Repubblica 21.10.18
Viaggio nel sindacato
Riformisti contro massimalisti la Cgil si divide sul segretario
Camusso
sostiene Landini, i pensionati preferiscono Colla. I dirigenti si
lanciano accuse incrociate di eccessive simpatie ai Cinque stelle o
collateralismo col Pd
Le categorie si stanno schierando
di Paolo Griseri
TORINO
La sintesi è in due fotografie, ormai diventate pietra dello scandalo
nelle opposte tifoserie. La prima immagine è del giugno scorso e
immortala Bruno Papignani, segretario della Fiom emiliana, insieme a
Luigi Di Maio di fronte ai cancelli della Menarini di Bologna, in lotta
per sopravvivere. Perpignani posta l’immagine su Facebook e scoppia il
finimondo. “Grillino”, “amico dei fascio-stellati”, ecc. Il secondo
fotogramma fissa il momento in cui Vincenzo Colla fa capannello con
Maurizio Martina e Nicola Zingaretti alla marcia per la Pace:
“Collaterale al Pd”, “Cinghia di trasmissione” e via accusando. Tutto,
insomma, congiura affinché il confronto tra i due candidati alla
successione di Susanna Camusso, Maurizio Landini e Vincenzo Colla,
diventi una caricatura da teatro dei pupi. Al contrario, la discussione
sul nome del futuro segretario generale del maggiore sindacato italiano è
maledettamente seria e può diventare uno snodo nella storia della
sinistra italiana. La stessa categoria del populismo non serve affatto
ad interpretarla. Quella divisione è più profonda perché nasce molto
prima del “dimaioismo”, malattia senile del comunismo. Sembra piuttosto
attraversata dallo stesso confronto tra massimalismo e riformismo che
caratterizzò cent’anni fa il confronto nel Psi originario. Poi, certo il
filo attraversa personaggi tra loro diversi. L’alternativa
Turati-Bordiga non è quella tra Minniti e Zingaretti e neppure, di
conseguenza, la contrapposizione tra Colla e Landini. Sembrano però
evoluzioni nello stesso solco.
Non tutti i dirigenti accettano di
schierarsi. Sostengono di volere “l’unità dell’organizzazione”, perché
“i segretari passano e la Cgil resta”. Per il responsabile regionale
della Calabria, Angelo Sposato, «l’importante è che tutti siano
d’accordo sull’autonomia del sindacato dalla politica e sul documento
che stiamo approvando nei congressi. Landini o Colla? Mi preoccupo della
fuga dei giovani dal mio territorio, costretti ad emigrare per trovare
lavoro al Nord». Non si schiera esplicitamente neppure Massimo Bonini,
numero uno della Camera del lavoro di Milano: «Il mio problema
principale non è il nome del segretario. È come tenere insieme il lavoro
tradizionale e quello innovativo, come portare diritti a tutti
cambiando il nostro modo di fare sindacato». Chi comincia ad entrare più
nel merito delle differenze è il leader della Cgil campana, Giuseppe
Spadaro. Landini massimalista? «Intorno a lui verrà proposta una squadra
che lavorerà e troverà i punti di equilibrio. Non vogliamo certo un
modello di tipo leaderista come è stato Renzi nel Pd. Abbiamo gli
anticorpi per evitarlo ».
Ben prima della discussione sulla
successione a Camusso, la Cgil aveva già sposato alcuni temi che solo
successivamente sono diventate un cavallo di battaglia dei grillini:
«Come facciamo a rimanere indifferenti di fronte a chi propone quota 100
o la pensione dopo 41 anni di età? Sono stati il nostro cavallo di
battaglia in tante manifestazioni », spiega Spadaro. Semmai, in
Campania, il vero problema non è «il fatto che nei luoghi di lavoro
comincia a diventare popolare la propaganda di Salvini». Di conseguenza
una segreteria di Landini potrebbe essere il contraltare perfetto. Per
capire le ragioni profonde della divaricazione è inevitabile andare in
Emilia, epicentro del terremoto. Tra il reggiano Landini e il piacentino
Colla corre una divisione lunga un secolo. Basta sentirli raccontare
dagli opposti schieramenti. Da quattro anni Bruno Pizzica guida i
pensionati emiliani. Non è un mistero che lo Spi è uno dei santuari dei
sostenitori di Colla: «Va bene che in un congresso ci siano più
candidature alla segreteria. Non va bene che il segretario generale in
carica invece di fare l’arbitro scenda in campo a favore di una delle
due squadre». Come diceva la Francesca dantesca, “il modo ancor
m’offende”. Pizzica si arrabbia: «Ma come? Siamo la Cgil, abbiamo sempre
rifiutato l’idea di un uomo solo al comando. Abbiamo combattuto il
renzismo e adesso ci troviamo di fronte al camussismo?». Accuse feroci.
Non tanto a Landini quanto proprio alla gestione dell’attuale
segreteria, considerata troppo tenera con il governo: «Per reagire al
sopruso consumato sulla Diciotti ci abbiamo messo quattro giorni». Colla
avrebbe reagito prima? «Colla ha dimostrato qui in Emilia di saper
essere autonomo e rivendicativo verso il Pd». Ma insomma, che cosa deve
fare un sindacato se il governo accoglie una parte delle sue storiche
rivendicazioni? «Di fronte al razzismo, per me possono mettere anche
quota 90 sulle pensioni ma non va bene lo stesso».
Frase chiave,
quest’ultima. Speculare e opposta a quella che pronuncia Bruno
Papignani, numero uno della Fiom emiliana, ovviamente sostenitore di
Landini. È stato lui al centro della polemica per il selfie con Di Maio
di fronte ai cancelli della Menarini: «Io mi batto per tenere aperta la
fabbrica. Se arriva un politico che me lo promette, certo che mi faccio
il selfie». E questo non è collateralismo? «Al governo ci sono destra e
sinistra. Una parte dei 5 Stelle viene dalla sinistra. E se sono al
governo con Salvini è anche per l’atteggiamento rancoroso del Pd che non
ha voluto allearsi con loro. E anzi, aggiungo che se domani Di Maio
rimette la cassa integrazione, mi faccio un altro selfie, senza problemi
» . E se la promettesse il Pd? «Il Pd oggi non lo segue più nessuno » .
Ma Landini riuscirà a sconfiggere le resistenze dei pensionati? « La
base dei pensionati sta con lui. Sono i dirigenti che si oppongono » . I
maligni insinuano che i pensionati potrebbero battere i pugni perché la
Fiom ha sempre progettato di sciogliere lo Spi. « Noi non battiamo i
pugni e non minacciamo nessuno», ribatte Pizzica. E aggiunge: «Certo non
potremo essere molto solidali con chi pensa di scioglierci». E se
l’organizzazione non sarà d’accordo? Il segretario dei pensionati
emiliani scherza: « E che cosa vuoi che mi facciano? Non possono nemmeno
licenziarmi: sono in pensione».