il manifesto 29.11.18
Le tre sinistre diverse con il fondato rischio di scomparire
Sinistra.
Il quadro della sinistra italiana è quello di un «non più e non
ancora». I partiti si sono dimostrati incapaci di durata e di consenso.
Ma nessuno ha la forza di sostituirli
di Loris Caruso
Il
minimo che si possa dire è che le alleanze elettoralistiche non
funzionano. Attualmente si intravedono tre sinistre: quella di De
Magistris, quella di Potere al popolo e una nuova sinistra populista e
patriottica, organizzata attorno a gruppi come Senso Comune e Patria e
Costituzione. Tre sinistre diverse che hanno, al momento, una forza
organizzativa decrescente dalla prima alla terza.
Per quanto
riguarda l’area di de Magistris ci sarà, come nel 2014, un
riavvicinamento tra Rifondazione e Sinistra italiana, a cui
parteciperanno altre organizzazioni. Niente di nuovo rispetto a quanto
si è visto negli ultimi dieci anni, tranne un elemento: Luigi de
Magistris, che dovrebbe guidare la lista per le europee, pur non
candidandosi in prima persona, come ha comunicato di recente. Le
sinistre che fuori dall’Italia hanno avuto recentemente successi
elettorali, hanno contato su alcune di queste condizioni: una grande
mobilitazione sociale; una forte presenza mediatica; una leadership nota
e autorevole; la concomitanza tra una crisi economica e una crisi
politica; una rete di militanza fatta soprattutto di nuovi attivisti.
L’aggregazione che dovrebbe unirsi attorno a De Magistris punterà quasi
tutto su una di queste condizioni: il carisma del leader. E in parte su
una seconda: la rete di militanza e attivismo.
De Magistris è
sicuramente, nel panorama attuale della sinistra, l’unico leader dotato
di un carisma personale. A fianco di questa ‘risorsa’ si intravedono
però alcuni problemi. Il sindaco di Napoli ha ben presente che una sua
lista non potrebbe presentarsi come l’ennesima riedizione di un’alleanza
tra sinistre sconfitte.
Dovrà quindi caratterizzarla come
‘nuova’. Per farlo dovrà ridurre la visibilità dei partiti che la
costituiscono. Questi partiti però metteranno a disposizione le risorse,
le sedi e i militanti per raccogliere le firme e fare campagna
elettorale. In secondo luogo, sarà una lista costituita da
organizzazioni competitive tra loro.
L’unico modo per farle
coesistere è che deleghino gran parte del potere decisionale al leader.
Forse il meccanismo può reggere fino alle elezioni. Dopo, i partiti che
hanno reso possibile la partecipazione alle elezioni chiederanno conto
del loro ‘occultamento’, con conseguenti conflitti. Ci sarà poi l’eterna
questione: si tratta di una lista elettorale o di un nuovo soggetto
politico? I partiti resisteranno alla seconda opzione, Sinistra italiana
già si sottrae all’ipotesi.
Veniamo alla seconda sinistra. Potere
al popolo è diventato un soggetto autonomo, eleggendo i propri
dirigenti con una piattaforma web. Ha accelerato sull’elemento
dell’innovazione e dell’autonomia (essere una forza nuova costituita da
persone attive nella militanza sociale, senza partiti), portando
all’uscita di Rifondazione. PaP è poco assimilabile ai partiti che
costellano la galassia dei comunismi italiani. È una forza intermedia
tra ‘tradizione e innovazione’: innovativa nell’organizzazione, usa
linguaggi e pratiche tradizionali della sinistra antagonista,
rivolgendosi soprattutto a un’area militante. Probabilmente non farà
parte dell’esperienza di De Magistris, e forse non ha ancora la forza
per presentarsi da sola alle elezioni. Tuttavia è una realtà: la sua
portavoce è spesso in televisione e PaP è rilevata nei sondaggi, seppure
senza una crescita significativa rispetto alle elezioni.
C’è
infine la terza sinistra, quella per ora più piccola e che non si è
ancora sperimentata sul piano elettorale. Senso Comune è una realtà nata
due anni fa e presente per ora soprattutto in rete, che cerca di
costruire in Italia una forza di ‘populismo democratico’, pensando
soprattutto all’esempio di Podemos. Molto polemica con la sinistra
italiana, vorrebbe costituire una forza radicalmente innovativa in
termini di linguaggi, organizzazione e prassi. Ultimamente si è
avvicinata a Patria e Costituzione di Fassina, che basa il suo discorso
sulla frattura Europa/nazione.
Il quadro complessivo della
sinistra italiana è quello di un “non più e non ancora”. I vecchi
partiti (tutti nati dalla diaspora di Rifondazione), si sono dimostrati
incapaci di costruire progetti duraturi e di consenso. Ma nessuno ha
ancora la forza di sostituirli. La partita sta tutta in questo
intermezzo.
L’evoluzione politica italiana cominciata con la
Seconda repubblica è riassumibile in una parola: americanizzazione. Se
in questo “non più e non ancora” nessun progetto riuscirà a emergere,
l’americanizzazione potrebbe compiersi e la sinistra radicale potrebbe
sparire o essere assorbita da un Pd dotato di nuove leadership. Ma un
progetto forte e autonomo della sinistra potrà emergere solo se
garantirà due cose: innovazione radicale e continuità nel tempo.