La Stampa 28.3.18
Morti sospette in clinica, riesumati sette cadaveri
di Antonio E. Piedimonte
Un’inchiesta
che ha scosso il Salernitano: cinque medici indagati, sette cadaveri
riesumati, altrettante cartelle mediche sequestrate e una nota clinica
finita nel mirino della magistratura, che indaga sull’ipotesi di
omicidio colposo. Secondo quanto emerso ieri, infatti, la Procura ha
acceso i riflettori su una serie di strani decessi avvenuti dopo
interventi chirurgici considerati di routine. A mettere in allarme i
magistrati, qualche mese fa, era stata una segnalazione di morti
sospette nella casa di cura.
Dopo un’ispezione dei carabinieri gli
inquirenti hanno ritenuto di dover procedere e, in particolare, hanno
scoperto che in molti casi tornava il nome di uno stesso medico.
Inevitabile il passo successivo: i consulenti hanno eseguito le prime
esumazioni in tre cimiteri, due in provincia di Salerno (Cava de’
Tirreni e Paestum) e uno nell’Avellinese (Caposele). Tra sessanta giorni
si avrà una prima relazione dagli anatomopatologi scelti dai pubblici
ministeri della procura salernitana Claudia D’Alitto e Elena Cosentino.
Sotto
choc familiari e amici dei defunti che, oltre al dolore per la perdita,
si trovano ora a fare i conti con il sospetto che non si sia trattato
di ineluttabilità del fato (e dunque il loro caro avrebbe potuto
salvarsi, magari se non fosse stato operato in quella struttura).
Per
ovvi motivi di delicatezza e privacy l’intera vicenda è avvolta dal
riserbo, sono tuttavia trapelati degli inquietanti riferimenti alle
condizioni igienico-sanitarie della sala operatoria della clinica, che,
se confermate, potrebbero essere state all’origine della strage di
pazienti. Già in condizioni normali, infatti, il blocco operatorio è un
ambiente ad alto rischio infettivo, dove si possono annidare agenti di
vario tipo (infettivi, fisici, chimici, ergonomici). Si è trattato di
mancato rispetto degli standard di sicurezza? Le altre ipotesi che
riecheggiano nei corridoi trasmettono principalmente lo sconcerto
generale: imperizia, incidenti, casualità, negligenza medica, e persino
l’opera di un “angelo della morte”. La risposta, naturalmente, la
daranno i medici legali.
La notizia dell’inchiesta arriva a poche
ore da un’altra tragica vicenda avvenuta sempre nel Salernitano: la
Procura di Vallo della Lucania ha aperto un fascicolo (e ordinato
l’autopsia) per far luce sulla morte di Antonella Casale, 54 anni,
sposata e madre di tre figli. La donna è deceduta dopo essere stata
visitata e dimessa da tre ospedali, di Eboli, Agropoli e Vallo della
Lucania.