Corriere 17.9.18
Gite scolastiche: 6.511 bus irregolariautisti ubriachi, omesse revisioni,
gomme lisce, assicurazioni scadute: dai controlli della stradale
il 15 per cento dei mezzi non è sicuro
«Diffidate dei prezzi troppo bassi»
di Milena Gabanelli e Alessio Ribaudo
L’ultimo
in ordine di tempo è stato bloccato il 28 maggio a Turano Lodigiano, in
Lombardia. Alle 8 del mattino, un conducente di autobus che doveva
accompagnare a Genova una scolaresca di 80 bambini, aveva un tasso
alcolemico di 1,79 grammi per litro di sangue: era praticamente ubriaco.
Secondo il codice della Strada il tasso deve essere zero. Ad aprile, in
provincia di Chieti, gli agenti della Stradale hanno fermato, prima
della partenza, un bus con due pneumatici completamente lisci e tre
cinture di sicurezza rotte. A Torino, invece, un pullman del 1996 era
stato riverniciato, ritargato e aveva la revisione scaduta. Purtroppo,
non si tratta di tre casi isolati.
Il bilancio dei controlli
Dal
febbraio del 2016 al 31 maggio 2018 la Stradale ha controllato il 43
per cento del parco veicolare adibito a trasporto scolastico (43.061
bus) e 6.511 presentavano irregolarità (circa il 15 per cento). «Di
questi 31.023 erano stati segnalati dai presidi nell’ambito della
campagna “Gite scolastiche in sicurezza” — spiega Roberto Sgalla, a capo
di tutte le specialità di polizia — che è nata in collaborazione con il
ministero dell’Istruzione».
Ebbene, 3.226 veicoli presentavano un
ampio campionario di infrazioni: 1.948 multe sono state comminate per
pneumatici lisci, cinture di sicurezza non funzionanti, fari guasti,
estintori inefficienti e uscite di sicurezza inagibili. I verbali per
mancata revisione sono stati 93; 55 per l’assicurazione e 84 per
irregolarità nel servizio di noleggio con conducente. Gli autisti,
invece, non avevano rispettato le alternanze fra tempi di guida e riposo
985 volte e avevano superato i limiti di velocità in 739 casi. Sono
state infine ritirate 121 patenti e 158 carte di circolazione.
Il giro d’affari e il calo
Secondo
i dati dell’Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori (Anav) e
Isfort, il 96 per cento delle scuole medie e il 54 per cento delle
Superiori scelgono l’autobus per le gite, anche per mete estere (55%).
Il bacino potenziale coinvolge circa sette milioni di studenti, anche se
negli ultimi otto anni c’è stato un calo nelle partecipazioni del 13
per cento. I motivi? I timori dei genitori legati alla sicurezza, la
crisi economica e la minore disponibilità degli insegnanti di accollarsi
un eccesso di responsabilità.
Le gite e le leggi
Dal 1999,
gli istituti hanno piena autonomia e all’inizio dell’anno stabiliscono
mete e date. Per la compilazione dei bandi devono rispettare una
ragnatela di norme generali, atti negoziali delle istituzioni
scolastiche, decreti ministeriali, linee guida dell’Autorità nazionale
anticorruzione e del Miur. Per esempio, i dirigenti scolastici «devono
accertare con la massima diligenza l’assoluta affidabilità e serietà
dell’agenzia di viaggio o della ditta di autotrasporti» e la scelta di
un servizio di trasporto deve basarsi «non solo su criteri di carattere
economico ma deve tenere in primaria considerazione alcune garanzie di
sicurezza». Le gare devono rispettare poi il codice degli appalti e le
procedure cambiano a seconda degli importi. Sotto i 2mila euro, la gara
si può affidare direttamente; fra i 2mila e i 135 mila euro, ovvero
nella maggior parte dei casi, serve la «procedura negoziata
semplificata» a cui vanno invitate almeno cinque società.
«I bandi
sono spesso diversi fra loro — spiega Simona Bigli del Touring club
italiano — e le graduatorie sono stilate sommando i punteggi assegnati,
per esempio, alla categoria degli hotel o ai mezzi di trasporto. Alle
volte il prezzo ha una valutazione più alta delle altre voci».
La
gara si aggiudica con riserva, sino a quando le scuole non ricevono
tutta la trafila di documenti, fra cui quelli che attestano la
regolarità contributiva dell’impresa, e poi l’assicurazione del mezzo e
la revisione. Sulla «carta», quindi, spesso è tutto perfetto.
Le carte in regola ma in strada?
«In
strada però poi scopriamo dei “trucchetti” — racconta Luigi Altamura,
comandante dei vigili di Verona — come la reimmatricolazione per
partecipare a gare che prevedono mezzi più nuovi o autisti pensionati
non contrattualizzati, dopolavoristi, o quelli che non rispettano il
tempo di pausa obbligatorio perché non hanno accanto il secondo
guidatore facoltativo. Per questo le scuole veronesi entro 30 giorni
dalla gita, possono scriverci una mail e, mezz’ora prima della partenza,
arriva una nostra pattuglia».
Per il presidente di Anav, Giuseppe
Francesco Vinella «gli imprenditori scorretti sono pochi ma le scuole
devono comunque mettersi in allarme quando il preventivo è troppo basso
perché la maggior parte dei costi sono fissi. Spesso la differenza fra
una gita insicura e una sicura è di 5 euro a persona. Se consideriamo i
morti in incidenti, un viaggio su un bus da turismo è 40 volte più
sicuro che in auto». L’Anav lancia un appello al Miur: «Stabiliamo uno
schema d’appalto unico che metta dei paletti come l’obbligo di usare
mezzi EuroV o VI».
Il ruolo di presidi e insegnanti
Oggi il
protocollo «Gite in Sicurezza» suggerisce ai dirigenti scolastici di
segnalare alla Stradale del capoluogo di provincia, con qualche giorno
di anticipo, la data del viaggio, il tragitto, il numero di alunni e
pullman impiegati. Ma non tutti lo fanno. In più, il Miur ha diffuso un
vademecum, stilato dalla Stradale insieme all’Anav, che spiega come
riconoscere le anomalie del mezzo e invita i docenti a essere
«sentinelle» civiche segnalando, durante il viaggio, comportamenti
sbagliati dell’autista.
I docenti, però, sono sempre meno
disponibili ai viaggi. «E per forza! — tuona Pino Turi, segretario della
Uil Scuola — hanno già la responsabilità della scolaresca giorno e
notte, senza ricevere un cent in più. Se si aggiunge il ruolo di
“sentinella”, si scaricano responsabilità su una figura professionale
che non ha competenze per farlo».
Insomma, il rischio è quello di vedere tramontare i viaggi d’istruzione e, con loro, esperienze di alto valore educativo.
Le soluzioni
Come
se ne esce? Basterebbe che il Miur, anziché limitarsi al
«suggerimento», rendesse «obbligatorio» il protocollo sul controllo dei
mezzi la mattina della gita. Magari coinvolgendo pure i carabinieri e i
vigili perché, da sole, le pattuglie della Stradale non bastano. Certo,
si dirà, l’obbligo va contro l’autonomia delle scuole ma la sicurezza di
milioni di ragazzi vale ben più di una deroga.