lunedì 11 giugno 2018

internazionale 8.6.18
L’opinione
Il punto di vista dell’Economist
Intuizioni da rivalutare
Le idee di Marx sulle contraddizioni del capitalismo sono ancora utili, scrive il settimanale liberale britannico


“Un buon sottotitolo per una biografia di Karl Marx potrebbe essere ‘analisi di un fallimento’. Marx sosteneva che lo scopo della filosofia non è solo capire il mondo ma migliorarlo. Eppure, la sua filosofia il mondo lo ha per lo più peggiorato: il 40 per cento degli esseri umani vissuti per buona parte del novecento sotto regimi marxisti è stata vittima di carestie, gulag e dittature. Tuttavia, nonostante tutte le sue sviste, Marx rimane una figura monumentale”, scrive l’Economist in un commento uscito in occasione del bicentenario della nascita del filosofo. “La principale ragione per cui Marx continua a suscitare interesse è che le sue idee sono più pertinenti oggi di quanto lo siano state negli ultimi decenni. L’ideologia dominante dopo la guerra, che ha trasferito parte del potere dal capitale alla forza lavoro e ha prodotto una grande crescita degli standard di vita, sta svanendo. La globalizzazione e l’emergere di un’economia virtuale stanno producendo una variante di capitalismo che, una volta di più, appare fuori controllo. Il ritorno del potere dalla forza lavoro al capitale sta cominciando a produrre una reazione popolare, spesso populista. Non stupisce che il libro di economia di maggior successo degli ultimi anni, Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty, ricordi nel titolo il più importante libro di Marx e le sue preoccupazioni per le disuguaglianze”. “Marx”, continua il settimanale britannico, “sosteneva che il capitalismo è sostanzialmente un sistema di ricerca della rendita: invece di creare ricchezza dal nulla, come vorrebbero credere, i capitalisti espropriano le ricchezze altrui. Marx si sbagliava a proposito del capitalismo allo stato grezzo: i grandi imprenditori in realtà accumulano fortune inventando nuovi prodotti o nuovi modi di organizzazione della produzione. Ma aveva ragione a proposito del capitalismo nella sua forma burocratica. Molti dirigenti di aziende oggi sono burocrati invece che creatori di ricchezza, pronti a usare formule ed espedienti di comodo per far crescere i loro stipendi”. Secondo Marx, inoltre, “il capitalismo è per sua natura un sistema globale. Questo è vero oggi come in epoca vittoriana. I due più evidenti sviluppi degli ultimi trent’anni sono il progressivo smantellamento delle barriere alla libera circolazione dei fattori di produzione – beni, capitali e per certi versi persone – e l’ascesa dei paesi in via di sviluppo. Le aziende globali ormai si spostano dove è più conveniente. Amministratori delegati senza confini si muovono da un paese all’altro in cerca di maggiore efficienza. Il Forum economico mondiale a Davos, in Svizzera, potrebbe tranquillamente avere come titolo ‘Marx aveva ragione’”. Il filosofo tedesco era anche convinto “che il capitalismo tendesse al monopolio, poiché i capitalisti di successo mettono fuori mercato i loro rivali più deboli prima di ottenere delle rendite di monopolio. Anche questa sembra una descrizione ragionevole del sistema del commercio modellato dalla globalizzazione e da internet. Le più grandi aziende mondiali non solo diventano ancora più grandi in termini assoluti, ma riducono anche moltissime aziende più piccole a mere appendici. I giganti della tecnologia esercitano un dominio sul mercato che non si vedeva dai tempi dei robber barons (i baroni rapinatori, come erano chiamati gli imprenditori senza scrupoli della fine dell’ottocento negli Stati Uniti). Face book e Google assorbono i due terzi delle entrate pubblicitarie degli Stati Uniti. Amazon controlla più del 40 per cento del mercato statunitense degli acquisti online. In alcuni paesi Google gestisce più del 90 per cento delle ricerche web. Non solo il medium è il messaggio: la piattaforma è il mercato”. “Agli occhi di Marx”, continua l’Economist, “il capitalismo attirava un esercito di lavoratori precari che vagavano da un lavoro all’altro. Durante il lungo periodo del boom postbellico quest’immagine sembrava insensata. I lavoratori di tutto il mondo, almeno di quello ricco, avevano posti di lavoro sicuri, case e beni in abbondanza. Anche in questo campo, tuttavia, di recente le idee di Marx sono tornate di grande attualità. La gig economy, l’economia dei lavoretti, sta accumulando una riserva di lavoratori atomizzati che aspettano di essere convocati da caposquadra elettronici per consegnare pasti alle persone, pulire le loro case o fargli da autisti. oggi il proletariato di Marx rinasce come precariato. Detto questo, la riabilitazione del filosofo tedesco non deve spingersi troppo oltre. Gli errori di Marx sono stati di gran lunga superiori alle sue intuizioni. Il più grande fallimento di Marx è la sua sottovalutazione dell’efficacia delle riforme, della possibilità di risolvere i problemi del capitalismo con la discussione razionale e il compromesso. Nei paesi avanzati, dopo la morte di Marx si è discusso più di riforme che di rivoluzioni. Politici illuminati hanno ampliato i diritti, permettendo alla classe operaia di avere un peso nel sistema”. “La grande questione”, conclude il settimanale liberista britannico, “è capire se oggi questi risultati possono essere ottenuti di nuovo. L’opposizione al capitalismo sta crescendo, anche se in forma di rabbia populista più che di solidarietà proletaria. Finora i riformatori liberali non sono stati all’altezza dei loro predecessori nella capacità di analizzare la crisi e di proporre soluzioni. Dovrebbero usare il duecentesimo anniversario della nascita di Marx per riprendere familiarità con lui: non solo per comprendere i difetti che ha brillantemente rilevato nel sistema, ma per ricordarsi del disastro che li attende se non li affronteranno”.