Il Fatto 10.10.18
“Bibbia, altro che guida etica: è una raccolta di storie truci”
Ian McEwan - Al centro di “The Children Act”, film tratto da un suo romanzo, c’è il conflitto tra fede e diritto
di Camilla Tagliabue
“Come
facciamo a sapere che una trasfusione o un tradimento sono sbagliati?
Lo sappiamo e basta. Nel nostro cuore”: è uno dei dialoghi al cuore di
The Children Act – Il verdetto, film di Richard Eyre tratto dall’omonimo
romanzo di Ian McEwan (uscito in Italia con il titolo La ballata di
Adam Henry; Einaudi, 2014), in sala dal 18 ottobre. A confrontarsi, o
meglio a scontrarsi, su temi di etica e autodeterminazione sono Adam
Henry, 17enne Testimone di Geova, che rifiuta una trasfusione di sangue a
costo di condannarsi a morte certa e lenta e terribile, e l’esangue
Fiona Maye, giudice dell’Alta Corte britannica che ha in carico le cause
sui minori.
Il rifiuto della cura è un diritto insindacabile di
ogni paziente adulto, ma per un minore chi decide? “La legge
anglosassone ha una lunga tradizione laica – racconta McEwan, anche
sceneggiatore –. I principi del diritto non si basano sull’esistenza di
dio né si preoccupano di stabilire se dio esista o meno. Per lo Stato, e
quindi per Fiona, è inaccettabile lasciar morire un minore”.
Interpretata da una straordinaria Emma Thompson, la lady di ferro del
tribunale deroga, per la prima volta, al protocollo, andando fino in
ospedale a conoscere il giovane malato (Fionn Whitehead): filo rosso non
è tanto (o non solo) la libertà individuale quanto l’amore, del ragazzo
per la donna e della donna per il marito (Stanley Tucci), con cui sta
attraversando una profonda crisi coniugale. Trasfusione e tradimento,
appunto.
I rituali – matrimoniali, legali, religiosi – vengono
infranti; similmente diritto e fede si sovrappongono, tanto che la Royal
Courts sembra una cattedrale e il cerimoniale dei giudici – dalla
vestizione al parrucco – un rito clericale. “A mio avviso, però, il
diritto è l’opposto della fede: ogni volta Fiona tenta di prendere una
decisione ragionevole su questioni che sembrano non avere razionalità.
Io rifiuto la Bibbia come guida etica: è solo una collezione di storie,
scritte benissimo, ma piene di violenza, stupri, omicidi. Spesso è lo
stesso dio ad accettare e promuovere schiavitù e crimini. Allo stesso
tempo, non accetto che la scienza mi dica come devo vivere”. La fede
oggi suona come un paradosso: sempre meno persone credono in dio, ma
quelle poche credono con più pervicacia, dai Testimoni di Geova fino
agli estremisti e ai fanatici dell’Islam. “È così, ma la maggior parte
dei fedeli professa in modo pacifico. Il problema sono le minoranze
violente: il terrorismo è un fenomeno molto difficile da capire per una
mente laica”.
The Children Act non è il primo romanzo di McEwan a
essere trasposto al cinema: Il giardino di cemento (Orso d’argento
1993); L’amore fatale (2004); Espiazione (Oscar 2007 per la Colonna
sonora); Bambini nel tempo (sceneggiato per la tv nel 2017); Chesil
Beach (in uscita a fine anno); Miele (il cui adattamento è in corso):
“Non penso mai al film quando scrivo un romanzo”, si schermisce lo
scrittore. “Sono due tipi di scrittura differenti: la sceneggiatura
nasce dalla collaborazione, dalla negoziazione con il regista, il
produttore, gli attori. Come romanziere, quando lavoro al cinema smetto
di fare dio, di essere l’unico creatore. Nel libro ha molto spazio
l’interiorità di Fiona, ma la pellicola non se lo può permettere: perciò
parte con un dialogo tra lei e il marito che ci svela il problema alla
base della trama: la crisi coniugale”.
Ogni storia è una storia
d’amore: “Il lato migliore della natura umana è l’armonia tra
razionalità e compassione, logica ed empatia: tenerle insieme è
difficile, così come capire la mente degli altri. Non sempre ci si
riesce, ma è uno sforzo che ci rende umani”. E di cosa ci rende umani
tratta il prossimo romanzo di McEwan, Machines Like Me, in uscita ad
aprile: “È un triangolo all’antica, ambientato a Londra negli anni
Ottanta. C’è un uomo solo, Charlie, che compra un altro essere umano
sintetico, artificiale, ed entrambi si innamorano della stessa donna,
Miranda”. Il nome del conteso umanoide, manco a dirlo, è Adam, come il
ragazzino di The Children Act. Ma la Bibbia non c’entra.