Repubblica 19.10.18
Intervista a Susanna Camusso
"Il condono è uno schiaffo ai lavoratori onesti e cancella le misure sociali"
Rispetto l’autonomia dei Cinquestelle ma consiglierei al movimento di riflettere sullo scarto tra promesse e fatti
di Roberto Mania
ROMA
«Questo condono è uno schiaffo doloroso in faccia ai lavoratori», dice
Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, secondo la quale la
strada imboccata dal governo cancella quello che potenzialmente poteva
esserci di buono nella prima legge di Bilancio del governo gialloverde:
revisione della legge Fornero, introduzione del reddito di cittadinanza,
rafforzamento degli ammortizzatori sociali. Tutto in secondo piano.
Dunque, questa è diventata la "manovra del condono"?
«Sì. Per le dimensioni della sanatoria, per le sue caratteristiche.
C’è
dentro di tutto e anche cose indicibili: dal riciclaggio alla sanatoria
degli abusi immobiliari. È quasi come dire al mondo: "Evadere è bello".
Penso che sia uno dei più grandi condoni — e ne abbiamo avuti! — della
nostra storia.
Un’operazione di tale rilevanza che cambia l’insieme della manovra».
Cosa vuole dire una manovra con queste caratteristiche per il mondo del lavoro dipendente che lei rappresenta?
«Le
ho detto: uno schiaffo in piena faccia. Non stiamo parlando di piccole
cifre né di una sorta di evasione di sopravvivenza legata a difficoltà
temporanee. Questo è un invito ad arricchirsi illegalmente. E tutti
sanno che i pensionati e i lavoratori dipendenti sono invece buoni e
fedeli contribuenti. Anche questa volta saranno loro a pagare, perché
non ci saranno riduzioni del carico fiscale per effetto della flat tax
che non ha alcun criterio di progressività, e perché la riduzione delle
entrate dovute al condono determineranno una riduzione delle risorse
disponibili ai processi di redistribuzione e per la spesa sociale. Una
pessima vicenda».
Le sembra possibile che il Consiglio dei
ministri abbia approvato un testo e che poi ne sia stato definito un
altro da inviare al Quirinale?
«Mi sembra tutta incredibile questa
storia. Un governo dovrebbe essere per definizione un luogo di
collegialità ma il solo fatto di parlare di una "manina" fa capire che
non lo sia affatto. È difficile credere a una storia del genere se non
entrando in una logica complottista. Piuttosto mi pare che emergano
problemi di funzionamento, di trasparenza, di collegialità dell’intero
governo.
Sembra che ciascuno curi il proprio pezzo di programma e di elettorato.
Ma qual è l’idea comune?».
È una vicenda che fa perdere la presunta verginità dei 5S sulla quale si è fondata buona parte del loro consenso?
«Sono
rispettosa dell’autonomia degli altri perché sono gelosa di quella
della Cgil. Consiglierei, se fosse possibile, di svolgere all’interno di
quel movimento, qualche riflessione in particolare sullo scarto tra le
promesse fatte e le cose che si stanno realizzando».
Il profilo sociale della manovra con diversi punti di contatto con la Cgil è definitivamente compromesso?
«Nella
diffidenza generale abbiamo sempre detto che nelle prospettive di
azione del governo c’erano temi che parlavano direttamente alla
condizione del lavoro. Ma se la cornice di quelle proposte diventa il
condono cambia molto. Il trittico, reddito di cittadinanza, quota 100,
ammortizzatori sociali, ha una dimensione sociale. Ma accanto, ora, si
vede il favore fatto ai furbetti dell’evasione e dell’abusivismo e non
certo un progetto di espansione degli investimenti, di miglioramento
della qualità dell’occupazione, di rafforzamento delle conoscenze del
capitale umano. Il rischio è che si riduca tutto a meccanismi
assistenziali, senza una prospettiva di sviluppo».
E rischiamo il declassamento del rating sul debito con danni anche per i lavoratori.
«Non
credevo e non credo che le agenzie di rating siano il "verbo" anche se
so bene che i movimenti speculativi si ripercuotono sui redditi da
lavoro e sui mutui dei lavoratori».
Perché parla di speculazione?
«Perché lo è, perché parte in anticipo, è preventiva».
Con un governo che aumenta il debito e con settori della maggioranza che evocano l’uscita dall’euro non è logico che accada?
«Si
può dire tutto il male possibile di questo governo però è difficile non
vedere che queste regole europee, quelle del Fiscal compact e di
Maastricht, sono tra le ragioni che non hanno permesso politiche
espansive negli anni passati nel nostro Paese. Il problema non è, entro
un certo limite, fare debito ma come lo si utilizza. È quello che manca
nelle scelte della Commissione e che si riflette nella lettera che la Ue
ha inviato: non c’è distinzione tra utilizzo delle risorse e rigidità
delle regole».
A proposito di regole, anche la sua scelta di
indicare Maurizio Landini come prossimo segretario della Cgil è stata
letta in settori della confederazione come una forzature delle regole
interne. Lei è certa che Landini sarà eletto dal congresso? C’è chi teme
una Cgil filo-grillina.
«Le regole valgono per tutti e sono state
rispettate. Non abbiamo bisogno di cartomanti. Anche quella della "Cgil
filo-qualcosa" è una caricatura figlia di una diffusa pigrizia
intellettuale che pensa di poter leggere tutte le dinamiche secondo il
codice della politica. È un gioco per svilire la rappresentanza sociale e
la sua autonomia».