martedì 25 settembre 2018

il manifesto 25.9.18
Varsavia deferita alla corte di giustizia di Bruxelles
Attacco alla democrazia. La legge polacca «incompatibile con il diritto dell’Ue: nega l'indipendenza dei giudici»
di Giuseppe Sedia


VARSAVIA Bruxelles deferisce Varsavia alla Corte di giustizia dell’Unione europea. L’Ue si affida così al tribunale con sede in Lussemburgo per bloccare la riforma della Corte suprema in Polonia. La Commissione europea ritiene che la legge polacca sia «incompatibile con il diritto Ue in considerazione del fatto che mette a repentaglio l’indipendenza della giustizia e l’inamovibilità dei giudici», si legge in una nota ufficiale rilasciata nella giornata di ieri.
UNA DECISIONE che di certo non sorprende il governo della destra populista di Diritto e giustizia, PiS. A nulla sono valsi i colloqui in corso da luglio tra il premier polacco Mateusz Morawiecki e il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. Da allora il partito di Jaroslaw Kaczynski non ha fatto alcun passo indietro sul pensionamento anticipato dei membri della corte che hanno compiuto 65 anni, anzi: Varsavia ha spinto sull’acceleratore nelle ultime settimane per portare a termine l’avvicendamento dei 27 giudici ritenuti «pensionabili» per ragioni anagrafiche. A dover appendere la toga al chiodo anche la presidente della corte Malgorzata Gersdorf tutelata però dalla costituzione polacca che fissa la durata del suo incarico a sei anni. Il suo mandato sarebbe garantito fino al 2019.
Il caos amministrativo a Varsavia è accentuato anche dal fatto che alcuni dei membri della Corte suprema, finiti nel mirino del PiS, si sono avvalsi della possibilità di richiedere un prolungamento del proprio incarico, così come previsto dalla contestata riforma.
L’ULTIMA PAROLA al riguardo spetta comunque al presidente polacco e giurista di formazione Andrzej Duda. Intanto il Consiglio nazionale della magistratura, Krs, ha già individuato 40 candidati per la corte dopo un concorso pubblico organizzato in tempi da record. Ancora una volta dovrà essere Duda a pronunciarsi in merito. Le sue scelte definitive saranno quasi sicuramente ufficializzate nelle prossime settimane prima delle elezioni amministrative previste il prossimo 21 ottobre.
«Spero che la decisione della Commissione europea sia l’inizio di un ritorno alla normalità così come dovrebbe essere in un paese democratico nel Ventunesimo secolo», ha commentato il membro della corte Krzysztof Raczka in una dichiarazione riportata dalla Pap, la principale agenzia di stampa polacca. Giovedì scorso Duda ha invece finalizzato la nomina dei dieci membri di un nuovo ente disciplinare chiamato a valutare l’operato dei membri della Corte suprema. Ci sono anche 5 procuratori ritenuti dei fedelissimi del «superministro» alla giustizia Zbigniew Ziobro. Mancano ancora 6 giudici per completare le nomine ma l’ente potrà comunque prendere decisioni disciplinari con la maggioranza dei due terzi.
UNA NOTIZIA quest’ultima che non farà sicuramente piacere a Bruxelles. Negli ultimi mesi l’Ue si è trovata costretta a cambiare strategia visto che l’applicazione dell’articolo 7 del Trattato di Lisbona incontrerebbe inevitabilmente il veto dell’Ungheria di Viktor Orban, da sempre alleato diplomatico di Kaczynski nell’arena europea.