La Stampa 17.9.18
“Bannon ha scippato alla sinistra la bandiera della rivoluzione populista”
di Paolo Mastrolilli
«Trump
è lo strumento del nuovo autoritarismo. Se non lo fermiamo alle
elezioni midterm di novembre, rischiamo di perdere la democrazia».
Michael Moore è scatenato. Lo incontro all’anteprima del suo nuovo
documentario, e mette in guardia anche l’Europa: «Viviamo un momento
terribile, e ognuno ha la sua battaglia. Ho parlato a lungo con Steve
Bannon, e mi ha fatto capire che l’obiettivo del suo movimento in Europa
è resuscitare il fascismo, sotto mentite spoglie».
Il nuovo
documentario di Moore si intitola «Fahrenheit 11/9», facendo il verso a
«Fahrenheit 9/11», con cui aveva attaccato Bush figlio per la risposta
agli attentati di Al Qaeda. Ora invece usa la data 11/9 (il 9 novembre),
cioè quella dell’elezione di Trump alla presidenza, per lanciare
l’allarme sulla democrazia a rischio. Il film uscirà in 2.000 sale
durante il prossimo fine settimana, e Moore spera di sfruttarlo per
lanciare una campagna nazionale: «Stiamo come i francesi nel 1940,
quando i carri armati nazisti erano alle porte di Parigi. Bisogna
mobilitarsi ora. I figli alla partita di calcio li porterete l’anno
prossimo: adesso dobbiamo sospendere tutto, e attivarci per sconfiggere i
repubblicani a novembre. A salvarci non sarà il procuratore Mueller, ma
la volontà degli elettori».
Lei nel documentario dice che Trump non è piovuto dal cielo.
«La
vera ragione per cui si era candidato era che voleva essere pagato di
più dalla Nbc per il suo show. Si era arrabbiato quando aveva scoperto
che Gwen Stefani guadagnava meglio di lui, e voleva dimostrare di essere
più popolare. Poi però la risposta del pubblico lo ha sorpreso,
convincendolo a provarci sul serio».
Perché ha vinto?
«Gli
insegnanti delle scuole pubbliche americane guadagnano così poco, che
hanno bisogno dei “food stamp”, cioè la carità pubblica, per comprare da
mangiare. Così vivono milioni di persone, di cui il Partito democratico
non si è mai curato. Trump invece sì. Ha parlato a questa gente, che lo
ha scelto come ultima disperata via di salvezza».
Nel documentario si vedono immagini di Hitler che parla, ma dalla sua bocca esce la voce di Trump.
«Era
un passaggio umoristico. Trump non è Hitler, però è la faccia casuale
del nuovo autoritarismo. Il fascismo non tornerà con le svastiche o
l’olio di ricino, ma col populismo, e sarà la gente a volerlo. La
Costituzione è solo un pezzo di carta, se abbastanza persone si
convincono di stracciarla. Prima o poi accadrà un’emergenza nazionale,
che Trump e i suoi alleati useranno per iniziare a ridurre
progressivamente la democrazia».
Cosa ha sbagliato l’opposizione?
«Se
Trump è la faccia del nuovo autoritarismo, il Partito democratico è il
governo di Vichy. Non solo perché ha commesso tutti gli errori possibili
per aprire la strada a Donald, ma anche perché è stato suo complice».
Come?
«Non
ha capito che Hillary era il contrario di ciò che sarebbe servito per
rispondere alle ansie della gente, e ha soffocato la democrazia interna.
Per fare un esempio, alle primarie Sanders aveva vinto tutte le contee
della West Virginia, ma alla Convention i superdelegati la assegnarono a
Hillary. Queste cose hanno depresso il voto, come peraltro ha fatto
anche Obama, quando è venuto a Flint per negare l’emergenza dell’acqua
contaminata».
Cosa le ha detto Bannon?
«Mi ha detto: “Non
capisco come voi liberal siate riusciti a farvi fregare da noi la
rivoluzione populista. Doveva essere il vostro pane, ma per fortuna
nessuno nel Partito democratico lo ha capito. Voi liberal - ha aggiunto -
perdete sempre perché fate le battaglie a cuscinate, mentre noi
puntiamo alla ferita mortale alla testa”».
Andrà così anche alle midterm di novembre?
«Bannon
mi ha spiegato la strategia che useranno per vincere, magari
conservando anche un solo seggio di maggioranza alla Camera. Le elezioni
verranno presentate come il vero voto per la rielezione di Trump: non
il 2020, ma il 2018. Tutto si gioca a novembre. Donald andrà ovunque nel
Paese, comportandosi come se fosse candidato alla presidenza delle
contee locali. In ogni distretto convinceranno gli elettori che la sfida
non è tra il candidato repubblicano e quello democratico, ma fra Trump e
il candidato democratico».
Ce la faranno?
«Sono atterrito
dalla genialità di questa strategia, ma non credo che funzionerà. Ci
sarà uno tsunami di affluenza delle donne, anche perché hanno capito che
l’aborto diventerà illegale se Kavanaugh verrà confermato alla Corte
Suprema, e dei giovani. I liberal in America sono la maggioranza: se
andranno a votare vinceremo, e hanno capito che questa è l’ultima
occasione».