giovedì 7 giugno 2018

La Stampa 7.6.18
Lega e ultradestra
A Fiumicino nasce il patto nero-verde
di Maria Corbi Inviata A Fiumicino


«Quello che attende Fiumicino nelle urne domenica è un momento storico molto importante. La politica dei dinosauri ha ormai le ore contate: è stato così al governo, con Matteo Salvini ministro dell’Interno, e sarà così anche a Fiumicino». Parla William De Vecchis, senatore leghista da questa legislatura e candidato sindaco alle elezioni comunali del prossimo 10 giugno a Fiumicino. Parallelismi tra il governo del Paese e di questo centro del litorale romano che conta 80mila abitanti. Solo che una differenza c’è e non proprio piccola, non solo «cromatica»: qui l’alleanza non è giallo-verde, ma nero-verde visto che il candidato di Salvini ha stretto un patto con forze neofasciste come Forza nuova e Fiamma tricolore. Roberto Fiore, il leader di Fn dà l’appoggio a una lista civica che ha nel nome il programma e anche chiare referenze ideologiche: «Legittima difesa». E a convincere Fiore e i suoi simpatizzanti (o nostalgici) ad appoggiare De Vecchis è stato proprio il tema della legittima difesa. D’altronde le parole dell’aspirante primo cittadino sono state chiare: «La legittima difesa è un diritto che vogliamo tutelare. Ecco perché abbiamo creato una lista che porta questo nome, convinti che, in un’Italia dove troppo spesso ad avere la meglio sui rapinati sono i rapinatori, sia fondamentale restaurare un ordine. Oltre perciò a batterci nelle sedi istituzionali per garantire la difesa per ogni cittadino che venga aggredito nella propria abitazione, come amministrazione, sosterremo economicamente le vittime, e garantiremo dei corsi di “aggiornamento”, realizzati con poligoni di tiro locali, per tutti quelli che hanno un porto d’armi, perché non tutti coloro che detengono legalmente un’arma la utilizzano costantemente o si esercitano».
Con l’aiuto degli animali
Non solo «armi» nei proclami che legano le forze di estrema destra alla compagine elettorale di De Vecchis, ma la lotta all’immigrazione. Anche se il 46enne De Vecchis, forse,per ammortizzare queste dichiarazioni, insiste sulla pet therapy per curare la disabilità. E certo evocare un cagnolino che scodinzola è più rassicurante di immaginare la popolazione al poligono di tiro.
Ma De Vecchis precisa che con l’ultra destra «non c’è alcuna alleanza». «Tanto è vero che a Fiumicino la Lega sostiene la mia candidatura con Fratelli d’Italia e due liste civiche (Legittima Difesa e Passione Comune) delle quali posso senza problemi darle tutti i nominativi, uno ad uno, essendo formata da miei concittadini, il cui unico impegno è nella società civile. Non ho rapporti personali con Roberto Fiore, e se i 5 Stelle hanno formato un governo in coalizione con la Lega è proprio in ragione del fatto che non ci sono estremismi in casa nostra, ma solo proposte di buon senso e di novità».
«Lo spettro del fascismo»
Alleati in Parlamento, avversari a Fiumicino, dunque, Lega e grillini. Quando dici una «strana coppia». E certo la decisione di Salvini di allearsi con forze di estrema destra, o comunque di accettarne il deciso appoggio, solleva qualche interrogativo visto che contraddice il Salvini moderato ed ecumenico al governo. E certamente preoccupa in molti, visto che lo sponsor di questa sacra alleanza in nome della sicurezza e del diritto alle armi, oltre che della lotta all’immigrazione, non è solo un leader politico, ma il ministro dell’Interno. Ma De Vecchis difende la sua scelta e il suo leader: «Al braccio di Matteo Salvini ho visto solo maniche di camicia arrotolate per il gran lavoro che lo aspetta e che sta già facendo. Tutta la campagna elettorale delle ultime politiche si è incentrata sullo spettro del fascismo, siamo nel 2018 ed è ora che a sinistra se ne facciano una ragione e si concentri sulle cose da fare e non sul passato».
Nel programma della coalizione di destra (anche se De Vecchis insiste a definirla di centro-destra) c’è anche Alitalia, un tema caro al neo senatore non solo per ragioni logistiche evidenti, visto che nel territorio domina l’aeroporto, ma anche per la sua vecchia vita da dipendente della compagnia di bandiera. E adesso dice: «Vogliamo Alitalia pienamente funzionante». Meno chiaro sul «come fare». Ma questa è un’altra storia, ancora tutta da raccontare.