venerdì 14 settembre 2018

il manifesto 14.9.18
Budapest fa quadrato: «Vendetta meschina»
Ungheria. Per il ministro degli Esteri, il voto di Strasburgo arriva da «politici favorevoli all’immigrazione». Ma l’opposizione torna in piazza domenica nella capitale contro il regime, rispondendo all'appello di socialisti e coalizione democratica
Budapest, protesta contro le misure del governo ungherese che attaccano le ong e lo stato di diritto
di Massimo Congiu


BUDAPEST Il governo ungherese ha reagito con sdegno al voto del Parlamento europeo. Più precisamente il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha definito il medesimo «una vendetta meschina da parte dei politici favorevoli all’immigrazione». Una vendetta dovuta al fatto che Budapest, secondo il ministro, si è opposta alla politica dell’Ue in questo ambito e ha dimostrato che l’immigrazione si può fermare.
È SEMPRE IL CAPO della diplomazia di Budapest ad affermare che il governo di cui fa parte sta riflettendo sulla possibilità di presentare un ricorso dal momento che, secondo le autorità ungheresi, nel valutare il risultato del voto non si è tenuto conto delle astensioni.
Per Szijjártó tredici delle sessantanove affermazioni contenute nel rapporto della Sargentini si riferiscono a questioni già regolate con l’Ue, diciannove hanno a che fare con aspetti su cui sarebbe attualmente in corso un confronto con la Commissione europea e i punti restanti sono menzogne che offendono il Paese e ledono il suo diritto alla sovranità nazionale.
Per il resto le forze governative negano che i suoi manifesti giganti facenti parte della campagna contro George Soros siano un’incitazione all’antisemitismo e che ci siano forti limitazioni alla libertà di stampa, quelle denunciate dal rapporto e dai giornalisti ungheresi non filogovernativi.
Reazioni previste, in fondo, considerando i toni della propaganda governativa alla vigilia del voto. Essa parlava già di vendetta, di caccia alle streghe e di sopruso nei confronti di un paese che respinge ingerenze esterne e vuole solo essere padrone in casa sua. Nel suo intervento a Strasburgo Viktor Orbán ha affermato che approvare il rapporto Sargentini sarebbe equivalso a punire un intero popolo che ha sempre lottato per la sua libertà, come nel 1956 contro i carri armati sovietici, e continua a farlo.
La tesi rimane questa e l’opposizione cerca di smentirla e di aprire gli occhi all’opinione pubblica, a quanti sono sotto l’effetto continuo della propaganda governativa, onnipresente e ossessiva. Così risponde alle dichiarazioni dell’esecutivo sostenendo che il Parlamento europeo non intende punire gli ungheresi ma un sistema antidemocratico e corrotto.
CONTRO IL QUALE, in ogni caso, le stesse forze di opposizione – ed in particolare i socialisti del Mszp, la Coalizione democratica, Dk e il movimento Párbeszéd, «Dialogo» – stanno organizzando per domenica pomeriggio una grande manifestazione di protesta nella capitale.
Quanto ai Verdi non prendono una posizione netta e sostengono che non è giusto sanzionare un popolo per la politica sbagliata del suo governo. Nel momento in cui scriviamo anche Jobbik tentenna: è contrario all’accoglienza di migranti e rifugiati ma nello stesso tempo avversa l’esecutivo.
Il Paese è insomma diviso, c’è chi crede davvero in Orbán e nella sua presa di posizione verso le istituzioni europee, c’è chi apaticamente sostiene, se interpellato, che a votare contro l’Ungheria sono stati quelli che vorrebbero un’Europa piena di migranti (esattamente come recita la propaganda di governo) e c’è chi esprime soddisfazione per il voto di giovedì.
«ERA ORA CHE BRUXELLES compisse dei passi concreti contro questo sistema antidemocratico», si sente dire negli ambienti dell’opposizione politica e sociale a Orbán. Quell’opposizione che spera nell’inizio di un cambiamento grazie a questo voto e che dice «potrebbe essere una prima spallata decisa al governo attuale».
Anche gli intellettuali europeisti esprimono soddisfazione per l’accaduto vedendovi una giusta reazione da parte delle istituzioni europee, quella che aspettavano da tempo per sanzionare un regime da additare come esempio negativo a tutto il Vecchio Continente. I socialisti sono sulla stessa lunghezza d’onda ma sperano che il tutto non dia luogo a effetti negativi per la popolazione, in termini di interrotta erogazione di fondi comunitari. Questo pensiero, però, non li salva dalle accuse del governo che li considera traditori della patria dal momento che gli eurodeputati di questo partito hanno votato a favore delle sanzioni.
IRONICI, come sempre, quelli del Partito del Cane a due Code (Mkkp) i quali, sulla loro pagina Facebook, si sono complimentati col governo per i suoi nuovi due terzi brillantemente raggiunti al Parlamento europeo. Si tratta però della maggioranza che si è espressa a favore del rapporto di Judith Sargentini.