giovedì 18 ottobre 2018

Repubblica 12.10.18
La metamorfosi politica
M5S, l’anima smarrita
di Piero Ignazi


Brillano ancora le stelle del M5S? Oppure si sono appannate per adeguarsi al contratto di governo e alle stringenti logiche della gestione di un paese? In effetti, com’era prevedibile, il Movimento 5 stelle sta mutando giorno dopo giorno, e sta perdendo gran parte della sua iniziale ispirazione ambientalista e aperta, in linea con i movimenti ecologici e post- materialisti emersi in Europa negli Ottanta e che oggi sembrano avere ritrovato nuova linfa, come suggeriscono le recenti elezioni amministrative in Belgio e soprattutto in Baviera. Le 5 stelle originarie del Movimento di Grillo si riferivano ai beni pubblici come l’acqua, alla sostenibilità dell’ambiente, ad una diversa idea di sviluppo, a trasporti collettivi e non inquinanti e alla diffusione libera e gratuita di internet. Per questo il M5S veniva collocato, a giusto titolo, tra quei movimenti, post- materialisti, che guardano al futuro, ad una società che ha superato i conflitti e le contraddizioni del Novecento.
La carica utopica espressa da Grillo e Casaleggio nei loro interventi è ( era) in linea con le pulsioni dei quei movimenti, e, significativamente, il consenso al M5S era quasi esclusivamente giovanile. Allo stesso tempo, però - e questo aspetto è spesso rimasto in ombra - nel M5S si muovevano persone e propositi con un approccio pragmatico e di “ problem- solving”. Molti meetup ( le sedi virtuali del M5S) si impegnavano su questioni locali concrete e puntali, disinteressandosi del tutto della “grande politica”.
Per questo il reclutamento grillino della prima ora comprendeva persone con competenze tecniche, e nel 2013 i parlamentari laureati in materie scientifiche del M5S erano il triplo di quelli degli altri partiti (31% contro l’11% di Pd e PdL). Pragmatismo e utopia si coniugavano grazie alla spinta di sentimenti come rabbia e speranza: un impasto che ha fatto la fortuna del M5S. Questo mix di successo si sta scomponendo, non regge la prova del governo.
Il M5S voleva andare a palazzo Chigi a tutti i costi e quindi pur di realizzare tale obiettivo. alla fine, ha abbracciato la Lega. Ma così ha perso l’anima. Non solo si è fatto stringere in un abbraccio soffocante da politici ben più esperti e smaliziati (fino al cinismo): ha lasciato cadere la sua ispirazione originaria, la sua identità. I pentastellati hanno tagliato troppi legami, troppi riferimenti per non pagarne un prezzo. Ad esempio, l’Ilva, la Tap, in prospettiva anche la Tav, per non dire del decreto Genova grazie al quale, come ha svelato Sergio Rizzo su queste colonne, verranno sversati fiumi di liquami, azzerano l’immagine ambientalista dei 5 stelle.
E cosa rimane di fronte all’irruenza xenofoba di Salvini del loro programma elettorale sull’immigrazione che prevedeva corridoi umanitari, procedure rapide per i richiedenti asilo, e interventi a favore dei paesi africani? Persino la tanto sbandierata onestà, come gridavano commossi i giovani leader del M5S al funerale di Casaleggio, viene travolta dai condoni fiscali e ambientali ( vedi il caso Ischia). Al M5S resta solo la carta del reddito di cittadinanza, l’unica in linea con i suoi antichi propositi.
Ma se un tempo questo progetto si inseriva in una filosofia di sviluppo sostenibile e di trasformazione green dell’economia, ed era il tassello di una visione che guardava al futuro delle società post- industriali, ora si declina come un provvedimento dal sapore assistenzialista perché sconnesso da interventi innovativi sulla produzione. Queste scelte, e la sudditanza evidente alla Lega, allontanano dal M5S quell’opinione pubblica “ post- moderna” che sperava in una politica innovativa, pulita e coerente.