Il Fatto 24.9.18
Se dev’essere Medioevo, allora si legalizzino anche i bordelli
di Lia Celi
Simone
dice che è molto semplice e queste cose lui le sa: butta in aria il
divorzio, l’aborto è da cancellar e le unioni civili le dobbiamo
bruciar. Il Simone è Pillon, il senatore leghista che fuori sembra Diego
Della Palma e dentro, ahimé, è Simone Pillon, quello che vuole
“obbligare le donne a partorire” e, se si separano, a mantenere i figli
alla pari col padre, in un Paese in cui nelle coppie il gap economico
fra lui e lei è del 50 per cento, a favore dell’uomo, of course. C’è chi
ha parlato di ritorno al Medioevo, senonché ridurre il Medioevo
all’oppressione sessuale è come andare a Parigi e visitare solo i cessi
della Gare de Lyon. Se dev’essere Medioevo, senatore Pillon, allora
facciamo le cose per bene: vogliamo anche gli ecclesiastici (dal prete
al Papa) con moglie e figli, la legalizzazione dei bordelli e la
masturbazione consigliata dalla scuola medica salernitana come
disintossicante per mente e corpo.
Vogliamo le feste pubbliche che
duravano giorni e le corti d’amore in cui dame e poeti discettavano di
sottili questioni erotiche con ben altro spessore che nelle nostre
“poste del cuore”. Vogliamo donne potenti come Eleonora d’Aquitania e
Matilde di Canossa, autorevoli come Ildegarda di Bingen e Christine de
Pisan, sante spaccatutto come Giovanna d’Arco e Caterina da Siena. E non
mi rifaccio a Feudalesimo e Libertà, il blog brancaleonico filo-Sacro
Romano Impero, ma a una medievista cara ai conservatori, la compianta
Regine Pernoud. Età difficile e violenta, quella di mezzo, dove si
amava, si odiava e si godeva con un’intensità oggi impensabile.
Archiviare le conquiste civili non è tornare al Medioevo, e nemmeno agli
anni Cinquanta. È realizzare in Italia la Galaad del Racconto
dell’ancella di Margaret Atwood, lo stato dispotico in cui le donne
valgono solo in quanto fattrici. Senza nemmeno il contentino dell’amor
cortese.