La Stampa 19.10.18
Trump al Messico
“Fermate i migranti o mando l’esercito”
Migliaia in fuga verso gli Usa dalle violenze in Honduras Il presidente: basta aiuti per i Paesi del Centramerica
di Paolo Mastrolilli
Trump
minaccia di mandare l’esercito a bloccare il confine col Messico. Il
motivo è fermare la marcia dei migranti che dall’Honduras stanno
cercando di raggiungere gli Stati Uniti per chiedere asilo, ma la
ragione politica è rilanciare l’allarme sulla presunta invasione del
Paese, allo scopo di mobilitare la base repubblicana in vista delle
elezioni midterm del 6 novembre.
Circa 4000 persone sono partite a
piedi dall’Honduras, per fuggire dalla violenza delle gang e dalla
povertà che attanaglia il Paese. Usano queste carovane per evitare di
finire nelle mani dei trafficanti di esseri umani, ma anche perché
attirano l’attenzione politica contro le pratiche dall’amministrazione
Trump. Al momento si trovano in Guatemala, dove possono passare
liberamente con un semplice documento di identità.
L’obiettivo è
entrare in Messico e poi raggiungere il confine con gli Usa, dove
chiederanno l’asilo, sostenendo di essere vittime di abusi.
Quando
lo ha saputo, soprattutto grazie alla grande copertura fatta dalla
televisione Foxnews, il capo della Casa Bianca ha minacciato di
annullare tutti gli aiuti economici a Honduras e Nicaragua, se non
fermeranno la carovana. Il problema è che sul piano legale questi due
Paesi non hanno il diritto di bloccare gli spostamenti dei loro
cittadini, e le regole internazionali impediscono di vietare la
richiesta di asilo. Il Messico però potrebbe fermare i migranti quando
arriveranno alla sua frontiera, selezionare chi ha diritto all’asilo, e
rimandare indietro chi non può chiederlo. Trump ha chiesto che questo
avvenga, minacciando di annullare l’accordo commerciale appena firmato
per rimpiazzare il Nafta, prospettando l’invio dell’esercito al confine,
e scaricando sui democratici la responsabilità della crisi. Tutto
attraverso tre tweet: «Sto osservando l’assalto al nostro Paese (guidato
dal Partito democratico perché vuole i confini aperti) dal Guatemala,
l’Honduras e il Salvador, i cui leader stanno facendo poco per fermare
questo ampio flusso di persone, inclusi molti criminali. Oltre a fermare
tutti i pagamenti a questi Paesi, io devo chiedere nei termini più
forti al Messico di bloccare l’aggressione. E se non sarà capace di
farlo, ordinerò ai militari di chiudere il nostro confine meridionale.
Questo assalto per me, come presidente, è più importante dei commerci o
dell’accordo Usmca».
La linea è chiara: se Honduras e Guatemala
non fermeranno la carovana, perderanno gli aiuti. A quel punto toccherà
al Messico, che rischia di giocarsi il nuovo accordo commerciale. Se non
lo farà, l’esercito americano verrà chiamato a bloccare il confine. La
colpa sarà dei democratici, che si oppongono alla costruzione del muro, e
quindi se i cittadini vogliono più sicurezza, il 6 novembre dovranno
votare i candidati repubblicani.
Sullo sfondo di questa nuova
crisi c’è anche il fatto che la stretta sull’immigrazione adottata da
Trump non sta dando i risultati attesi. Il numero dei migranti che
viaggiavano come famiglie arrestati al confine negli ultimi 11 mesi è
arrivato a 105.000, cioè un incremento del 27% rispetto all’anno scorso.
Settembre ha registrato il record, con 16.658 persone fermate.
Trump
teme che questo insuccesso si ritorca contro di lui, e quindi lo
scarica contro chi in primavera lo ha costretto ad annullare la pratica
di separare i bambini dai genitori, allo scopo di scoraggiarli a venire.
Ora potrebbe decidere di rimettere in vigore questa politica, ma
intanto usa l’intera emergenza delle migrazioni per mobilitare la sua
base ed evitare che i democratici conquistino la maggioranza in una
delle due aule del Congresso, bloccando poi la costruzione del muro e
qualunque altra iniziativa legislativa.