La Stampa 21.9.18
Ritrovata a Londra la lettera che costò a Galileo l’accusa di eresia
«Non
potevo credere di avere scoperto la lettera che tutti gli studiosi di
Galileo credeva irrimediabilmente perduta», ha detto Ricciardo a Nature.
«È ancora più incredibile - ha aggiunto - perché la lettera non era
custodita in un’oscura biblioteca, ma nella biblioteca della Royal
Society».
È stato lo stesso Ricciardo, con i colleghi Giudice e
Camerota, ad analizzare la lettera e a descriverla in un articolo in via
di pubblicazione sulla rivista Notes and Records, della Royal Society.
Al momento, riferisce Nature, molti studiosi si riservano ogni commento
in attesa di leggere l’articolo, una volta pubblicato. Soltanto lo
storico della scienza Allan Chapman, dell’Università di Oxford e
presidente della Royal Society per la storia e l’astronomia, lascia
spazio all’entusiasmo: «è così importante - ha detto a Nature - che
permetterà nuovi approfondimenti in questo periodo critico».
Della
lettera, indirizzata a Benedetto Castelli, esistono diverse copie e due
versioni diverse. Di queste ultime, una è custodita negli Archivi
Vaticani ed è quella che il 7 febbraio 1615 venne inviata
all’Inquisizione, indirizzata al domenicano Niccolò Lorini.
Poiché
finora la versione originale della lettera si credeva perduta, è
rimasta aperta la questione se i toni usati da Galileo fossero
effettivamente duri come l’Inquisizione sosteneva. Il ritrovamento
dell’originale potrà ora rispondere a questa domanda aperta da secoli.