Repubblica 27.10.18
Il reportage
Domani le elezioni nel Land
Verdi tedeschi, l’allegra avanzata ora il test Assia fa tremare Merkel
di Tonia Mastrobuoni
FRANCOFORTE Quest’estate tutti hanno capito che cosa sono i cambiamenti climatici».
Applauso fragoroso.
Priska Hinz annuisce, appoggia il microfono sul petto.
Inutile
girarci intorno: uno dei segreti dell’attuale boom dei Verdi è che la
piovosa Germania per tre mesi si è svegliata con trenta gradi all’ombra.
Troppi per un Paese dalla solida coscienza ecologista e abituato a
estati brevi. E i Verdi, con grande onestà, lo ammettono. Hinz è una
delle candidate di punta degli ambientalisti nel voto cruciale di domani
che potrebbe accelerare la fine di Angela Merkel.
In Assia i
Verdi sono dati al 20-22% nei sondaggi, il doppio rispetto alle ultime
elezioni, un record per il partito che governa qui con i
cristianodemocratici da cinque anni. La faccia pulita dell’altro
candidato di punta, Tarek Al-Wazir, appare su un manifesto elettorale
che si vede spesso per le strade di Francoforte. Suona così: "Tarek
invece che GroKo", "Tarek invece della Grande coalizione". È lui la star
di questa campagna elettorale dai toni volutamente sobri: se i Gruenen
dovessero superare la Spd nei sondaggi, Al-Wazir potrebbe detronizzare
l’uomo di Angela Merkel, il governatore uscente Volker Bouffier. Anche
la Cdu è in caduta libera. E un’altra batosta dei due partiti che
sostengono il governo Merkel potrebbe provocare un terremoto senza
precedenti, a Berlino. La sinistra della Spd si sta già organizzando per
imporre una discussione sulla permanenza nel governo di Grande
coalizione. La destra della Cdu sulla permanenza di Angela Merkel alla
guida del partito.
Priska Hinz, ministra dell’Ambiente che in
cinque anni ha aumentato del 50% l’agricoltura biologica in Assia, in
questa serata conclusiva della campagna elettorale dei Verdi, lo urla,
quasi: «Noi abbiamo sempre puntato sull’umanità nelle politiche
migratorie, e i cittadini sono totalmente stufi della GroKo, che
inciampa da una crisi all’altra, che pensa solo a se stessa». Abbiamo
bisogno, e Hinz abbassa la voce quasi a un sussurro, «di idee radicali
che possano essere realizzate in modo ragionevole». Ovazione.
Nella
sala da concerti gremita della Union Halle, tinta di verde e
punteggiata da luci rosse, è venuta anche la leader nazionale dei
Gruenen, la trentasettenne Annalena Baerbock. Minigonna nera e giacca
rosa, è giunta a omaggiare i colleghi in Assia che sono riusciti nel
raro miracolo di trascinare ancora le folle dopo cinque anni che sono al
governo.
E uno dei messaggi centrali di questa campagna
elettorale, esattamente come quella dei colleghi di partito in Baviera, è
la difesa «del progetto di pace europeo», ricorda Baerbock, che «va
difeso a tutti i costi». Anche con toni diversi, rispetto all’arrembante
destra, ai latrati dei leader razzisti. «Dignità al posto del
populismo», sobrietà invece delle urla, è il messaggio di fondo. E i
Verdi emanano anche un’allegria che si percepisce ormai raramente, nelle
campagne elettorali.
L’ambizione di diventare una Volkspartei, un
partito di massa radicato in ogni strato sociale, «non c’è», ha
spiegato alla Frankfurter Allgemeine Zeitung
Robert Habeck,
l’altro capo federale del partito. Perché «dovremmo smussare
continuamente gli spigoli». E invece i Verdi sono orgogliosi dei loro
spigoli e vogliono trovare il modo di realizzarli alleandosi con altri
partiti, senza pregiudizi, se gli elettorati e gli interessi in gioco
non sono in contrasto tra di loro. E chi può negare che la battaglia
contro i cambiamenti climatici, l’agricoltura biologica, la lotta
all’inquinamento, ma anche il freno al caro-affitti o la salvaguardia
degli animali a rischio estinzione siano prioritari?
Peraltro, il
pragmatismo dei Verdi non vuol dire solo battersi contro il
surriscaldamento del pianeta ma «pensare a quelli che girano senza
macchina», spiega Baerbock alla folla di militanti che sono venuti alla
Union Halle per il clou della campagna elettorale.
Molti sono giovanissimi.
Al-Wazir,
che a scuola doveva fare due biglietti dell’autobus per arrivare dalla
periferia a Francoforte, ha introdotto un biglietto unico che vale per
tutta l’Assia. E gli elettori ringraziano.
«La ragionevolezza»,
scandisce poco dopo al microfono, «è la nostra cifra». Dopo l’isterìa
sui profughi di Horst Seehofer e l’agitazione del governo Merkel su una
finta emergenza, i Verdi hanno preferito parlare di temi che toccano
davvero i tedeschi.
Alla fine della serata, Al-Wazir smorza un
applauso scrosciante con un gesto della mano: «Adesso parte la festa. Ma
non divertitevi troppo. Siamo ancora in campagna elettorale e ogni voto
conta. Sappiamo dall’esperienza che un conto sono in sondaggi, un conto
le elezioni». Saggezza anomala, di questi tempi.