Il Fatto 27.9.18
Abusi, il dossier di Francesco che imbarazza Benedetto XVI
Santa
Sede - Presto sarà diffusa la replica a Viganò sulle coperture al
molestatore McCarrick: Bergoglio rivendica le sue punizioni e mette in
ombra gli anni di Ratzinger
Abusi, il dossier di Francesco che imbarazza Benedetto XVI
di Carlo Tecce
Un
collaboratore italiano di papa Francesco s’infervora: “Il Vaticano non
risponde con le illazioni alle illazioni di Viganò”. E neanche risparmia
il passato – le stagioni di Joseph Ratzinger e Karol Wojtyla – perché
il pontificato di Jorge Mario Bergoglio vacilla.
Con pazienza la
Segreteria di Stato draga gli archivi per replicare con carte, date e
nomi al report di Carlo Maria Viganò – pubblicato dal quotidiano la
Verità – che denuncia le omissioni vaticane e suggerisce le dimissioni
di Francesco per le presunte coperture all’ex cardinale Theodore Edgar
McCarrick, molestatore seriale e impunito per oltre vent’anni. Il
monsignore cita episodi e lettere che lordano la reputazione dei papi in
vita, di trentotto fra cardinali e vescovi, ma assolve Giovanni Paolo
II.
Francesco ha ordinato un’operazione, non soltanto mediatica,
per ripristinare la verità poiché le minuziose ricostruzioni di Viganò –
considerato un moralizzatore ai tempi di Vatileaks, un epurato da
Tarcisio Bertone – hanno stordito i fedeli, i prelati, la Chiesa
nell’incessante turbinio di scandali sessuali e di sacerdoti
delinquenti. Anche la verità, però, è scomoda.
Più fonti vicine a
Francesco confermano al Fatto diverse indiscrezioni sul contro-dossier
del Vaticano. Il 10 settembre, il consiglio dei cardinali – il
cosiddetto C9 – annuncia “chiarimenti” su McCarrick e Viganò. Quel
giorno Pietro Parolin, il segretario di Stato confida ai colleghi che la
ricerca è avviata già da un paio di settimane, cioè da subito dopo il
“comunicato” di Viganò. Il contro-dossier è composto da documenti
scovati in Curia, soprattutto nei faldoni riservati della Congregazione
per i vescovi, e fornisce riscontri circostanziati alle invettive
dell’ex nunzio. Viganò riferisce, per esempio, le sanzioni segrete (non
formali) comminate da Ratzinger – tra il 2009 e il 2010 – all’anziano
McCarrick (classe 1930), all’epoca pensionato e dunque ex arcivescovo di
Washington. Il 19 ottobre 2011, rimosso dai vertici del Governatorato,
Viganò è nominato nunzio negli Stati Uniti. Secondo gli accertamenti del
Vaticano, non esistono riscontri ufficiali che confermano le sanzioni
di Ratzinger per McCarrick con l’obbligo di ritirarsi in preghiera e non
celebrare messa tra la gente. Al contrario, tra il 6 ottobre 2011 e il
28 febbraio 2013, l’americano è in Italia tre volte e tre volte incontra
il pontefice tedesco: due le occasioni speciali, l’85esimo compleanno e
l’ultima udienza di Ratzinger. Gli album fotografici del palazzo
apostolico conservano i saluti, all’apparenza cordiali, tra Ratzinger e
l’ex arcivescovo di Washington. Per limiti anagrafici, McCarrick non ha
partecipato al conclave che ha eletto Bergoglio, però non ha smesso mai
di influenzare la Chiesa negli Stati Uniti. Tant’è che lo stesso Viganò,
rammentano con malizia in Santa Sede, è immortalato in situazioni
conviviali assieme a McCarrick. Il gioco non vale perché screditare
l’accusatore non ridimensiona le accuse: ormai neppure si ricorda che
l’ex nunzio ambiva alla berretta rossa di cardinale o a un prolungamento
del mandato negli Usa.
Il capitolo “pontificato di Benedetto
XVI”, invece, è dirimente per completare l’operazione verità. Viganò
sostiene: Francesco ha bloccato le disposizioni di Ratzinger su
McCarrick. I seguaci di Bergoglio lo ritengono falso per due motivi. 1.
Non c’è traccia scritta delle sanzioni di Ratzinger e Francesco non ne
era a conoscenza. 2. È Francesco che punisce davvero McCarrick con
l’espulsione dal collegio cardinalizio del luglio scorso e l’isolamento
perpetuo senza attendere il processo canonico. Un caso unico per la
Chiesa.
Al Vaticano, invece, risultano segnalazioni sul
molestatore seriale di Washington sin dal Duemila. Qualcuno ha saputo.
Qualcuno ha sbagliato. Oltre a menzionare un colloquio su McCarrick con
Francesco del 23 giugno 2013, Viganò riferisce di aver condiviso le
informazioni sull’americano con i cardinali William Levada e Tarcisio
Bertone, pilastri del pontificato di Benedetto XVI. Levada era prefetto
della Congregazione per la dottrina della fede, successore tra l’altro
di Ratzinger. Bertone era il potente segretario di Stato.
Il
contro-dossier sarà diffuso dal Vaticano con una relazione introduttiva
per non travolgere la già barcollante Chiesa, ma sarà utilizzato anche
per addebitare le colpe a chi davvero è colpevole. A differenza di altre
imprudenti iniziative giudiziarie, come l’assurdo processo ai libri di
Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi per Vatileaks II, stavolta papa
Francesco ha ricevuto i consigli giusti e ha deciso di non indagare
Viganò finché non saranno verificate le sue parole.