Repubblica 10.10.18
La risposta all’offensiva M5S contro l’informazione
In piazza per la libertà di stampa
Appello
e mobilitazione dei giornalisti dopo gli attacchi di Di Maio a
"Repubblica" e ai giornali del gruppo " Aggressione mai vista a chi
critica il governo gialloverde. Democrazia a rischio. Il vicepremier si
scusi subito"
di Maria Berlinguer
Roma «È in
atto un’aggressione senza precedenti alla libertà di informazione, non
fingiamo che si tratti di casi isolati. C’è un elemento di emergenza non
eludibile, sotto attacco non ci sono solo Repubblica e il gruppo Gedi,
ma la prima parte della Costituzione». Dopo gli attacchi di Luigi Di
Maio i giornalisti italiani si mobilitano e Giuseppe Giulietti,
presidente della Federazione nazionale della stampa, avverte: nel mirino
del governo del cambiamento non c’è solo l’informazione ma è a rischio
l’intero impianto democratico del Paese. C’è chi è al lavoro per
trasformare l’Italia in un modello di «democrazia illiberale » dove chi
non è allineato al governo deve togliere il disturbo, possibilmente
chiudendo i battenti. Almeno così spera il nuovo potere gialloverde che
non sopporta l’intermediazione della stampa, auspicando di poter
comunicare direttamente con i «cittadini sudditi».
Federazione
della stampa e Ordine dei giornalisti sono pronti alla mobilitazione e
alla lotta con due proposte concrete, lanciate nel corso della
conferenza stampa "Giù le mani dall’informazione. Difendiamo l’articolo
21 della Costituzione". La prima è un appello agli editori perché
aderiscano a una giornata per la libertà di stampa, sul modello di
quanto accaduto negli Stati Uniti contro Donald Trump, quando 320
testate hanno pubblicato nello stesso giorno un editoriale per
denunciare gli attacchi del presidente. La seconda è una manifestazione
che non coinvolga solo i giornalisti ma i cittadini. «Vogliono che
reagiamo come corporazione ma non sarà così: le aggressioni di Di Maio
non sono solo ai cronisti ma a tutta la comunità » , spiega Giulietti.
«Prima che si arrivi a uno scontro tra chi vuole la trasparenza e chi
l’oscurità, Di Maio, ministro del Lavoro, iscritto all’Ordine dei
pubblicisti campani, chieda scusa» afferma Carlo Verna, presidente
dell’Ordine, mentre il segretario dell’UsigRai Vittorio Di Trapani
sottolinea che quanto è accaduto non è un attacco al gruppo Gedi ma «a
tutto quello che è contro il governo e che va abbattuto». «È un
passaggio drammatico per Repubblica. È ora di muoversi tutti insieme »
dice Marco Patucchi del comitato di redazione.
A fare impressione
non sono solo le parole di Di Maio ma il " metodo" della nuova casta
politica. Conferenze stampa senza domande, videomessaggi confezionati
senza interlocuzione, nessuna intervista concessa a chi non ha
intenzione di rinunciare al diritto di esercitare critiche o
semplicemente porre delle domande. Si mettono in giro bufale come il
finanziamento pubblico alla carta stampata che non esiste da un pezzo e
riguarda solo alcune cooperative ( Manifesto e Avvenire, per altro
appena espulsi dalla biblioteca di Monfalcone da una sindaca della Lega)
e il non profit. Si minaccia di togliere la pubblicità delle aziende
pubbliche alla stampa non asservita. O vi allineate o vi togliamo di
mezzo, è il sottinteso, anche se la pubblicità delle partecipate è solo
l’1,5% del totale.