il manifesto 14.11.18
Cucchi, il film alla Camera. Senza parlamentari. Fico: «La verità fa sempre bene»
Montecitorio. La proiezione di «Sulla mia pelle» di Alessio Cremonini
La nuova aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio durante la proiezione del film «Sulla mia pelle» di Alessio Cremonini
di Eleonora Martini
L’abbraccio
tra Roberto Fico e Ilaria Cucchi, gesto fortemente simbolico di uno
«Stato che deve essere vicino alle persone che cercano la verità», come
ha affermato il presidente della Camera, è stato stretto davanti a tanti
cittadini comuni ma quasi nessun parlamentare italiano. A parte
rarissime eccezioni infatti, di rappresentanti politici e istituzionali
non vi era traccia, nella sala dei Gruppi parlamentari di Montecitorio
dove ieri è stato proiettato il film Sulla mia pelle, di Alessio
Cremonini, che racconta gli ultimi giorni della vita di «un ultimo tra
gli ultimi», come Ilaria ha definito suo fratello Stefano Cucchi, morto
il 22 ottobre 2009, una settimana dopo essere stato picchiato da
carabinieri che lo avevano arrestato.
La sala della Camera è stata
aperta per la prima volta ai cittadini comuni per volere del
pentastellato Fico, il quale ha accolto con «molta determinazione» la
proposta del deputato radicale dem Roberto Giachetti di proiettare il
film nel tempio della democrazia italiana, confidando evidentemente
nell’interesse di deputati e senatori. Che invece lo hanno lasciato
solo.
«Un film molto toccante, sintetico e chiaro, in cui anche i
silenzi parlano», ha commentato Fico al termine della proiezione, dopo
aver visto per la prima volta il film. Nel presentarlo insieme a
Giachetti, al regista Cremonini, a Ilaria Cucchi e all’avvocato Fabio
Anselmo, il presidente Fico aveva spiegato: «La battaglia della famiglia
Cucchi è stata una battaglia per la verità. E lo Stato deve essere
vicino alle persone che cercano la verità, che non fa mai male e fa
sempre bene, anche se scomoda e dolorosa. L’unico modo per diventare uno
Stato più maturo è riuscire a guardare nella nostra pancia e a cercare
la verità. La verità non fa male ai carabinieri, né alla polizia, né
alla finanza o alle forze armate. La fedeltà che io devo allo Stato, per
la carica che rivesto, è il dovere di accendere i riflettori dove ci
sono le ingiustizie». Poi, rivolgendosi a Ilaria Cucchi, Roberto Fico ha
ringraziato quella famiglia che ha tenuto duro per nove anni
continuando a confidare nella giustizia: «Grazie per questi anni che
sono stati durissimi».
«Ma la battaglia non è ancora finita», ha
ricordato Ilaria che ha chiesto al presidente della Camera di non
lasciarli soli. È necessario infatti continuare a tenere accesa
l’attenzione su un processo, quello in corso che vede imputati cinque
carabinieri accusati a vario titolo del pestaggio di Cucchi e del
depistaggio delle indagini, e che sta rivelando uno spaccato inquietante
sulla catena di comando dell’Arma.
Ma per il ministro
dell’Interno Matteo Salvini, invece, «non si può imputare a un sistema
di 200mila uomini delle forze dell’ordine, l’errore di un singolo».
Intervistato dal quotidiano Leggo, Salvini ha ricordato di aver invitato
Ilaria al Viminale e ha aggiunto: «Poi comunque sono qui da cinque
mesi, che devo fare? Per me, se vuole venire la porta è aperta».