Corriere 20.9.18
Il viaggio nelle carceri e i diritti da rispettare
di Giovanni Bianconi
Il
«viaggio nelle carceri» che i giudici costituzionali cominceranno il 4
ottobre prossimo, per stabilire un contatto diretto con le persone
recluse e gli operatori che lavorano in quelle strutture, servirà a
ribadire che «la Costituzione impone che la detenzione non sia senza
regole — rimessa esclusivamente alla discrezionalità
dell’Amministrazione penitenziaria — e che le regole, a loro volta, non
siano in contrasto con la Costituzione». Un rispetto dei diritti, oltre
che dei doveri, garantito anche a chi è finito dietro le sbarre, perché
«la Costituzione e la Corte costituzionale non conoscono muri e non si
fermano davanti alle porte del carcere». Di questo hanno parlato ieri il
presidente della Consulta, Giorgio Lattanzi, e il capo dello Stato
Sergio Mattarella (giudice costituzionale prima di salire al Quirinale),
che ha «pienamente condiviso i contenuti, lo spirito e le finalità di
questa “significativa iniziativa”» illustratagli da Lattanzi, come
informa un comunicato della Corte. Nel quale sono specificati proprio i
contenuti e lo spirito che hanno mosso la Consulta a proseguire
l’esperienza di apertura verso l’esterno dopo il «viaggio nelle scuole»
dello scorso anno, che stavolta partirà dal penitenziario romano di
Rebibbia. Ecco allora la sottolineatura, che suona di particolare
attualità, che «pur con le limitazioni connaturate alla detenzione», i
principi costituzionali e la Corte stessa «costituiscono una garanzia di
legalità per tutti i detenuti, che siano cittadini o stranieri,
immigrati regolari o irregolari». E ancora: «La Costituzione è una
“legge suprema”, uno scudo nei confronti dei poteri dello Stato, che
neppure il legislatore con le sue mutevoli maggioranze può violare».
Parole pronunciate in occasione del «viaggio nelle carceri», certo, ma
il cui significato si estende a tutte le materie e le questioni su cui
la Consulta è chiamata a pronunciarsi. Attraverso un ruolo che il
presidente ha voluto rimarcare nell’incontro con Mattarella, esprimendo
«la convinzione che sono le Carte e le Corti costituzionali, insieme con
i giudici comuni, che ci difendono dai vecchi fantasmi che hanno
ripreso ad agitarsi in Europa e a mettere in discussione le regole della
democrazia, della libertà e dell’eguaglianza, e i diritti fondamentali
che le accompagnano». Nelle carceri e fuori.