Il Fatto 27.11.18
L’idea del neo-presidente López Obrador: un piano Marshall per il Centroamerica
Crisi migranti. Il Paese farà da argine agli illegali in cambio di piante da frutta e treni
di Alessia Grossi
“Il
Messico dovrebbe rispedire nei propri Paesi i migranti che sventolano
le bandiere, molti dei quali sono degli spietati criminali. Fatelo con
gli aerei, fatelo con i bus, fatelo come volete, ma non verranno negli
Usa”.
Davanti a un Donald Trump ogni giorno più belligerante anche
su Twitter contro l’immigrazione centroamericana che spinge al confine
messicano e che minaccia di rendere addirittura permanente la chiusura
della frontiera, se necessario, il presidente del Messico, Andrés Manuel
López Obrador, che sabato assumerà l’incarico pare stia pensando di
proporre al suo omologo statunitense un piano: una specie di Piano
Marshall per il Centroamerica. A darne notizia è l’edizione americana
del quotidiano spagnolo El Pais. In sostanza, gli Usa aumenterebbero
investimenti nel sud del paese e aiuti ai paesi del triangolo Nord del
Centroamerica. In cambio il Messico si farà carico dei migranti per
tutto il lasso di tempo prima che la loro richiesta d’asilo per passare
negli Usa venga analizzata. L’obiettivo è che si arrivi a un accordo
formale entro maggio 2019, perché possa dare i primi risultati nel 2020.
Trump non sarebbe contrario al patto, nonostante sia cosciente che lo
zoccolo duro della propria amministrazione – convinta che l’immigrazione
non sia neanche un problema degli Usa – vedrebbe con più favore la
costruzione di un altro muro.
Potrebbe sembrare che nel nuovo
negoziato non ci sia nulla di diverso rispetto a oggi: gli Usa già
stanziano in effetti 600 milioni di dollari per il “Piano Alleanza per
la Prosperità”, messo in atto nel 2014 in seguito all’emergenza dei
bambini migranti, ma in pratica di questi, ne arrivano solo 200 milioni.
Il resto non è mai stato a disposizione dei messicani, soprattutto per
le lungaggini dell’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale.
Il nuovo piano, invece, prevedrebbe invece una sovvenzione Usa di 1.500
milioni di dollari. In cambio, Obrador è sicuro di riuscire ad assorbire
i 200 mila migranti che ogni anno attraversano il Messico verso gli
Sati Uniti. La nuova linea di credito avrebbe due obiettivi: quell
interno che riguarderebbe tre zone di sviluppo. Il Chapas, dove il
governo ha intenzione di piantare un milione di ettari di alberi da
frutta per creare 400 mila posti di lavoro. La seconda nel sud-est del
Messico, dove si prevede di costruire il cosiddetto treno Maya: una
ferrovia di 1500 chilometri che passerà attraverso gli Stati di Tabasco,
Chapas, Campeche, Yactan e Quintana Roo. Il terzo macroprogetto, sempre
un treno, il transistmico, è una linea ferrata di che dovrebbe unire il
Pacifico con l’Atlantico. Per quanto riguarda la missione “estera”,
invece, si tratterebbe di rendere flessibili le richieste migratorie per
facilitare ai centroamericani l’ottenimento dei permessi. Il piano dei
visti per i lavoratori stranieri saranno ispirati al modello per che ha
adottato il Brasile per gli haitiani. Visti umanitari da un anno, ma
rinnovabili. I malpensanti già vedono in questo una copia del “Piano
Puebla Panamá ”, la zona di libero commercio da Panama agli Usa che
cercò di aprire l’ex vicepresidente Vicente Fox (2000-2006), ma che
venne abbandonato per diversi punti di difficile risoluzione. L’unica
arma che il Messico possiede in questo momento per ottenere la firma di
Trump al “nuovo piano Marshall” è la sua missione di filtro
all’immigrazione illegale, ovviamente. Posto che questo si presenta ogni
giorno di più come un ruolo difficile da svolgere per il Paese
centramericano.
Nelle ultime settimane la crisi migratoria ha
spinto 500 persone delle 7000 arrivate con la carovana dall’Honduras, a
cercare di oltrepassare il confine con la California.
La
situazione più grave si è verificata domenica alla frontiera di Tijuana
appena riaperta, dove la guerriglia con la polizia che ha lanciato
lacrimogeni e palle di gomma contro i migranti ha portato all’arresto di
98 persone che ora verranno rimpatriate.