internazionale 8.6.18
L’opinione
Il punto di vista dell’Economist
Intuizioni da rivalutare
Le idee di Marx sulle contraddizioni del capitalismo sono ancora utili, scrive il settimanale liberale britannico
“Un
buon sottotitolo per una biografia di Karl Marx potrebbe essere
‘analisi di un fallimento’. Marx sosteneva che lo scopo della filosofia
non è solo capire il mondo ma migliorarlo. Eppure, la sua filosofia il
mondo lo ha per lo più peggiorato: il 40 per cento degli esseri umani
vissuti per buona parte del novecento sotto regimi marxisti è stata
vittima di carestie, gulag e dittature. Tuttavia, nonostante tutte le
sue sviste, Marx rimane una figura monumentale”, scrive l’Economist in
un commento uscito in occasione del bicentenario della nascita del
filosofo. “La principale ragione per cui Marx continua a suscitare
interesse è che le sue idee sono più pertinenti oggi di quanto lo siano
state negli ultimi decenni. L’ideologia dominante dopo la guerra, che ha
trasferito parte del potere dal capitale alla forza lavoro e ha
prodotto una grande crescita degli standard di vita, sta svanendo. La
globalizzazione e l’emergere di un’economia virtuale stanno producendo
una variante di capitalismo che, una volta di più, appare fuori
controllo. Il ritorno del potere dalla forza lavoro al capitale sta
cominciando a produrre una reazione popolare, spesso populista. Non
stupisce che il libro di economia di maggior successo degli ultimi anni,
Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty, ricordi nel titolo il più
importante libro di Marx e le sue preoccupazioni per le
disuguaglianze”. “Marx”, continua il settimanale britannico, “sosteneva
che il capitalismo è sostanzialmente un sistema di ricerca della
rendita: invece di creare ricchezza dal nulla, come vorrebbero credere, i
capitalisti espropriano le ricchezze altrui. Marx si sbagliava a
proposito del capitalismo allo stato grezzo: i grandi imprenditori in
realtà accumulano fortune inventando nuovi prodotti o nuovi modi di
organizzazione della produzione. Ma aveva ragione a proposito del
capitalismo nella sua forma burocratica. Molti dirigenti di aziende oggi
sono burocrati invece che creatori di ricchezza, pronti a usare formule
ed espedienti di comodo per far crescere i loro stipendi”. Secondo
Marx, inoltre, “il capitalismo è per sua natura un sistema globale.
Questo è vero oggi come in epoca vittoriana. I due più evidenti sviluppi
degli ultimi trent’anni sono il progressivo smantellamento delle
barriere alla libera circolazione dei fattori di produzione – beni,
capitali e per certi versi persone – e l’ascesa dei paesi in via di
sviluppo. Le aziende globali ormai si spostano dove è più conveniente.
Amministratori delegati senza confini si muovono da un paese all’altro
in cerca di maggiore efficienza. Il Forum economico mondiale a Davos, in
Svizzera, potrebbe tranquillamente avere come titolo ‘Marx aveva
ragione’”. Il filosofo tedesco era anche convinto “che il capitalismo
tendesse al monopolio, poiché i capitalisti di successo mettono fuori
mercato i loro rivali più deboli prima di ottenere delle rendite di
monopolio. Anche questa sembra una descrizione ragionevole del sistema
del commercio modellato dalla globalizzazione e da internet. Le più
grandi aziende mondiali non solo diventano ancora più grandi in termini
assoluti, ma riducono anche moltissime aziende più piccole a mere
appendici. I giganti della tecnologia esercitano un dominio sul mercato
che non si vedeva dai tempi dei robber barons (i baroni rapinatori, come
erano chiamati gli imprenditori senza scrupoli della fine
dell’ottocento negli Stati Uniti). Face book e Google assorbono i due
terzi delle entrate pubblicitarie degli Stati Uniti. Amazon controlla
più del 40 per cento del mercato statunitense degli acquisti online. In
alcuni paesi Google gestisce più del 90 per cento delle ricerche web.
Non solo il medium è il messaggio: la piattaforma è il mercato”. “Agli
occhi di Marx”, continua l’Economist, “il capitalismo attirava un
esercito di lavoratori precari che vagavano da un lavoro all’altro.
Durante il lungo periodo del boom postbellico quest’immagine sembrava
insensata. I lavoratori di tutto il mondo, almeno di quello ricco,
avevano posti di lavoro sicuri, case e beni in abbondanza. Anche in
questo campo, tuttavia, di recente le idee di Marx sono tornate di
grande attualità. La gig economy, l’economia dei lavoretti, sta
accumulando una riserva di lavoratori atomizzati che aspettano di essere
convocati da caposquadra elettronici per consegnare pasti alle persone,
pulire le loro case o fargli da autisti. oggi il proletariato di Marx
rinasce come precariato. Detto questo, la riabilitazione del filosofo
tedesco non deve spingersi troppo oltre. Gli errori di Marx sono stati
di gran lunga superiori alle sue intuizioni. Il più grande fallimento di
Marx è la sua sottovalutazione dell’efficacia delle riforme, della
possibilità di risolvere i problemi del capitalismo con la discussione
razionale e il compromesso. Nei paesi avanzati, dopo la morte di Marx si
è discusso più di riforme che di rivoluzioni. Politici illuminati hanno
ampliato i diritti, permettendo alla classe operaia di avere un peso
nel sistema”. “La grande questione”, conclude il settimanale liberista
britannico, “è capire se oggi questi risultati possono essere ottenuti
di nuovo. L’opposizione al capitalismo sta crescendo, anche se in forma
di rabbia populista più che di solidarietà proletaria. Finora i
riformatori liberali non sono stati all’altezza dei loro predecessori
nella capacità di analizzare la crisi e di proporre soluzioni.
Dovrebbero usare il duecentesimo anniversario della nascita di Marx per
riprendere familiarità con lui: non solo per comprendere i difetti che
ha brillantemente rilevato nel sistema, ma per ricordarsi del disastro
che li attende se non li affronteranno”.