domenica 7 ottobre 2018

Repubblica 7.10.18
La mozione di Verona votata con la Lega
Il Pd si divide sull’espulsione della consigliera anti aborto
La sfiducia del gruppo dem: Padovani non ci rappresenta più. E c’è chi chiede di cacciarla
di Giampaolo Visetti


VERONA Sfiduciata da capogruppo in consiglio comunale, ma non espulsa dal Pd. Carla Padovani non si è dimessa, ma il caso aborto a Verona divide i dem e conferma che il centrosinistra resta spiazzato dall’offensiva di Lega e destra contro diritti e valori riconosciuti dallo Stato. Dopo la sorpresa del sì « di coscienza » alla mozione che ha dato una prima spallata politica alla legge 194, a 40 anni dal referendum sull’interruzione volontaria di gravidanza nella città del ministro leghista della Famiglia Lorenzo Fontana, il Pd è lacerato tra chi pretende la linea dura e chi non accetta la logica dell’epurazione. A prevalere, per ora, la mediazione: Padovani non può più rappresentare il Pd a Verona, ma il partito resta «plurale » e capace di accogliere sensibilità diverse, in particolare su temi etici ad alta sensibilità. «Devo riflettere – ripete la capogruppo Pd – ogni scelta è prematura e so che nel partito molti condividono la mia opinione » . E c’è chi la difende apertamente come l’ex deputato Beppe Fioroni: «Inammissibile tornare al Pds » . Sulla stessa linea l’ex sottosegretario Antonello Giacomelli: « Il problema sarebbe forse che una consigliera difende il valore della maternità? Poteva evitare il voto con i leghisti, sì, ma serve più riflessione nei giudizi. Il crinale è delicato ».
I tre colleghi consiglieri comunali di Verona, Elisa La Paglia, Stefano Vallani e Federico Benini, ieri hanno comunque tolto la fiducia a Padovani. « Il suo sì al documento antiaborto – dicono – è incompatibile con il ruolo di capogruppo di una forza che vuole e sconfiggere i beceri populismi».
Passa così la linea prudente dei vertici nazionali e regionali, spaventati dalla prospettiva di una frattura con il mondo cattolico. «Padovani è caduta in una trappola – dice il segretario dem del Veneto, Alessandro Bisato – ma le dimissioni dal partito sono un’altra cosa. Con lei occorre un chiarimento serio, ma i provvedimenti coercitivi non si fanno d’impeto » . È la linea del segretario nazionale Maurizio Martina: « La posizione del Pd sulla 194 a tutela delle donne è chiara e inequivocabile. Noi la difenderemo senza se e senza ma, in ogni sede e sempre».
Social e militanti Pd - tra gli altri gli iscritti di Tor Bella Monaca a Roma - invocano però la " cacciata" dell’esponente veronese, accusata di «fare da spalla a leghismo ed estremismo di destra per opportunità personali » . Nel mirino i fondi pubblici, previsti dalla mozione, ad associazioni antiabortiste che sostengono lei, oltre che l’ideatore del documento, Alberto Zelger, e il ministro Fontana. La divisione Pd favorisce così la nuova offensiva di Lega e destra che invitano «tutti i Comuni italiani a fare come Verona». «L’aborto non è un diritto – ha detto Zelger - ma un abominevole delitto. Il mio esempio è la Russia che ha dimezzato gli aborti » . All’attacco anche il sindaco Federico Sboarina: « La mozione non è contro la 194, ma a sostegno di associazioni che la applicano, aiutando le donne a superare le cause anche economiche che inducono l’aborto».
A unire nell’imbarazzo Pd e destra, le nuove dichiarazioni di Zelger, ex vicesindaco "fontaniano", sui gay: «Sono una sciagura per la conservazione della specie. Se mettete in una città una popolazione omossessuale in cent’anni è estinta. Il sesso omosex poi fa male alla salute e in Usa è la causa del 70% dell’Aids». Indignate le associazioni gay, che hanno ricordato il dolore e la violenza causati anche in Italia « dalla riaccesa intolleranza omofoba » . Proprio a Zelger, l’altra sera, la capogruppo Pd Padovani ha garantito il suo appoggio.