l’espresso 23.9.18
Gerarchia, dipendenza, legame..
colloquio con padre Vilmar Pavesi
Padre
Vilmar Pavesi, consigliere spirituale del ministro: «Lorenzo ha le mie
stesse idee. Altrimenti le nostre strade si dividerebbero»
L’incenso
stordisce, i fedeli rimangono in piedi, poi si accasciano sulla panca,
attendendo le parole di don Vilmar Pavesi. Nella chiesa della Santissima
Trinità dei Pellegrini, la preghiera scorre tra canti e litanie, ma è
alla fine della solenne liturgia che Padre Vilmar stringe mani e saluta
parrocchiani.
Durante l’omelia padre Pavesi ha allertato i
fedeli: «La Santa Chiesa chiede a nostro Signore di liberarci da ogni
diabolico contagio. C’è un rischio reale di contrarre un’infezione
diabolica. Sappiamo che tra il 1347 e il 1352 la peggiore epidemia di
peste, la cosiddetta peste nera, uccise un terzo della popolazione
europea. Anche l’Italia venne contagiata. La peste nera è un simbolo di
ciò che la ribellione guidata da Lucifero provoca».
Vilmar
Pavesi, padre spirituale di Lorenzo Fontana già a Verona, fidatissimo
parroco della Lega, in dai tempi del Carroccio secessionista,
allontanato dal partito dall’allora sindaco Flavio Tosi ma seguito dagli
attuali vertici della Lega ino a Roma. Ora è qui, protetto dalla lunga
tonaca nera e da un sorriso che non si spegne neppure quando pronuncia
sentenze terribili. Per esempio contro le donne.
«In questa
chiesa vengono solo uomini, perché le ragazze e le donne si sono molto
adeguate a questo mondo e non vogliono andare controcorrente. E poi ci
vuole uno sforzo mentale per seguire una messa in latino. I ragazzi con i
libri in mano si trovano più a loro agio».
Padre, lei è la guida spirituale del ministro Lorenzo Fontana?
«Conosco
Lorenzo dal 2005, quando non era ancora in politica e lavorava alla
fiera di Verona. Veniva tutti i giorni alla messa».
Parlate di politica?
«Certo
che parliamo di politica, ma Lorenzo fa parte di un Governo che può non
accettare le nostre idee, anche se in questo momento passano».
Lei crede che un ministro debba portare le sue idee nel Governo?
«Noi
non siamo schizofrenici. Quando la domenica andiamo in chiesa, apriamo
la porta e ci troviamo in strada, non smettiamo di essere cristiani. Non
possiamo professare la fede in chiesa e quando andiamo fuori trovare
nella società, nel governo, nella scuola e nelle leggi tutto il
contrario di quello che ha detto Gesù Cristo. Noi siamo giovani, ma
questa casta unione tra l’altare e il trono ha fondato l’Europa, la
civiltà, la cultura. È Carlo Magno».
In democrazia ci sono anche gli altri, c’è il pluralismo religioso, etico, politico, non crede?
«C’è
stata sempre collaborazione tra l’autorità religiosa e l’autorità
civile. In questa democrazia Lorenzo rappresenta una corrente che la
pensa come lui. Con lui può avere un suo spazio. Noi siamo a un punto
che dire la verità è un reato. Ma lui non ha mai detto nulla di male».
Ma un ministro della Repubblica non dovrebbe rappresentare tutti?
«Lui rappresenta la famiglia, naturale e organica».
Non c’è solo l’idea cattolica della famiglia, ce ne sono altre nella società italiana.
«Ma
la famiglia naturale precede la Chiesa. C’è poco da dire: c’è un
ragazzo che si innamora di una ragazza, ci sono i figli. Questa è la
famiglia».
Lei conosce anche Matteo Salvini? «Certo» (fa segno
con la mano che è venuto anche lui in chiesa). È stato lei a regalargli
il rosario con cui ha chiuso la campagna elettorale?
«No... io glielo avrei regalato più bello...» (ride)
Quali sono le sue idee politiche?
«La
fede cattolica ha sempre prediletto la monarchia. È sempre stato il
governo prediletto dei cattolici. C’era una collaborazione tra altare e
chiesa, quello è stato l’inizio della civiltà. Dio ha voluto che la
società fosse ispirata secondo un modello familiare: gerarchia,
dipendenza, legame». Tornerebbe a uno Stato pre-democratico? Tornerebbe
alla divisione pre - Unità d’Italia?
