sabato 30 giugno 2018

Repubblica 30.5.18
Il dibattito sulla legittima difesa
Una pistola e una lezione
Il numero di suicidi e omicidi aumenta in modo proporzionale alla diffusione delle armi
di Michela Marzano


Per andare oltre il burrone che pensiamo di avere davanti, basta un attimo. E in quell’attimo non avere accesso a un’arma può fare la differenza » . Luca Di Bartolomei, figlio del calciatore suicida nel 1994, ha commentato così sui social i dati del Censis — secondo cui quattro italiani su dieci sarebbero favorevoli all’introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un’arma di fuoco — facendo circolare la fotografia della Smith&Wesson 38 con cui si era ucciso Agostino, nonostante questa pistola, il padre, se la fosse procurata «per la sicurezza della famiglia».
La replica di Matteo Salvini, che considera la modifica della legge sulla legittima difesa una priorità del Governo, non ha tardato ad arrivare: «Se una persona decide di suicidarsi e non ha una pistola si butta dal quinto piano», ha dichiarato ieri mattina il Ministro a Circo Massimo su Radio Capital, aggiungendo ironicamente: «Non possiamo chiudere tutti i balconi d’Italia». Matteo Salvini ha così mostrato di provare molta poca empatia non solo nei confronti del dramma vissuto da Luca Di Bartolomei quando era ancora un bambino, ma anche verso quelle molteplici tragedie che, forse, si potrebbero evitare se in casa non girassero armi da fuoco. Sono d’altronde numerosi gli studi e le ricerche che, dati alla mano, spiegano che il numero di suicidi e omicidi aumenta in maniera proporzionale alla diffusione di armi. « La sicurezza fai da te non risponde alle paure profonde degli italiani e porterà solo più spargimento di sangue » , ha risposto lo stesso Di Bartolomei al ministro. «Qui il tema non è il suicidio di un uomo, ma la falsa sicurezza che una maggiore diffusione di armi da fuoco porterebbe». Ma come si fa a essere sensibili a questo tipo di argomenti quando persino la disperazione umana viene dileggiata?
Nell’esistenza, ci sono drammi che non si possono evitare. Ci sono persone che si suicidano pur senza essere in possesso di un’arma. Ce ne sono molte che vengono uccise da chi un’arma se la procura in modo illegale. Ma ci sono anche tante stragi che forse si sarebbero potute evitare. Sono passati poco più cinque anni dal massacro della Sandy Hook Elementary School e da allora, negli Usa, ci sono state più di 1.500 sparatorie di massa; per non parlare poi dei suicidi il cui numero è nettamente maggiore negli Stati in cui è più facile ottenere un’arma. Ignorare questi dati, o far finta di non conoscerli, rispondendo con leggerezza — ma anche con una certa dose di disprezzo — a chi ha vissuto sulla propria pelle il dramma del suicidio del padre, significa ignorare tutto di quel “ burrone” di cui parla Luca e di fronte al quale può capitare a chiunque di trovarsi nella vita — un burrone fatto di sconforto e buio, perché si immagina che non possa mai cambiare nulla e che quel dolore che si prova è senza fine, ma che talvolta può anche essere attraversato.
Suicidarsi non è quasi mai il frutto di una valutazione fredda e razionale. Certe volte basta un secondo, come scrive il figlio del calciatore, per rimettere in discussione la decisione; basta un contrattempo, una mano tesa, una parola; basta non avere subito a disposizione un’arma. Certo, se si vuole veramente morire prima o poi il modo lo si trova. Ma ha mai pensato Salvini al fatto che talvolta si può essere attraversati da un raptus — accade tante volte, chi conosce dall’interno il dramma dei suicidi lo sa bene — e che avere un’arma evita anche la difficoltà di dover cercare il modo per farla finita? Ha mai anche solo una volta immaginato cosa si può provare quando ci si arrampica su un balcone per buttarsi giù? Si è mai chiesto cosa significa andare alla ricerca di farmaci, procurarseli a fatica, metterli pian piano da parte con un susseguirsi di incertezze e di cambiamenti che possono salvare la vita? Avere un’arma carica a disposizione è pericoloso per chiunque: basta un raptus, e non c’è più nulla da fare. Si apre un cassetto, si prende la pistola, si spara. E senza avere quell’attimo talvolta necessario per fermarsi, si scivola per sempre nel burrone.