il manifesto 24.11.18
Medici senza contratto da dieci anni, ora la ministra promette
Ieri
lo sciopero del personale sanitario, adesione massiccia. Da anni al
sistema non arrivano risorse sufficienti. Protestano anche gli
specializzandi
di Madi Ferrucci
Medici,
veterinari, anestesisti e specializzandi di tutta Italia hanno
protestato ieri con numerosi sit-in di fronte agli ospedali e alle sedi
delle regioni. Secondo gli organizzatori l’adesione è stata dell’80-90
per cento del personale sanitario; molti gli interventi rinviati e le
sale operatorie bloccate.
Il disagio ha interessato anche la
filiera agro-alimentare; la sospensione dei servizi di ispezione dei
veterinari delle Asl ha infatti bloccato parzialmente l’industria della
macellazione. «Da anni non si vedeva una partecipazione così ampia,
arrivando messaggi e foto di proteste da tutto il Paese», spiega Carlo
Palermo, segretario di Anaao Assomed, che ieri mattina si trovava al San
Camillo di Roma per una conferenza stampa con gli altri principali
sindacati.
Lo sciopero è per i fondi per il rinnovo dei contratti
dei medici e dei dirigenti sanitari, bloccati da dieci anni, e le borse
di studio agli specializzandi. Più in generale la protesta è una
denuncia dello stato drammatico in cui versa il sistema sanitario
nazionale a cui da anni non arrivano le risorse necessarie a garantire
un servizio efficace. È quindi una lotta che riguarda tutti i cittadini,
hanno ribadito i sindacati. Quanto ai fondi destinati ai contratti, il
sindacato dei medici (Cimo) ha chiesto un’indagine della Corte dei Conti
su dieci regioni italiane, col sospetto che li abbiano utilizzati per
altri fini. La verità però è che i finanziamenti da anni sono in
diminuzione e il blocco del turn over, unito al tetto degli stipendi
vincolato al 2004, non ha fatto altro che aggravare la situazione. Tra
medici e infermieri mancano 50mila addetti, senza contare che nei
prossimi 5 anni ci sarà un’ ulteriore uscita di 45mila professionisti.
In mancanza di personale le liste di attesa si allungano, i giorni di
ferie non goduti si accumulano e come ha dichiarato uno dei medici
presenti alla conferenza stampa «capita di fare anche cinque notti di
fila con ritmi impossibili». Tutti i sindacati concordano sulla
necessità di rifinanziare il servizio sanitario pubblico; indebolirlo
infatti ha favorito l’esternalizzazione dei servizi e il sistema delle
cliniche private; accessibili solo a pochi privilegiati.
Anche gli
studenti si sono uniti alla protesta. Nella notte di ieri gli
specializzandi hanno chiuso gli ospedali per denunciare lo stato di
crisi in cui versa la sanità pubblica. Riccardo Sala, rappresentante di
Link area medica, ha raccontato di una generazione di «medici a gettone e
neolaureati, che iniziano il percorso di formazione specialistica e
vengono utilizzati come tappabuchi dei medici ordinari mancanti». Il
governo ha infatti scelto di finanziare solo 800 borse per i posti di
specializzazione, quando bastavano appena 100 milioni in più per
garantire le 3mila borse necessarie. Nessuno sconto sul tema anche da
parte di Andrea Filippi, segretario della CGIL Medici: «La sanità è
diventato il bancomat con cui si aggiustano le finanziarie; da un lato
si offre un modello assistenzialistico come il reddito di cittadinanza e
dall’altro non si stanziano i fondi necessari ai servizi per
l’assistenza di base».
Dal canto suo la ministra Giulia Grillo, al
termine della conferenza stampa, ha chiesto di incontrare i sindacati
per un tavolo di dialogo. Nel colloquio, ha riferito Carlo Palermo, «la
ministra si è impegnata a studiare gli aspetti tecnici del rinnovo dei
contratti e di trasferire nella nuova legge di bilancio gli emendamenti
per la soluzione di questo problema. Lo stato di agitazione resta. E se
non ci saranno risposte a dicembre ne indirremo un altro». Anche Andrea
Piccinini vicepresidente di Cimo, preso atto dell’apertura, ha ribadito:
«Dopo le dichiarazioni di intenti ora servono i fatti».