Repubblica 12.10.18
La metamorfosi politica
M5S, l’anima smarrita
di Piero Ignazi
Brillano
ancora le stelle del M5S? Oppure si sono appannate per adeguarsi al
contratto di governo e alle stringenti logiche della gestione di un
paese? In effetti, com’era prevedibile, il Movimento 5 stelle sta
mutando giorno dopo giorno, e sta perdendo gran parte della sua iniziale
ispirazione ambientalista e aperta, in linea con i movimenti ecologici e
post- materialisti emersi in Europa negli Ottanta e che oggi sembrano
avere ritrovato nuova linfa, come suggeriscono le recenti elezioni
amministrative in Belgio e soprattutto in Baviera. Le 5 stelle
originarie del Movimento di Grillo si riferivano ai beni pubblici come
l’acqua, alla sostenibilità dell’ambiente, ad una diversa idea di
sviluppo, a trasporti collettivi e non inquinanti e alla diffusione
libera e gratuita di internet. Per questo il M5S veniva collocato, a
giusto titolo, tra quei movimenti, post- materialisti, che guardano al
futuro, ad una società che ha superato i conflitti e le contraddizioni
del Novecento.
La carica utopica espressa da Grillo e Casaleggio
nei loro interventi è ( era) in linea con le pulsioni dei quei
movimenti, e, significativamente, il consenso al M5S era quasi
esclusivamente giovanile. Allo stesso tempo, però - e questo aspetto è
spesso rimasto in ombra - nel M5S si muovevano persone e propositi con
un approccio pragmatico e di “ problem- solving”. Molti meetup ( le sedi
virtuali del M5S) si impegnavano su questioni locali concrete e
puntali, disinteressandosi del tutto della “grande politica”.
Per
questo il reclutamento grillino della prima ora comprendeva persone con
competenze tecniche, e nel 2013 i parlamentari laureati in materie
scientifiche del M5S erano il triplo di quelli degli altri partiti (31%
contro l’11% di Pd e PdL). Pragmatismo e utopia si coniugavano grazie
alla spinta di sentimenti come rabbia e speranza: un impasto che ha
fatto la fortuna del M5S. Questo mix di successo si sta scomponendo, non
regge la prova del governo.
Il M5S voleva andare a palazzo Chigi a
tutti i costi e quindi pur di realizzare tale obiettivo. alla fine, ha
abbracciato la Lega. Ma così ha perso l’anima. Non solo si è fatto
stringere in un abbraccio soffocante da politici ben più esperti e
smaliziati (fino al cinismo): ha lasciato cadere la sua ispirazione
originaria, la sua identità. I pentastellati hanno tagliato troppi
legami, troppi riferimenti per non pagarne un prezzo. Ad esempio,
l’Ilva, la Tap, in prospettiva anche la Tav, per non dire del decreto
Genova grazie al quale, come ha svelato Sergio Rizzo su queste colonne,
verranno sversati fiumi di liquami, azzerano l’immagine ambientalista
dei 5 stelle.
E cosa rimane di fronte all’irruenza xenofoba di
Salvini del loro programma elettorale sull’immigrazione che prevedeva
corridoi umanitari, procedure rapide per i richiedenti asilo, e
interventi a favore dei paesi africani? Persino la tanto sbandierata
onestà, come gridavano commossi i giovani leader del M5S al funerale di
Casaleggio, viene travolta dai condoni fiscali e ambientali ( vedi il
caso Ischia). Al M5S resta solo la carta del reddito di cittadinanza,
l’unica in linea con i suoi antichi propositi.
Ma se un tempo
questo progetto si inseriva in una filosofia di sviluppo sostenibile e
di trasformazione green dell’economia, ed era il tassello di una visione
che guardava al futuro delle società post- industriali, ora si declina
come un provvedimento dal sapore assistenzialista perché sconnesso da
interventi innovativi sulla produzione. Queste scelte, e la sudditanza
evidente alla Lega, allontanano dal M5S quell’opinione pubblica “ post-
moderna” che sperava in una politica innovativa, pulita e coerente.