Corriere 8.10.18
Aveva perso la potestà genitoriale Butta la figlia di 6 anni dal terzo piano
Taranto, la vendetta dopo uno scontro con la moglie. Ferito anche il primogenito
di Michelangelo Borrillo
TARANTO
«Ho un altro». Tre parole in un sms potrebbero essere bastate a un
padre per sollevare la figlia di 6 anni dal divano e lanciarla, in preda
all’ira, dal balcone. Dopo un volo di tre piani e dodici metri la
piccola adesso lotta tra la vita e la morte. Gli sono rimaste in mano
solo le sue scarpine, e chissà se almeno in quel momento L. T., 49enne
disoccupato, si è reso conto del gesto inconsulto appena commesso.
È
successo ieri, a Taranto, quartiere Paolo VI: la confessione via
messaggio è della madre della bambina, al culmine di una lite telefonica
con l’ex compagno, iniziata a mezzogiorno con i soliti screzi sugli
incontri con i figli e conclusasi intorno alle 14 con l’ammissione del
nuovo rapporto. L’alternarsi di telefonate, sms, insulti in un crescendo
di tensione vive un primo momento tragico con il ferimento del
primogenito di 14 anni, colpito alla gola con un coltello da cucina di
15 centimetri, davanti alla nonna paterna — a cui erano stati affidati i
bambini dopo la separazione dei genitori — e allo zio. La corsa di
quest’ultimo all’ospedale con il ragazzino (che se la caverà in 15
giorni) fa entrare in scena i carabinieri che, avvertiti dai medici del
pronto soccorso dell’ospedale Moscati, arrivano a casa della nonna
paterna quando si è appena verificato l’evento più tragico: il lancio
dal balcone della bambina.
La scena che si trovano davanti è il
sangue sulle mattonelle del marciapiede, conseguenza di un gesto di odio
che stride con le scritte «Ti amo» degli innamorati che fanno da sfondo
ai piedi del palazzone grigio di uno dei quartieri più difficili di
Taranto. Nel frattempo l’uomo, a cui era stata tolta la potestà
genitoriale, con precedenti specifici per maltrattamenti in famiglia e
resistenza a pubblico ufficiale, si era barricato in casa: gli uomini
dell’Arma hanno dovuto fare irruzione nell’appartamento in quattro,
sfondando la porta, per arrestarlo — anche grazie all’uso dello spray al
peperoncino — con l’accusa di tentato omicidio, aggravato dalla tenera
età delle vittime, e resistenza a pubblico ufficiale.
E all’uscita
dallo stabile di via XXV aprile, i carabinieri hanno dovuto far fronte
al tentativo di linciaggio da parte dei residenti dello stabile e dei
palazzi vicini, un centinaio di persone inferocite per le quali il
49enne era anche ubriaco: «Non dovevi prendertela con i bambini»,
gridavano, e avrebbero voluto far giustizia subito, senza processi.
La
seconda corsa all’ospedale, al Santissima Annunziata, è più tragica
della prima: i traumi cranici e mandibolari e le lesioni al fegato
riportate dalla bimba di 6 anni, ricoverata in rianimazione dopo un
delicato intervento chirurgico, mettono a rischio la sua sopravvivenza. I
carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Taranto,
guidato dal tenente colonnello Roberto Spinola, stanno raccogliendo le
testimonianze dei parenti e vicini di casa per fare piena luce
sull’accaduto. Tra questi il fratello del 49enne, suo malgrado testimone
del tragico pomeriggio vissuto a casa della madre: «Si erano lasciati,
lei voleva i bambini. Non so cosa è scattato nella testa di mio
fratello».