Repubblica 23.6.18
I conti pubblici
Tria gela Di Maio sul reddito “Solo interventi a costo zero”
Il Tesoro: nel 2018 niente fondi. Il leader M5S: per averlo 8 ore di lavoro gratis a settimana
di Alberto D’Argenio
BRUXELLES
Giovanni Tria frena gli entusiasmi di Luigi Di Maio: il reddito di
cittadinanza non potrà partire già nel 2018. Al termine della sua prima
due giorni europea, il ministro delle Finanze nel Lussemburgo dove ha
partecipato a Eurogruppo ed Ecofin si muove nel solco del suo
predecessore, Pier Carlo Padoan. Rispetto degli impegni europei, impegno
a ridurre il debito e negoziati sotterranei per ottenere qualche sconto
sul risanamento dei conti. Dunque stop alla voglia di spesa della sua
maggioranza. Intanto l’Italia si posiziona anche nel negoziato
continentale sulla trasformazione del meccanismo salva- stati (Esm) in
un Fondo monetario europeo e sulla creazione di un bilancio
dell’eurozona, piazzando i suoi “no” al documento franco-tedesco
negoziato dai ministri Le Maire e Scholz e battezzato da Macron e Merkel
a Meseberg.
L’altro ieri, anch’egli a Lussemburgo per il debutto
europeo con i ministri del Lavoro, Di Maio aveva annunciato che il
reddito di cittadinanza sarebbe partito già a fine anno. Chi se ne
gioverà - ha ricordato ieri il ministro - dovrà in cambio garantire otto
ore di lavoro nel proprio comune mentre lo Stato investe nella sua
riqualificazione.
Ma Tria, pur con modi garbati, durante la sua
prima conferenza stampa ha tirato il freno a mano. « Per il 2018 i
giochi sono fatti, da qui a fine anno ci muoveremo solo su interventi
strutturali che non hanno costi » . Insomma, in cassa non ci sono
risorse per realizzare la principale misura da campagna elettorale
dell’M5S, mediaticamente marginalizzato dall’attivismo di Salvini sui
migranti. D’altra parte l’Italia deve centrare una correzione dello 0,3%
per l’anno in corso, circa 5 miliardi, e Tria ieri ha ribadito che «
l’intenzione è rispettare il target». Il Tesoro – ha spiegato - sta
rifacendo tutti i calcoli, alla fine potrebbe esserci « qualche
deviazione » ma la Commissione Ue non dovrebbe punirci. Tuttavia non è
possibile spendere altri soldi per l’anno in corso. Anche perché « il
nostro vincolo sono i mercati » , che non vanno fatti innervosire.
Intanto
nelle bilaterali con i responsabili Ue Dombrovskis e Moscovici il nuovo
ministro italiano lavora a definire la correzione per il 2019, con
Bruxelles che a maggio aveva chiesto uno 0,6%, circa 10 miliardi. Tria
negozia nuova flessibilità, che però non ama chiamare in questo modo
preferendo parlare di «traiettoria» su più anni all’interno della quale
trovare dei « margini » . Insomma, anziché negoziare flessibilità anno
su anno, Tria punta a un accordo di lungo periodo in modo da dare
certezza ai mercati e poter spalmare gli interventi previsti dal
contratto di governo sulla legislatura con una cadenza da fissare nella
manovra di ottobre. A valle di questo approccio, si comprende lo stop a
Di Maio: « Con lui non sono mai entrato in questi dettagli » . Come
dire, niente fughe in avanti.
Al suo esordio, Tria ha schierato
Roma nel negoziato in vista del summit Ue della prossima settimana
affermando che Roma – come Bruxelles e diversi altri governi - è
contraria all’idea di Macron e Merkel che il nuovo Fondo monetario
europeo emetta pagelle sui conti nazionali che si sovrapporrebbero a
quelle della Commissione, limitandone i margini politici
nell’applicazione delle regole in favore del rigore. Contro il documento
di Parigi e Berlino, che ha spaccato i governi, è arrivata anche una
lettera di 12 paesi capitanati dall’Olanda contrari a un bilancio comune
della zona euro che invece piacerebbe all’Italia perché spingerebbe
crescita e riforme. Non solo sui migranti, ma anche sul rilancio della
zona euro il vertice dei leader di giovedì appare in salita.