La Stampa 19.6.18
Vantaggi e rischi della filosofia dell’emergenza
di Marcello Sorgi
Crea
indignazione, ma raccoglie anche molti consensi, la campagna permanente
di Salvini. La scorsa settimana l’arrembaggio nel mare in tempesta
dell’immigrazione, ieri l’uscita sul censimento dei rom, tra l’altro
illegale perché sancirebbe una discriminazione razziale nei confronti di
una comunità in parte apolide e avente diritto d’asilo. Il leader
leghista e neo-ministro dell’Interno ha capito che governare l’Italia è
soprattutto far fronte alle emergenze, e alle volte crearle, piuttosto
che realizzare programmi destinati a restare chiusi nei cassetti dei
ministeri.
Non avrebbe potuto dispiegare in modo così perentorio
il suo diktat sui «porti chiusi», senza l’emergenza della nave Aquarius.
Ed anche se l’ipotesi del censimento dei rom si rivelerà impraticabile,
o sarà sepolta, come ieri s’è visto fin da subito, da una valanga di
reazioni contrarie, potrà sempre dire che se non è per oggi sarà per
domani, quando il territorio nazionale, promette, sarà definitivamente
restituito ai cittadini italiani.
Salvini può comportarsi così per
due ragioni. Prima, perché anche le sue proposte più inammissibili
incontrano consenso. Lo dicono i sondaggi che, dopo avergli attribuito
una quota crescente degli elettori ex-Forza Italia, lo pongono in
prospettiva davanti al Movimento 5 stelle. E seconda, perché anche il
suo maggior alleato, il capo politico pentastellato Di Maio, condivide
pienamente - salvo la presa di distanza di ieri sui rom - questa linea
d’azione e vorrebbe fare lo stesso. Sulla sua scrivania di ministro
dello Sviluppo economico e del lavoro sono approdati i dossier delle
maggiori crisi aperte, a cominciare dall’Ilva. Ma Di Maio ha preferito
partire dalla mediaticamente più visibile categoria dei precari
«riders».
In fondo, anche questa coalizione è figlia
dell’emergenza della «non vittoria» dei due partner di governo. Fino a
settembre, quando i conti della manovra e i vincoli della legge di
stabilità cominceranno a farsi sentire seriamente, i dioscuri Salvini e
Di Maio potranno continuare a scegliere i terreni per la loro
propaganda, rispetto alla necessità di trovare soluzioni per i problemi
del Paese. Ma presto arriverà il richiamo della realtà. E sarà più
brusco di quanto si aspettano.