Corriere 1.10.18
La star curda dei social e le altre Strage di donne indipendenti in Iraq
Tara Fares uccisa al volante della sua Porsche a Bagdad. L’ombra degli estremisti
di Marta Serafini
«Indagate
a Bagdad, a Bassora, ovunque». L’intero Iraq si infiamma per l’omicidio
di quattro donne, trucidate nelle ultime settimane. Belle,
indipendenti, dedite ai loro affari, impegnante politicamente e non: per
la loro scomparsa è sceso in campo il primo ministro iracheno Haydar
al-Abadi che ha chiesto a gran voce di fare luce su questi delitti,
mentre il Paese è attraversato da manifestazioni di protesta e divisioni
settarie, acuite dalla crisi economica e dalla contrapposizione tra
sciiti e sunniti.
Il caso che riaccende le luci su una società
fortemente maschilista e violenta è quello della reginetta di bellezza
Tara Fares. Padre iracheno cristiano, madre libanese, residente a Erbil,
nel Kurdistan iracheno, la 22enne giovedì scorso all’alba si trovava a
Bagdad dove veniva occasionalmente per affari, quando due uomini in
motocicletta le si sono avvicinati. Poche parole, poi tre colpi a
bruciapelo e via di corsa, mentre la scena viene immortalata dalle
telecamere di un locale che riprendono la Porsche della donna avanzare
lentamente, fino a quando un uomo si precipita verso il lato del
guidatore per soccorrerla. Poi la corsa, inutile, verso l’ospedale.
Commenti
e reazioni sono arrivate da tutto il mondo, dal Medio Oriente agli
Stati Uniti. «Dormi principessa, ci mancherai», hanno scritto i fan
addolorati su Instagram, dove Tara era reginetta con quasi tre milioni
di follower. «Resta forte Tara», ha commentato la scrittrice e artista
Molly Crabapple, ricordando il suo titolo di Miss Bagdad vinto nel 2015.
Al di là del dolore, nonostante Tara non fosse impegnata politicamente,
la sua morte ha scatenato un’ondata di indignazione. «L’hanno uccisa
perché donna», è il grido della columnist di Arab News e madre di Amal
Clooney, Baria Alamuddin. «In Iraq i matrimoni forzati e le sparizioni
sono ancora all’ordine del giorno. La fragile mascolinità di coloro che
hanno accesso alle armi nel Paese è sconcertante», sottolinea al
Corriere la ricercatrice Rasha al-Aqeedi.
L’omicidio arriva dopo
altre morti sospette. Anche Rafeef al-Yasiri, nota come la Barbie
dell’Iraq e proprietaria di un centro di chirurgia estetica, e Rasha
al-Hassan, manager di un beauty center, sono state trovate morte nelle
loro case a Bagdad a metà agosto. «Si sono sentite male», è stata la
prima versione ufficiale. Ma nessuno ci crede. Entrambe erano molto
seguite in rete e potrebbe essere stata proprio la loro fama a
trasformarle in bersagli. Due le piste, secondo i media arabi. Dietro
questi omicidi potrebbe esserci la mafia turca e iraniana dei beauty
center, alle prese con una guerra di strada dato l’aumento del giro di
affari legato al boom della chirurgia estetica nella regione. Ma secondo
altri osservatori, le donne potrebbero essere finite nel mirino dei
fondamentalisti, ferocemente contrari ai saloni di bellezza. Dopo la
sconfitta dell’Isis non si sono placati infatti gli attentati e gli
assalti dei gruppi jihadisti.
E non solo. La morte di Tara segue
l’omicidio di un’attivista per i diritti delle donne, Suaad al-Ali, 46
anni, madre di due bambini, uccisa martedì scorso mentre andava al
supermercato col marito nella città meridionale di Bassora, dove
numerosi sono stati gli scontri e le proteste contro il caro vita, la
disoccupazione, la mancanza di acqua e di elettricità. La stessa Suaad, a
capo dell’associazione al-Waad al-Alaiami, aveva contribuito ad
organizzare cortei e manifestazioni. Un affronto che due sicari a volto
coperto hanno deciso di punire con la morte.