze al momento.
La prima: i
tempi non saranno brevi. La seconda: lo Stato non ha alcuna intenzione
di reclamare per intero i 4,8 miliardi non versati nell’arco di sei
anni. L’ipotesi di massima è quella di offrire al la Chiesa una via
d’uscita di carattere concordatario. Una sorta di “Pax fiscale”
all’interno della quale Roma potrebbe chiedere il versamento di una
aliquota forfettaria (fissata intorno al 20-25% sull’ammontare del
debito) depurata di interessi e sanzioni di mora e legali.
In
breve, la Chiesa potrebbe cavarsela con il versamento di un miliardo di
euro, magari a rate. Tra l’altro il Comune di Roma, dove ovviamente è
insediata la maggior parte degli asset del Vaticano, sta conducendo una
la ricognizione sugli immobili che riguarda sia il pagamento dell’Imu
sia quello pregresso dell’Ici. Il censimento sta procedendo anche con
un’interlocuzione con i titolari dei beni soggetti al pagamento dei
tributi. Un lavoro non facile, ma indispensabile in quanto per procedere
con la riscossione è necessario riuscire a distinguere gli enti che
svolgono attività commerciale (soggetti al versamento dell’imposta) da
quelli adibiti unicamente all’esercizio di culto. Un altro problema sul
tappeto è quello della possibile prescrizione: in teoria i sindaci hanno
5 anni di tempo per reclamare l’Ici non versata e inoltre la Chiesa non
era tenuto, all’epoca dell’evasione contestata, a conservare la
documentazione fiscale relativa all’utilizzo degli edifici.
Il che
rende praticamente impossibile stabilire con certezza chi deve pagare e
chi no. Ed è questa, appunto, la ragione per la quale la strada maestra
che il governo vorrebbe percorrere è quella dell’atto concordatario. La
Chiesa, peraltro, sta assumendo una linea piuttosto sobria. «Senza
avvolgerci in inutili vittimismi, di recente i media hanno offerto una
immagine caricaturale della nostra Chiesa, quasi fossimo preoccupati
essenzialmente di difendere posizioni di privilegio e tornaconto
economico» ha detto due giorni fa il presidente della Conferenza
episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, aprendo i lavori
dell’assemblea dei vescovi. Parole che appaiono come una mano tesa per
un accordo.