mercoledì 21 novembre 2018

Il Fatto 21.11.18
I veterani russi all’Aia: “Mosca, i suoi mercenari sono illegali”
di Michela A.G. Iaccarino


Da Mosca all’Aia. Il cosacco Evgeny Shabayev vuole chiarezza sui “migliaia di mercenari russi impiegati all’estero” in missioni ufficiose, operazioni segrete russe e chiede che si indaghi alla Corte Penale Internazionale. Shabayev, a capo dei veterani plurimedagliati, sovietici e russi, dell’Associazione panrussa degli ufficiali, richiama l’attenzione sui “crimini contro l’umanità”, vietati dall’articolo 7 dello statuto di Roma, ma anche sulla giustizia russa, che ufficialmente, vieta con una legge severissima, l’impiego o il raggruppamento di mercenari. Shabayev dice di conoscerne invece personalmente migliaia che sono stati impiegati per conto del Cremlino come “fantasmi”. Questi fantasmi russi in mimetica sono ovunque: soprattutto in Siria e Ucraina, ma anche nella Repubblica Centraficana, Sudan e Sud Sudan fino a Yemen e Gabon. Un’operazione sarebbe attiva anche in Libia sotto il camuffato tricolore di Mosca. Alcuni di loro sono pronti a testimoniare, dice Shabayev, in cambio di protezione: si sono rivoluti a lui “per mancanza di diritti sanitari e privilegi economici garantiti invece ai veterani del Paese”. Se il cosacco conosce così bene la questione è perché era un rappresentante delle repubbliche autoproclamate del Donbass, sa che i mercenari come quelli impiegati al confine ucraino sono definiti semplicemente dobrovolzy, volontari.
“O li legalizziamo o li perseguiamo – dice Serghei Krivenko, membro del Consiglio per i diritti umani in Russia – questo problema esiste, lo Stato usa mercenari di aziende private in conflitti dove non è ufficialmente coinvolto, loro hanno diritto ai benefici di tutti gli altri combattenti”. Si può fare chiarezza, ma comunque non giustizia: il potere della Corte Internazionale si estende solo sul territorio dei suoi Stati membri e la Russia non è uno di questi.