giovedì 15 novembre 2018

Corriere 15.11.18
Ritorni Dal 13 febbraio a Milano «68 Un grande numero» a cura della Fondazione Isec con il sostegno di Comieco
Nel Sessantotto anno ribelle la protesta è (anche) di carta
di Ida Bozzi


Del Sessantotto, celebrato nell’anno del cinquantenario con innumerevoli pubblicazioni, sono stati messi in rilievo soprattutto gli aspetti politici — l’anno delle rivoluzioni, l’anno delle utopie, l’anno della primavera praghese e del maggio francese — e quelli di costume — i ribelli nella musica e nelle arti — lasciando più in ombra altri aspetti, come il passaggio fondamentale del Paese, come amava dire Pier Paolo Pasolini, «da società preindustriale a società di massa». Una mutazione che negli anni dopo il boom tocca tutti gli aspetti della vita italiana, l’industria, il lavoro, i costumi, gli stili di vita, la comunicazione, la politica e la cultura.
Un aspetto di questa trasformazione riguarda proprio il Sessantotto della protesta. Dalle università, dai licei sale una voce che si fa (anche) scritta, e si diffonde con manifesti, ciclostili, volantini: non è un caso se molta di questa scrittura — opinione, protesta, critica — confluirà, a partire dagli anni immediatamente successivi, in una serie di testate giornalistiche, riviste di critica culturale, fogli politici e di movimento. Il primo numero di «Contropiano» di Asor Rosa e Cacciari esce nel ’68, il primo de «il manifesto» esce nel ’69, la rivista cinematografica e critica «Ombre Rosse» di Fofi e Bellocchio vive a cavallo tra il ’67 e il ’69, altri giornali come «Re Nudo» iniziano le pubblicazioni nel 1970.
A tutta questa materia scritta, che è carta, è stata dedicata un'interessante mostra da poco chiusa al Base Milano, di cui però è annunciato il ritorno per quest’inverno: sarà di nuovo a Milano il 13 febbraio, alla Casa dell’Energia, la mostra 68 Un grande numero. Segni, immagini, parole del 1968 a Milano, realizzata dalla Fondazione Isec con il sostegno di Comieco. Una rassegna di documenti originali dell’epoca che raccontano quel tempo a Milano: i fogli in ciclostile originali, i volantini, i giornali scolastici come «La Zanzara» del liceo Parini, i cartelli e i cartelloni, e ovviamente le riviste e i giornali. Il ritorno della mostra in febbraio preparerà inoltre le iniziative che partiranno in marzo per il Mese del riciclo.
«Il Sessantotto — illustra Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco, che ha collaborato alla mostra milanese — è un momento in cui l’uso della carta è uno degli strumenti principali della comunicazione e dell’innovazione. Due le voci che si sentono quell’anno: quella che viene dal megafono, strumento fino a quel momento residuale che diventa centrale nella protesta, e quella che viene dalla carta, la carta del ciclostile e poi delle riviste. Le voci — molte, di tutte le aree politiche — cominciano a farsi sentire con gli strumenti non tradizionali e poi trovano nella carta un supporto materiale destinato a rimanere nel tempo. Una curiosità: questa modalità multiforme nella comunità sociale e politica, di per sé è già un riuso. Il passaggio dalla cartapaglia, fino a quel momento utilizzata per il riciclo, alla carta e cartone avviene proprio all’inizio degli anni Sessanta. Ma la carta mostra di avere una lunga vita davanti a sé, non solo nel riciclo, ma perché conserva nel tempo la possibilità di essere usata come testimonianza».
In sostanza, la carta è una figlia del boom: «Sono due i materiali grandi protagonisti degli anni Sessanta, negli stili di vita e nei consumi: la carta e la plastica. Ma legato a quell’epoca è anche un altro specchio del cambiamento dei costumi e degli stili di vita: il packaging dei prodotti, una fase molto importante per l’industria italiana».
Il percorso della mostra che tornerà in febbraio racconta le testimonianze rimaste di quell’epoca a Milano, che era già epicentro editoriale e luogo dell’innovazione. «L’ho trovata un modo utile — conclude Montalbetti — per comprendere tutti gli usi della carta, e per capire oggi (in un momento in cui sono altri gli strumenti di comunicazione) i tempi di riflessione che quel materiale imponeva.
«Ma a proposito del ‘68 della carta abbiamo collaborato anche a un’altra mostra in ottobre, Quando infuriava il rock. Il ’68 all’Est, curata da Memorial Italia con il sostegno di Comieco: una mostra che ha raccontato come il dissenso nell’Unione Sovietica di quegli anni passasse dalla carta, attraverso i samizdat, i testi editi in proprio che hanno permesso la diffusione di idee di dissenso in clandestinità».
Veicoli del dissenso
Fogli in ciclostile, cartelli, giornali scolastici come «La Zanzara» del liceo Parini, locandine e foto