La Stampa 22.6.18
Cene e lussi
Sara Netanyahu incriminata per frode
di Giordano Stabile
Sara
Netanyahu viene incriminata per frode e si stringe l’assedio dei
magistrati attorno al premier Benjamin Netanyahu, al centro a sua volta
di tre inchieste giudiziarie. La moglie del primo ministro dovrà
rispondere anche di abuso di potere per le «spese pazze» sostenute nella
residenza ufficiale a Gerusalemme, costate ai contribuenti 350 mila
shekel, pari a 80 mila euro. La First Lady avrebbe sfruttato la sua
posizione per concedersi lussi di ogni tipo negli anni tra il 2010 e il
2013. L’accusa principale è quella di aver ordinato pasti in ristoranti
gourmet nonostante avesse già a disposizione un cuoco e fosse proibito
dal regolamento.
Assieme a Sarah Netanyahu è finito nei guai anche
Ezra Saidoff, ex vice direttore generale dell’ufficio del premier,
sospettato anche di aver falsificato fatture. A nulla son valsi i
tentativi di trovare una soluzione extragiudiziale, Sarah Netanyahu si
sarebbe infatti rifiutata di restituire le spese e di ammettere gli
addebiti. Questa posizione si è rivelata alla fine un grave errore ma
gli avvocati della First Lady israeliana ribattono che le accuse sono
«bizzarre e infondate». I magistrati però imputano a Sara Netanyahu e
Saidoff di aver nascosto la presenza del cuoco, fatto passare per un
addetto alle manutenzioni con un falso amministrativo che avrebbe
coinvolto anche il capo dello staff, Meni Naftali.
Tutti nomi
ormai noti al pubblico israeliano. L’incriminazione è un colpo al
premier, al centro di altre inchieste che lo accusano di aver offerto
favori pubblici a un tycoon dell’informazione in cambio di articoli
«amichevoli» e di una gestione opaca del contratto d’acquisto di
sottomarini dalla Germania. Gli affondi giudiziari complicano la corsa
del premier alle elezioni, previste per l’anno prossimo, ma prima
Netanyahu vuole raggiungere un altro successo internazionale con l’aiuto
del presidente americano Donald Trump.
Dopo aver incassato il
trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, aver contribuito
al ritiro della Casa Bianca dall’accordo nucleare con l’Iran, Netanyahu
si prepara all’annuncio del piano di pace americano, «l’accordo del
secolo» di Trump. Gli inviati Jared Kushner e Jason Greenblatt sono
impegnati in un tour de force diplomatico, con tappe ad Amman, Riad, Il
Cairo. Lo stesso Netnayahu ha incontrato Re Abdullah di Giordania per
convincerlo a dire sì. Il consenso del sovrano hashemita è decisivo e
Trump lo ha invitato a Washington lunedì, per un ultimo pressing, anche
perché è scontato il no dei palestinesi.