La Stampa 27.10.18
Chiatti si scusa dopo 26 anni:
“Sono un’altra persona”
di Nicola Pinna
È
un linguaggio che non ti aspetti da un mostro. Luigi Chiatti usa
termini che forse non sono casuali: parla di cuore, sacrificio e
rinascita, di luce che emerge dal male profondo, di generosità, bei
ricordi e gratificazione. Non invoca il perdono ma chiede scusa e lo fa
rivolgendosi direttamente ai familiari dei due ragazzini uccisi
barbaramente nel 1992 e nel 1993. «Non sono più il mostro di Foligno -
dice -. Sono un’altra persona. Sono cambiato, ho avviato un processo di
rinascita interiore e ho lavorato sulla mia personalità».
Una trasformazione incompiuta
Il
percorso di trasformazione di cui parla Luigi Chiatti per i giudici non
è ancora compiuto e non sembra un caso che poche settimane fa gli
abbiano negato il permesso di lasciare la Rems di Capoterra, il centro
per detenuti psichiatrici che si trova a pochi chilometri da Cagliari,
dove lui è rinchiuso da quasi 3 anni. E proprio da Capoterra quello che
tutti conoscono come il mostro di Foligno ha preso carta e penna e ha
scritto una lettera al quotidiano locale L’Unione Sarda. «Provo una
sensazione di immenso dolore che mi strugge e che ha suscitato in questi
lunghi anni tanti interrogativi, tra i quali il principale è se fosse
giusto o no concedermi la possibilità di rinascere a vita nuova e,
quindi, rientrare tra la gente in società, considerato il dolore senza
fine che, a causa mia, si è determinato ed è presente nelle famiglie e
in tante altre persone legate alle vittime. Mi dispiace, vi chiedo
umilmente scusa con il cuore in mano». Simone Allegretti e Lorenzo
Paolucci, finiti nelle sue grinfie quando avevano 4 e 13 anni, Chiatti
ora li chiama per nome. «Nel loro ricordo ho fatto del bene in tutti
questi anni che ho passato ristretto. Ho aiutato tutte le persone che ho
incontrato. E ho capito che nella vita non c’è miglior cosa che agire
per il bene: i ricordi delle persone aiutate rimangono per sempre ed
illuminano la vita. Per questo vorrei rassicurare le famiglie delle mie
povere vittime: oggi sono una persona diversa. Se potessi tornare
indietro non rifarei mai quello che ho fatto, perché ciò che ho fatto è
distruzione della vita e disprezzo del creato». Ma la lettera scritta da
Chiatti non ha fatto certo piacere alla famiglia di Simone Allegretti.
Al padre, ieri mattina, l’ha letta l’avvocato Giovanni Picuti: «È
rimasto indignato, incredulo - racconta il legale -. Ovviamente non
crede a una parola di quelle che Chiatti ha scritto. È convinto che se
l’assassino di suo figlio tornasse in libertà tornerebbe a colpire. E
questo teme anche tutta la comunità di Foligno».