La Stampa 4.9.18
Il presidente dello Stato ebraico Netanyahu riceve Duterte
“Alleati contro il terrorismo”
Il
presidente delle Filippine si è vantato di essere «come Hitler» davanti
ai volti delle vittime dell’Olocausto nel Vad Yashem, il Museo della
Shoah di Gerusalemme
Lo stesso che a proposito dell’ondata di stupri
a Manila ha detto «Ci sono tante belle donne, è normale che ci siano
anche tante violenze»,
di Giordano Stabile
Un
capo di Stato che si è vantato di essere «come Hitler» davanti ai volti
delle vittime dell’Olocausto nel Vad Yashem, il Museo della Shoah di
Gerusalemme. Così vuole la realpolitik. Il presidente filippino Rodrigo
Duterte è uno dei leader più controversi al mondo, con una massiccia
dose di folklore e battute a dir poco di cattivo gusto, ma con Israele
ha costruito una alleanza di ferro contro il terrorismo islamista e nel
campo della sicurezza e della tecnologia militare.
Le esternazioni
sopra le righe sono quindi passate in secondo piano. Prima di partire
per Gerusalemme, dove ieri ha incontrato il primo ministro Benjamin
Netanyahu, ha parlato a ruota libera con i giornalisti. Un reporter gli
ha chiesto che cosa intendeva fare contro l’ondata di stupri a Manila.
«Ci sono tante belle donne, è normale che ci siano anche tante
violenze», è stata la risposta. In Israele, dopo aver reso omaggio alle
vittime della barbarie nazista, ha poi precisato che si trattava
soltanto di ironia e ha anche chiesto scusa per un’altra frase rimasta
negli annali, quel «vai a quel Paese, figlio di puttana» che aveva
rivolto all’ex presidente Barack Obama dopo essere stato criticato per
le violazioni dei diritti umani.
Contro Isis e droga, con modi spicci
Obama
gli sta antipatico, ha fatto capire. «Donald Trump è un mio amico – ha
precisato –. Obama è invece un tipo freddo». Con Netanyahu s’intende e
ha parlato soprattutto di affari. Il programma del viaggio prevede anche
la visita ad aziende militari specializzate in apparecchiature
elettroniche e missilistiche, forniture preziose per la lotta alla
guerriglia islamista. Duterte ha stroncato l’insurrezione guidata
dall’Isis nell’isola a maggioranza musulmana di Mindanao ma non ha
ancora eliminato la minaccia nonostante i metodi spicci e le esecuzioni
sommarie. Gli stessi usati contro il traffico di droga. Lui stesso ha
rivelato di aver ucciso a sangue freddo uno spacciatore, a colpi di
pistola, quando era nell’esercito.
Ma non c’è soltanto l’aspetto
militare. È previsto un accordo per una concessione petrolifera nelle
Filippine alla compagnia israeliana Ratio Petroleum e uno, molto sentito
dall’opinione pubblica interna, per migliorare le condizioni degli
immigrati filippini, 30 mila in Israele. D’ora in poi il datore di
lavoro dovrà versare una cauzione di soli 800 dollari, più il costo del
biglietto aereo. Centinaia di connazionali si sono radunati davanti
all’hotel Ramada a Gerusalemme prima del suo arrivo. «È la prima volta
che un presidente viene da noi. È molto criticato ma è un buon
presidente, ha eliminato la droga», ha spiegato uno di loro.