Repubblica 19.6.18
Il rapporto 2017
Nel mondo scappa una persona su 110 L’allarme Unhcr sui rifugiati
I dati dell’agenzia Onu: 68 milioni in fuga per guerre e persecuzioni I paesi più aperti sono Turchia e Germania
di Alessandra Ziniti
Roma.
I 620.000 in fuga dal Congo e i 665.000 Rohingya scappati dal Myanmar
sono solo gli ultimi focolai di una crisi sempre più globale che fa sì
che oggi nel mondo una persona ogni 110 sia costretta ad abbandonare il
suo paese, 44.500 al giorno, una ogni due secondi.
Sono cifre da
brivido quelle che vengono fuor dal Global Trend dell’Agenzia per l’Onu
dei rifugiati: nel 2017 il numero delle persone in fuga per guerre,
violenze e persecuzioni ha superato i 68 milioni di persone, con un
aumento record che sfiora il 3 per cento solo lo scorso anno. Cifre che
fanno dire a Filippo Grandi, alto commissario Unhcr: « Siamo a uno
spartiacque, dove il successo nella gestione degli esodi forzati a
livello globale richiede un approccio nuovo e molto più complessivo per
evitare che paesi e comunità vengano lasciati soli ad affrontare tutto
questo». Da qui muove i suoi passi il nuovo Global compact sui rifugiati
che verrà proposto all’Assemblea generale dell’Onu. « Il mio appello
agli Stati membri – spiega Grandi – è di sostenerci in questo. Nessuno
diventa un rifugiato per scelta, ma noi tutti possiamo scegliere come
aiutare». Si scappa dalla povertà e dalle emergenze sanitarie e
climatiche del sud del mondo e dai teatri di guerra e si finisce, nell’
85 per cento dei casi, non in quelli del nord ma in quelli in via di
sviluppo. Ma dei 68 milioni di perone in fuga meno di un terzo sono
rifugiati, 25 milioni: 40 milioni si spostano all’interno del loro
stesso paese e 3,1 milioni sono richiedenti asilo. Una “ quota” che
presenta una particolare criticità, sia per i tempi troppo lunghi di
attesa della decisione sulle istanze (che solo nel 2017 hanno fatto
lievitare la cifra da 300.000 a oltre tre milioni) sia per il
consistente numero di minorenni. Il 53 per cento dei rifugiati sono
under 18 e di loro moltissimi sono quelli che sono fuggiti da soli o
sono stati separati dalle famiglie.
Basta seguire i flussi sul
mappamondo per rendersi conto come la tanto sbandierata “ invasione”
dell’Europa e tantomeno dell’Italia da parte dei migranti in partenza
dalle coste libiche non sia neanche ai primi posti della “classifica”. I
6,3 milioni di persone fuggite dalla Siria, i 2,6 milioni
dall’Afghanistan, i 2,4 milioni dal Sud Sudan, gli 1,2 milioni dal
Myanmar e i 986.400 dalla Somalia hanno trovato porte aperte in Turchia
(che con i suoi 3,5 milioni è il paese al mondo che ospita più
rifugiati), Pakistan, Uganda, Libano, Iran, Germania, Bangladesh e
Sudan. C’è solo la Germania, dunque, come paese europeo tra quelli che
ospita il maggior numero di rifugiati.
E anche l’analisi delle
nuove richieste di asilo presentate nel 2017 sposta il baricentro
dell’emergenza dall’Europa agli Stati Uniti, lo Stato che ha ricevuto
più istanze di protezione internazionale, oltre 331.000, di persone che
arrivano dal centro e sud America. Mentre chi fugge dall’Asia o dal sud
dell’Africa punta a rifarsi una vita in Germania che, con le sue 198.300
richieste di asilo, precede l’Italia (126.500) e la Turchia (126.100).
Ancora
molto bassa la percentuale di chi prova a tornare a casa, 667.000
rifugiati lo scorso anno, solo il tre per cento. E, tra quelli che
accettano di rientrare, la maggior parte è rappresentata proprio dai
migranti che provano ad attraversare il Mediterraneo con i barconi:
Nigeria, paesi del centro Africa, Siria, Afghanistan. Cifra che lievita a
cinque milioni se si considerano gli sfollati interni. Solo che di
luoghi dove reinsediare chi torna ce ne sono sempre di meno e chi torna –
sottolinea Unhcr – « spesso rientra sotto costrizione o in contesti
assai precari».