«Sì, al regno delle due
Sicilie, alla Serenissima Repubblica di San Marco... L’Italia è sempre
stata un mosaico di regni che esistono anche oggi. Sussistono nel
dialetto, nella mentalità, nel modo di mangiare. Lorenzo Fontana viene
qui dentro ma io non posso portarlo in un angolo e incensarlo,
purtroppo, come si faceva con il re...».
Se domani diventasse un dittatore cosa farebbe?
«Dittatore? Non posso essere re?».
Va bene, re.
«Come primo decreto regio abolirei l’aborto, il divorzio, l’eutanasia».
Solo questo?
«Anche i giornalisti».
In uno Stato governato da lei il divorzio sarebbe vietato?
«Sì.
La Chiesa ha sempre previsto la separazioni dei coniugi per motivi
gravi, senza che questo dia diritto al divorzio, perché poi c’è la
possibilità di tornare insieme. Con il divorzio le ragazze sanno che c’è
una porta. Poi ci sono giovani che la sera rimangono soli, in giro per
strada...».
E l’aborto? Vieterebbe anche questo?
«Se io la
ammazzo, vado in galera. Se io faccio un torto a una persona, ho fatto
un reato che è passibile di una condanna. Com’è possibile invece che
l’uccisione di un bambino sia addirittura incoraggiata dallo Stato e
finanziata? Dov’è il futuro? È un crimine. Una società che uccide i
propri figli, lo fa per un capriccio. Cosa era un principe? Era un padre
di tutti i padri. È ereditario, perché quella era la famiglia e questo
dà un grande senso di stabilità. L’aborto va a distruggere l’idea di
civiltà. È un capriccio. Non esiste famiglia senza rinuncia».
Sulle coppie gay Papa Francesco nel suo primo viaggio ha dichiarato di non essere nessuno per giudicare l’amore.
«La
dottrina cattolica non cambia. I papi cambiano, la dottrina cattolica
non può cambiare. Le porte degli inferi non prevarranno. È impossibile
che un Papa (papa Francesco, ndr.) possa insegnare qualcosa che non è la
dottrina. Morirà prima. Il papa è il sovrano pontefice, può essere
giudicato solo da Gesù Cristo».
In realtà il papa Bergoglio non è
giudicato solo da Gesù Cristo. Ci sono cardinali, tra cui Burke, che
hanno espresso contro di lui i dubia, i dubbi sul suo magistero.
«Giudicare
significa hai fatto bene o fatto male. Io da cattolico posso
manifestare i miei dubbi. È stato lui stesso a dire: criticatemi».
Ma lei allora cosa pensa delle coppie omosessuali?
«Esiste
la mano del maligno. Il maligno esiste. Non ha bisogno di dormire, di
mangiare, lavora sempre. Il diavolo è il padre della menzogna, ispira il
peccato, la ribellione. C’è il diavolo dietro ogni peccato di superbia,
di sensualità, di lussuria. È c’è l’istigazione del diavolo dietro al
peccato. Per il catechismo della Chiesa l’omosessualità è un peccato
contro natura perché la differenza tra uomo e donna trova il suo fine
nei figli, nell’unione matrimoniale e nella procreazione. Non rispettare
questa finalità è un peccato. Per questo l’omosessualità è sempre stata
definita un peccato contro natura. E se è il diavolo a istigare una
ribellione contro Dio, è certo che lui sia l’istigatore di questo tipo
di peccato e di tutti gli altri».
Lei accoglierebbe?
«Io
credo che a casa mia, prima i miei. Posso anche fare carità, ma la
carità ha un ordine. L’Italia e l’Europa non possono accogliere tutti.
Ci vuole disciplina, una legge, un ordine, altrimenti è il caos».
Lei
crede sia giusto lasciare delle persone a bordo di una nave per puntare
i piedi contro Bruxelles? «Perché devono salire su una barca? Quante
persone su queste barche arrivano senza una gamba, senza una mano o con
una pallottola nel petto, non sembrano che scappino da una guerra. Sono
in maggioranza tra i 25 ed i 30 anni, non mi sembrano che scappino da
una guerra. Non mi sembra». Lei è antieuropeista?
«Cosa è l’Europa? L’Europa è popoli. Se io posso camminare con le mie gambe perché mi offri la sedia a rotella».
Lei pensa che le idee del ministro Fontana siano uguali alle sue?
«Certo,
per questo siamo amici. Se la pensassimo diversamente le nostre strade
si dividerebbero». Un’ultima domanda: qui vengono tanti politici
importanti, perché?
«Meno male».
Perché meno male?
«Perché hanno bisogno di purificarsi».