Il Sole Domenica 23.9.18
Il 24°Congresso Mondiale
Ottomila filosofi a Pechino nel segno del dialogo
di Riccardo Pozzo
II
24 congressi mondiali di filosofia che si sono succeduti dal 1900 a
oggi hanno in comune di esser stati eventi culturali di primordine. Al
1° (Parigi 1900) Bertrand Russell conosceva Giuseppe Peano che gli
consigliava di leggere Gottlob Frege, al 3° (Bologna 1906) Federigo
Enriques presentava al mondo il positivismo prima del neopositivismo, il
4° (Heidelberg 1911) affrontava il problema del valore, con Benedetto
Croce valido aiuto di Wilhelm Windelband, e il 9° (Parigi 1937) fu il
celebre Congrès Descartes, che tanto segnò la storia filosofica del
ventesimo secolo. Due altri congressi in Italia: il 5° (Napoli 1924) e
il 12° (Venezia 1958), organizzati rispettivamente da Giovanni Gentile e
Carlo Giacon. Tra i più recenti, il 19° (Mosca 1993), organizzato da
Evandro Agazzi in una città nella quale giravano i carri armati durante
la presa di potere di Boris Eltsin; il 20° (Boston 1998), il primo a
superare la soglia di tremila partecipanti; il 21° (Istanbul 2003), il
primo in Asia; il 22° (Seoul 2008), il primo in Estremo Oriente; mentre
il 23° (Atene 2013), anch’esso con più di tremila partecipanti, portava i
filosofi di tutto il mondo a calpestare, letteralmente, i siti
dell’Accademia, del Liceo e del Giardino.
Il 24° (Pechino 2018),
tenutosi dal 13 al 20 agosto nella splendida cornice del parco delle
Olimpiadi del 2008, si distingue per almeno tre motivi. Il primo, sono
gli ottomila iscritti, che lo qualificano, appunto, come la più
partecipata riunione di filosofi della storia. Il secondo, l’essersi
svolto per la prima volta nella Cina della ricerca e dell’innovazione.
Il terzo, infine, l’aver avviato il cambio di paradigma dal dialogo tra
culture alla cultura nata dialogica. «Oggi abbiamo una civiltà
dialogica», ha solennemente dichiarato Tu Weiming nella magnifica Wang
Yangming Lecture .
Learning to be human: questo il tema del
congresso. L’essere umano non è statico, è un divenire di processi
creativi. Lo sguardo dell’altro ha precedenza sullo sguardo di sé,
perché se non riconosciamo la presenza dell’altro non riconosciamo
nemmeno la nostra, ha spiegato Tu Weiming.
Per le conferenze
plenarie, il 24° congresso ha compiuto il passo irreversibile di
sostituire le definizioni disciplinari aristotelico-scolastiche con
nuove forme più inclusive radicate nelle tradizioni dell’umanesimo.
Il
congresso mondiale è soprattutto un esercizio di apertura alla
complessità filosofica, religiosa, culturale del mondo contemporaneo. Ci
si sorprende allora a costatare come i filosofi cinesi, pur presenti in
massa, siano stati tuttavia minoranza di fronte alle migliaia e
centinaia di studiosi europei, nordamericani e sudamericani, russi e
indiani, alle decine di filippini, sudafricani, coreani, thailandesi,
giapponesi, nigeriani, kazaki, e soprattutto a esponenti di comunità
filosofiche cui non siamo ancora abituati a pensare come protagonisti
del campus globale in cui avviene l’elaborazione del pensiero
contemporaneo.
Tra i più apprezzati interventi vanno segnalati
quelli delle americane Judith Butler e Sally Haslanger, dell’australiano
Peter Singer, della francese Anne Cheng, della thailandese Supakwadee
Amatayakul, del sudafricano Mogobe Ramose, del russo Andrey Smirnov, del
tedesco Julian Nida-Rümelin e del nostro Maurizio Ferraris. In una
miriade di simposi, tavole rotonde, sessioni di ogni genere, le
innovazioni legate all’intelligenza artificiale, la frammentazione del
sapere e l’accesso ai dati, per fare solo degli esempi, hanno portato a
serie riflessioni su temi quali coscienza, marginalità, solidarietà,
responsabilità, creatività, benessere, espressività nel confronto tra
tradizioni filosofiche e culturali diverse. Così abbiamo visto i primi
passi di quella cultura dialogica destinata a nutrire spiritualmente il
ventunesimo secolo e che Platone nel Timeo (23c) aveva già immaginato
come circolarità di traslazioni e traduzioni di scritture e testi.
Il
25° congresso mondiale di filosofia si svolgerà a Melbourne nell’estate
del 2023. È questa la decisione della Fédération Internationale des
Sociétés de Philosophie, alla quale fa capo l’organizzazione dei
congressi mondiali, presieduta durante il congresso da Dermot Moran. A
Pechino è stato rinnovato il direttivo della Federazione, ora presieduta
da Luca Maria Scarantino, mentre Suwanna Satha-Anand è stata nominata
segretario generale.