Corriere 30.11.18
Le paure e i diritti
Più sicuri non solo a parole
di Fiorenza Sarzanini
Più
volte nelle ultime settimane il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha
annunciato l’invio di nuovi poliziotti nelle questure e nei
commissariati di tutta Italia. Ha dovuto chiarire che questo avverrà
entro il prossimo febbraio perché «il governo si è impegnato ad assumere
ottomila uomini delle forze dell’ordine» ma per farlo deve trovare i
soldi. Questo non gli ha però impedito di usare uno dei suoi slogan
preferiti: «Dalle parole ai fatti». Appena due giorni fa lo stesso
Salvini si è schierato al fianco del commerciante di Arezzo che ha
sparato e ucciso un ladro entrato nel suo negozio, rassicurandolo perché
«con la nuova legge sulla legittima difesa non sarà processato». In
realtà anche con le nuove norme un accertamento dei giudici sarà
comunque necessario. Ma il punto da affrontare è proprio questo: quando
le persone sono legittimate a usare un’arma per difendersi, vuole dire
che il sistema sicurezza non funziona. Perché è giusto che i cittadini
debbano essere protetti, ma a questo deve pensare lo Stato. Altrimenti
si arriva alla giustizia «fai da te», alla vendetta privata. Bisogna
impedire ai ladri di entrare nelle case, ma devono essere i poliziotti e
i carabinieri a farlo. E dovrebbe essere proprio il ministro
dell’Interno a rivendicarlo, anziché esortare i commercianti ad armarsi.
Spetta a lui trovare il modo di dare seguito alla promessa fatta più
volte, e ribadita nelle ultime ore, di dotare gli oltre ottomila Comuni
italiani di un sistema di videosorveglianza in tutte le aree ritenute
maggiormente a rischio.
Secondo i dati del Viminale la maggior
parte dei reati è in calo, anche se gli analisti sottolineano che per
alcuni delitti la diminu-zione potrebbe in realtà derivare dal minor
numero di denunce presentate. Una sfiducia che del resto viene
confermata da quelle statistiche e sondaggi secondo cui continua ad
essere costante il senso di insicurezza delle perso-ne. È la
microcriminalità a fare davvero paura, ad essere avvertita come una
minaccia. Se è vero che i furti e gli scippi non vengono denunciati
perché tanto si pensa che non saranno puniti, lo Stato perde. E dunque è
su questo che bisogna lavorare, proteggendo gli anziani dalle truffe e i
ragazzini dagli spacciatori. Effettuando un controllo del territorio
efficace, dove l’enfasi lasci spazio alla con-cretezza. È bene ricordare
che una vera politica di sicurezza governa i fenomeni anziché
ingigantirli. E per farlo investe negli uomini e nei mezzi. È giusto
pensare al raf-forzamento degli organici di poli-zia e carabinieri, ma
questo va fat-to prima di essere annunciato. E dopo aver trovato i fondi
necessa-ri a garantire lo svolgimento dei concorsi e gli stipendi per i
nuovi assunti, ma soprattutto dopo aver provveduto al pagamento degli
straordinari per chi è già in servi-zio e molto spesso è costretto
ad-dirittura ad anticipare i soldi per le missioni in trasferta. Se
Salvini ha davvero a cuore la sicurezza e non vuole limitarsi a una
politica di propaganda, metta a punto un vero piano di interventi che
non abbia come unico bersaglio gli stranieri. Renda le città davvero
sicure partendo anche da quelle piccole cose come l’illuminazione delle
strade e i presidi fissi nelle zone più pericolose. Renda evi-dente che
vuole proteggere tutti i cittadini, ognuno nella propria realtà
quotidiana, dimostrando che lo Stato non fa solo la voce grossa o le
dirette sui social net-work. Solo allora si potrà davvero esultare per
essere passati «dalle parole ai fatti».